DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Il vescovo che salvò gli ebrei

DI E LIO G UERRIERO
I
n opportuna contemporaneità con la visita di Benedetto XVI alla sinagoga di Roma e con la giornata del dialogo tra ebrei e cristiani, giunge in libreria il libro di Giuseppe Perri, Il caso Lichtner. Gli ebrei stranieri, il fascismo e la guerra. I Lichtner erano una famiglia di ebrei viennesi, costituita da Gustav, nato nel 1888, da Friederike ( Frieda) Katz, nata nel 1894 e dai loro due figli Hans e Robert.
Gustav aveva partecipato alla prima guerra mondiale nella quale era stato gravemente ferito, perdendo un occhio. Militante socialdemocratico, sposò Frieda Katz che aveva ricevuto un’ottima formazione linguistica e musicale. Dopo la guerra la sorella di Frieda, Dely, emigrò a Roma dove sposò un italiano di nome Solaro. Ebbe anche un certo successo come pianista per
cui poté collaborare con la radio italiana. La circostanza è importante perché spiega la decisione di Frieda e della sua famiglia di trasferirsi in Italia dopo l’Anschlüss dell’Austria alla Germania. All’epoca l’Italia si presentava come una meta
double- face.
Da una parte il nostro paese presentava una legislazione sorprendentemente accogliente verso gli stranieri, dall’altra l’anno dell’Anschlüss coincise con la pubblicazione delle leggi razziali che introducevano pesanti limiti all’ingresso e soggiorno degli ebrei in Italia. Probabilmente su suggerimento di Dely, Frieda si stabilì a Pescara dove all’epoca il prefetto era Renzo Chierici, ferrarese, concittadino e amico di Italo Balbo. Come il suo potente concittadino e protettore, Chierici era di sentimenti più nazionalisti che antisemiti. Questo spiega la prima di molteplici « sviste » provvidenziali. La lettera con la quale il prefetto presentava alla direzione generale di pubblica l’istanza della signora Frieda per ottenere il permesso di insegnare lingue in una scuola privata italiana definisce i Lichtner « di razza ariana » . La notizia è sorprendente e si può solo attribuire alla volontà di Chierici di proteggere la famiglia in questione. La scuola presso la quale la signora Katz intendeva insegnare era il collegio Aterno dei padri resurrezionisti istituito a Pescara dal vescovo Venturi. Fa così il suo ingresso sulla scena Giuseppe Venturi, arcivescovo di Chieti, che battezzò personalmente ( su loro richiesta, secondo una prassi diffusa tra i profughi ebrei del tempo nel tentativo di sfuggire all’espulsione) i due ragazzi, cresimò la signora Frieda e si segnalò come fermo protettore della famiglia austriaca. Il successore di Chierici, infatti, non ebbe bisogno di grandi ricerche per rendersi conto che i Lichtner in realtà erano ebrei. Di conseguenza egli li denunciò e avviò la pratica per il rimpatrio in Germania. Facendo intervenire abilmente dei politici amici e il nunzio Borgoncini Duca, Venturi riuscì a dilazionare l’espatrio fino a dopo la caduta di Mussolini nel luglio del 1943 sostenuto tra l’altro dalle lungaggini della burocrazia fascista e dalle dispute tra il ministero degli interni e quello degli esteri.
Nell’agosto del 1943 con l’invasione dei tedeschi e la costituzione della repubblica sociale, la famiglia fu costretta a trasferirsi a Penne come internata. Gli ultimi mesi dell’occupazione tedesca furono i più difficili per i Lichtner che ancora una volta poterono salvarsi per il sostegno dell’arcivescovo.
Successivamente essi si trasferirono in Brasile dove tuttora vive il fratello maggiore Hans, mentre il più giovane Robert vive in Israele. Il documentato volume di Giuseppe Perri, storico e professore di filosofia alla Scuola Europea di Bruxelles, si presta a due considerazioni di carattere generale. Quando si parla di fascismo non ci si può esimere dal considerare le diverse correnti politiche presenti nel partito e nel governo di Mussolini Nella fattispecie furono alcuni seguaci di Balbo e alcuni fiancheggiatori cattolici del fascismo a permettere il differimento delle misure di espatrio e a sottrarre i Lichtner al campo di concentramento. Altro elemento di rilievo è la figura del vescovo Venturi. Veneto, inviato al Sud nel programma di rinnovamento dell’episcopato meridionale voluto da Pio XI, si segnalò per la personalità schietta e coraggiosa. Difese gli ebrei, non solo i Lichtner e non solo i battezzati, intervenne a favore di alcuni gruppi di partigiani, più in generale riuscì a imporsi come protettore della città. Non era un vescovo antifascista Venturi, avvertiva, però, il compito di proteggere la città, riuscendo, con l’aiuto della segreteria di stato e sull’esempio di Pio XII, a far dichiarare Chieti « città aperta » . Egli si colloca nella serie dei prelati che, come i cardinali Boetto di Genova e Dalla Costa di Firenze, come i vescovi Rodolfi di Vicenza e Palatucci di Campagna, svolsero il loro ministero episcopale nella discrezione mirando più all’efficacia che alla profezia e alla denuncia.

Giuseppe Perri

IL CASO LICHTNER

Gli ebrei stranieri, il fascismo e la guerra

Jaca Book. Pagine 272. Euro 24,00

gine sull’inizio della «vita nova» carica di atte­se, dopo l’iscrizione a giurisprudenza in Cat­tolica, sotto la guida di Gemelli o di Olgiati (di cui disse: «i mistici stan bene in convento»). Il programma di Federico è questo:«I miei poe­ti, il mio studio religioso, la mia giurispruden­za ». Poi arriva la guerra e il senso del dovere si avvita all’affidamento a Dio. Presto si trova sul fronte russo con don Gnocchi («il primo ami­co degno veramente di questo nome»). Rien­tra in Italia, da prigioniero diventa il numero 6183 che lo accompagnerà per il resto dei suoi giorni «alla mercé dei tedeschi».

Luciano Zani

RESISTENZA A OLTRANZA

Storia e diario di Federico Ferrari internato militare italiano in Germania

Mondadori Università. Pagine 212. Euro 16,00

storia

Il caso della famiglia italo-austriaca dei Lichtner, aiutati a sfuggire ai nazisti dal presule di Chieti, che fu «città aperta»





A sinistra, monsignor Giuseppe Venturi, vescovo di Chieti negli anni ’40. Sotto, Frieda Lichtner con i figli






Il prigioniero di guerra Federico Ferrari