DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Inculturazione del Vangelo e sincretismo religioso. Di Julien Ries

Julien Ries è nato nella Lorena belga nel 1920.

Sacerdote della diocesi di Namur, ha studiato teologia, filologia e storia orientale a Lovanio.

Dal 1968 insegna Storia delle Religioni all’Università Cattolica di Nuova Lovanio.

Collabora a varie riviste, è Direttore del Centro di Storia delle Religioni e autore di varie e importanti ricerche sul Sacro e le religioni.

Ries: Il Meeting ‘92 ha scelto come tema il quinto centenario della scoperta del Nuovo Mondo. I nostri due seminari si situano in questa linea generale del Meeting e sono consacrati a due aspetti dell’incontro del Vangelo con la cultura. Nel contesto delle discussioni, talvolta molto polemiche, a proposito dell’evangelizzazione degli Indiani sud-americani e meso-americani, il primo seminario affronterà la questione molto moderna dell’inculturazione del Vangelo: incontro delle culture e rispetto delle culture. Ma allora si sfuggirà al sincretismo? Il secondo seminario continuerà questa riflessione a partire da un sincretismo che ci minaccia oggi: il movimento New Age, nuova gnosi e tentazione per l’uomo d’oggi alla ricerca di un nuovo sacro.

I. La cultura e le culture

1. La cultura - Nel corso del XV secolo, Nicola Cusano, Marsilio Ficino, Pico della Mirandola hanno messo in evidenza l’uomo: da qui la parola chiave di humanitas che ha dato impulso a un vasto movimento letterario, artistico, religioso e sociale: l’umanesimo. La parola cultura fu impiegata per designare tutto ciò che riguarda lo sviluppo dell’uomo e dell’umano. E’ questa la grande opera del Rinascimento italiano.

Nel suo discorso all’Unesco il 2 giugno 1980, Papa Giovanni Paolo II ha spiegato che la cultura è il luogo della spiritualizzazione e dell’umanizzazione della natura, come pure il passaggio obbligato della coscienza per ogni essere umano che cerchi di affermare la propria identità. In quest’ottica, noi possiamo dire che l’uomo da più di un milione di anni ha affermato la sua identità facendo il taglio bifronte agli utensili e operando una scelta dei materiali. Egli ha mostrato la sua coscienza d’uomo. Questo homo erectus, nostro antenato, fu inventore della cultura.

La cultura è l’insieme delle attività e delle esperienze attraverso le quali l’uomo affina e sviluppa le molteplici capacità del suo spirito e del suo corpo al fine di sottomettere l’universo grazie alla sua conoscenza e al suo lavoro.

La cultura è anche l’immenso capitale simbolico che l’uomo, gli uomini e i popoli hanno creato nel corso della storia e che costituisce l’eredità e il patrimonio dei popoli.

La cultura è infine una dinamica umana, sociale e familiare: motore di sviluppo, agente di progresso e di umanizzazione di tutta la famiglia umana.

Ecco tre aspetti della cultura:

— Attività dell’uomo sapiens nella conquista dell’universo.

— Capitale, patrimonio, eredità dell’umanità.

— Dinamica di umanizzazione dell’uomo, del gruppo, di tutta l’umanità.

2. La diversità delle culture - Ogni cultura è una creazione di uomini. Essa è generata a partire da idee ma, nella sua materialità e nelle sue forme e espressioni simboliche, porta l’impronta del tempo e del luogo: idee religiose, concezione dell’uomo e della donna; concezione della famiglia e del gruppo sociale; ambiente naturale. Tutti questi influssi lasciano le loro impronte sull’emergenza e sullo sviluppo delle culture. Si spiegano così sia la diversità e la ricchezza delle culture che il conflitto delle culture.

Come visione totale della vita, ogni cultura si erige in un sistema che l’individuo acquisisce per apprendimento e per educazione. La parola apprendimento è essenziale poiché l’essere umano è nato senza cultura. L’apprendimento è dipendente da una eredità creata dalle generazioni anteriori e che si trasmette. Si tratta sempre di un progetto collettivo incompiuto ma che crea ed impone dei modelli.

