DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Il sogno del cardinale Parole sante, ragionevoli e laiche di Bagnasco: ma c’è il caso Bonino. Giuliano Ferrara

Ha detto ieri il cardinale Angelo Bagnasco, presidente dei vescovi italiani: “Vorrei che questa stagione contribuisse a far sorgere una generazione nuova di italiani e di cattolici che, pur nel travaglio della cultura odierna e attrezzandosi a stare sensatamente dentro ad essa, sentono la cosa pubblica come importante e alta, in quanto capace di segnare il destino di tutti, e per essa sono disposti a dare il meglio dei loro pensieri, dei loro progetti, dei loro giorni. Italiani e credenti che avvertono la responsabilità davanti a Dio come decisiva per l’agire politico”. E ha aggiunto: “Ecco, vorremmo che i valori che costituiscono il fondamento della civiltà – la vita umana comunque si presenti e ovunque palpiti, la famiglia formata da un uomo e una donna e fondata sul matrimonio, la responsabilità educativa, la solidarietà verso gli altri, in particolare i più deboli, il lavoro come possibilità di realizzazione personale, la comunità come destino buono che accomuna gli uomini e li avvicina alla meta – formassero anche il presupposto razionale di ogni ulteriore impresa, e perciò fossero da costoro ritenuti irrinunciabili sia nella fase della programmazione sia in quella della verifica.

Non a caso la vicenda sociale è oggi, a giudizio della chiesa,
radicalmente antropologica (cfr Caritas in Veritate, n. 15)”. Infine: “Ciascuno è chiamato a respingere le intimidazioni del secolarismo, le spinte cioè all’interpretazione più privatistica del fatto religioso, quasi si trattasse di una debolezza dell’intelligenza e un cedimento all’irrazionalità. C’è tutta una cultura pubblica che, convalidata dall’apparato pubblicitario e in un gioco di rimandi ossessivi, punta all’estraneazione, alla sottovalutazione, quando non all’irrisione del fenomeno religioso…”.
Parole sante, militanti, ragionevoli e laiche, ma c’è il caso Bonino. Dal punto di vista libertario e radicale, quella candidatura è un colpaccio, l’occupazione di una piazzaforte decisiva, dirimpetto al Papa. Dal punto di vista cattolico dovrebbe essere una “intimidazione del secolarismo, da respingere”, il segno maggiore di una “cultura pubblica” che nega lo spazio vitale alla religione e la cancellazione dell’intera antropologia moderna elaborata da Wojtyla e Ratzinger. La prolusione del presidente della Cei è ineccepibile. Resta inevaso il problema di come agire e reagire.

Giuliano Ferrara