Ci sono altrettante culture quanti gruppi e società umane. La cultura è dunque plurale. All’interno di un gruppo sociale ci sono diversi livelli e diversi orientamenti di una stessa cultura; da qui le tensioni e gli scontri. E’ questo ciò che si chiama conflitto di culture, ieri e oggi. Pensate a ciò che succede in Europa attualmente, soprattutto nell’ex-Jugoslavia: noi assistiamo a un formidabile conflitto di culture.

3. L’esperienza culturale dell’uomo - Ogni essere umano è segnato dall’impronta di una cultura o di diverse culture. Dalla sua nascita, l’essere umano è sottomesso a dei modelli che interiorizza del tutto o in parte. Questo fenomeno, chiamato enculturation dagli antropologi, è un’assimilazione, un indottrinamento. Questo processo impressiona i comportamenti e le credenze. Mette in movimento tutto un universo simbolico. Al momento attuale, i mass-media giocano un ruolo importante poiché manipolano le idee, i segni e i simboli al punto di imporre progressivamente un insieme di reazioni, di gesti e di simboli, in breve di creare un linguaggio culturale. Quest’ultimo si impone facilmente, anche in modo incosciente. Per molte persone, la cultura crea dei modelli che reggono la loro vita quotidiana. Ciò nonostante questa concezione di vita non è una realtà immobile, poiché, portata da degli umani, ogni cultura è viva e soggetta a delle trasformazioni.

L’esperienza culturale di una persona o di un gruppo è suscettibile a modificarsi. Qui si situa l’acculturazione, vale a dire l’incontro di due culture. Ciò porterà delle influenze reciproche, dei prestiti di modelli, dei cambiamenti anche nei modelli originali di ogni cultura. Per le sue mostre, le sue tavole rotonde, le diverse manifestazioni, il Meeting vi permetterà di capire come, nel corso di cinque secoli, i contatti delle culture europee con le culture latino-americane hanno portato una quantità di cambiamenti nelle diverse culture in rapporto le une con le altre: cambiamenti in Europa, cambiamenti nei paesi dell’America del Sud.

4. Cultura e acculturazione - La parola acculturazione "indica i fenomeni che si producono allorché dei gruppi di individui vengono in contatto continuo e i cambiamenti che ne seguono nei modelli culturali di uno o di due gruppi" (R. Redfield).

Questo fenomeno ha luogo nelle migrazioni e nelle deportazioni di popolazione, nei conflitti culturali, nei fenomeni moderni di industrializzazione e di urbanizzazione. L’acculturazione può essere l’effetto di un imperialismo culturale. E’ il caso del nazismo e del comunismo.

Bisogna sapere che con l’avvento dei mass-media l’acculturazione si produce senza che ci sia contatto tra i gruppi. Come in Europa, negli Stati Uniti e in Giappone. L’influenza dei mass-media spinge verso l’avvento di una unica cultura mondiale.

L’acculturazione può portare all’assimilazione totale di un gruppo culturale a un altro, a cancellare un’eredità culturale, a far sparire un patrimonio. Sono dei fenomeni di deculturazione che diventano frequenti nella nostra modernità e che non mancano di provocare dei conflitti. In effetti, il fenomeno di acculturazione ha sovente un carattere aggressivo nei confronti della cultura dominata. Bisogna dire che l’Occidente, gli Stati Uniti e il Giappone hanno rigettato l’idea di una colonizzazione territoriale, ma chiudono gli occhi sulla dominazione culturale. Si può anche parlare di una volontà di supremazia culturale al servizio della quale lavorano degli enormi capitali finanziari e tecnici. E’ un fenomeno di culturalismo: si ha la tendenza ad assolutizzare i fattori culturali a dispetto dell’uomo, della sua libertà, della sua fede religiosa.

II. Il Vangelo e le culture

1. La questione del modello culturale - Non ci sono culture perfette. Influenzati dal nostro eurocentrismo, che si è sviluppato in modo cosciente e incosciente dopo gli umanisti e il Rinascimento, noi abbiamo forgiato il concetto di cultura classica. La sua base è costituita dall’antichità classica greco-romana. Questo concetto si è sviluppato in seguito nel quadro dell’illuminismo o filosofia dei lumi; si è arricchito a modo suo dell’apporto ideologico dei secoli XVIII e XIX e si è affermato come modello ideale della cultura. Questo modello ideale ha conosciuto allora l’esportazione. Essa era già cominciata con la scoperta dell’America e si è impiantata solidamente con il colonialismo del XIX secolo. Questa concezione classica è diventata ostacolo al prendere in considerazione altre culture. Gli europei avevano coscienza di essere arriviti a una cultura perfetta. Questa coscienza ha fortemente influenzato tutto il movimento laicista che pretendeva di purificare la cultura europea da ciò che restava dei legami cristiani: di qui la lotta dei detentori dell’ideologia laica nel XIX e XX secolo. Ma questa coscienza ha anche influenzato il movimento missionario della Chiesa che ebbe un forte impulso all’epoca del colonialismo. Coscienti di essere portatori di un modello perfetto di cultura, certi missionari non prendevano le distanze indispensabili tra la cultura europea e il Vangelo. Il modello culturale europeo segnava con la sua impronta l’evangelizzazione.

Non esistono culture perfette poiché ogni cultura è un progetto incompiuto. Seguendo S. Paolo che ha compreso chiaramente il problema della distinzione tra vangelo e le culture giudea, greca, latina, dei missionari come Matteo Ricci in Cina, Roberto di Nobili in India nel XVII secolo e Padre Lebbe in Cina nel XX secolo hanno realizzato una vera e propria inculturazione del vangelo. Essi hanno compreso che il vangelo di Cristo è fatto per incontrare senza sosta delle esperienze culturali diverse e nuove.

2. L’evangelizzazione delle culture - Nella sua Esortazione Apostolica Evangelii nuntiandi (1975) il Papa Paolo VI dice che "la rottura tra Vangelo e cultura è senza dubbio il dramma della nostra epoca, come lo fu anche di altre epoche" (n. 20). Attualmente, la coscienza culturale della Chiesa diviene sempre più intensa. Essa segna della sua impronta l’enciclica Redemptoris missio di Giovanni Paolo II.

La Chiesa è esperta in umanità e tutta la sua storia è segnata da una missione civilizzatrice. Basta gettare uno sguardo sui primi secoli cristiani con il cambiamento di una società colpita dal fenomeno della schiavitù in una società di uomini liberi o sull’opera civilizzatrice compiuta tra le popolazioni venute da oltre il Reno nel V secolo. Durante la maggior parte della sua storia, la Chiesa è stata la sola produttrice di grande cultura. Ciò che chiamiamo cristianità è il risultato dell’incontro storico tra il Vangelo e le popolazioni dell’Europa evangelizzate dalla Chiesa. Al momento della scoperta del Nuovo Mondo, la Chiesa entrava in un immenso ambito nel quale essa ha riprodotto la sua esperienza precedente: portare il Vangelo e realizzare una nuova opera civilizzatrice in una vasta area geografica.

In questa fine di secolo, la Chiesa porta il suo sguardo sulle culture. Inviata a tutti i popoli della terra, essa sa di non essere legata in modo esclusivo ad alcuna nazione, ad alcun costume e per questo è pronta ad entrare in dialogo con tutte le culture. Essa è capace di parlare il linguaggio concreto di queste culture allo scopo di rinnovare le persone, di elevare l’etica di queste culture, di svilupparne il lato luminoso, di promuoverne i valori spirituali. Si tratta di rispettare l’autonomia delle culture, pur adottando un’attitudine critica nei confronti di tutto ciò che è disumanizzante. Il 29 novembre 1986 Papa Giovanni Paolo II si rivolgeva agli aborigeni d’Australia con queste parole: "La vostra cultura, che testimonia del genio e della dignità duraturi della vostra razza, non deve scomparire. Non crediate che i vostri doni valgano così poco che voi non dobbiate preoccuparvi di preservarli. Divideteli fra voi e trasmetteteli ai vostri figli. I vosti canti, i vostri racconti, le vostre pitture, le vostre danze, le vostre lingue non devono mai perdersi". (Documentazione Catholique, 1987, n. 1932, p. 61).

Si tratta di ascoltare la cultura, di ben afferrarne l’identità e di seguire il cambiamento socio-culturale che il Vangelo introdurrà. A questo scopo la Chiesa veglia sulla traduzione del Vangelo nella lingua del popolo che incontra, sull’utilizzo dei suoi segni e dei suoi simboli, sul raggiungimento della sua vita concreta.

3. L’inculturazione del Vangelo - Acculturazione è un concetto antropologico. Il termine inculturazione è un concetto teologico nuovo, che Papa Giovanni Paolo II ha utilizzato nell’Encliclica Slavorum apostoli pubblicata nel 1985 in occasione dell’XI centenario della missione di Cirillo e Metodio. Eccone il testo: "Nell’opera di evangelizzazione che essi intrapresero da pionieri nei territori abitati dai popoli slavi, si trova anche un modello di ciò che oggi si chiama inculturazione: l’incarnazione del vangelo nelle culture autoctone e nello stesso tempo l’introduzione di queste culture nella vita della Chiesa" (n. 21). Nell’Enciclica Redemptoris missio (7 dicembre 1990) Giovanni Paolo II precisa maggiormente l’inculturazione: "Un’intima trasformazione di autentici valori culturali attraverso la loro integrazione nel cristianesimo e il radicamento del cristianesimo nelle diverse culture .... Con l’inculturazione, la Chiesa incarna il Vangelo nelle diverse culture e, nello stesso tempo, essa introduce i popoli con le loro culture nella propria comunità" (n. 52).

L’inculturazione è un concetto-chiave attorno al quale si articola l’evangelizzazione. Si tratta del "Vangelo vivente vissuto dalla Chiesa in una cultura vivente" (Amalorpavadass).

Si tratta di presentare il messaggio evangelico e i suoi valori nelle forme e nei tempi propri di ogni cultura. A partire da questa semina si crea un nuovo sviluppo culturale. E’ un modo nuovo di vedere la realtà dell’evangelizzazione. Questa visione si appoggia su dei fondamenti teologici messi in evidenza dal Concilio Vaticano II a partire dalla parabola del seminatore (Marco 4, 26-29). Il ruolo del popolo che riceve il Vangelo è primordiale, poiché il suo incontro col Vangelo porta a una risposta creatrice. Il ruolo principale spetta al Vangelo e non a una metodologia missionaria.

Il primo fondamento è cristologico, poiché l’inculturazione ha le sue radici nel mistero pasquale e nel mistero della Pentecoste. Noi siamo nella logica dell’Incarnazione del Verbo di Dio: Gesù Cristo è Unico mediatore e salvatore; è presente attraverso il mistero dell’incarnazione redentrice. Inviato dal Padre, con il Padre invia lo Spirito Santo sull’umanità.

Il secondo fondamento è la Chiesa. Essa osa affermare il suo legame con tutte le culture. Inoltre, raggiungendo ogni popolo e ogni cultura alla ricerca di Dio, essa propone a tutta l’umanità il cammino messianico della salvezza di Gesù Cristo (Romani 11, 33.35).

Il terzo fondamento si situa nel contesto della salvezza degli uomini che si realizza nella sua storia: si tratta della visione messianica della salvezza. Questa salvezza nella storia esige la presenza di una Chiesa che si attacchi a ogni uomo e a ogni popolo e che manifesti un grande rispetto per l’esperienza umana come è vissuta in ogni cultura. Tutte le chiese particolari devono ritrovare il dinamismo delle origini cristiane e soprattutto il senso pieno dell’avvenimento della Pentecoste.

4. Alcuni orientamenti pratici - La Chiesa ha già una lunga esperienza di evangelizzazione delle culture. Noi abbiamo citato l’Impero Romano e gli invasori germanici. Tra i grandi maestri citiamo S. Agostino, Matteo Ricci in Cina, Roberto de Nobili in India e Bartolomeo de Las Casas in America Latina, un colono diventato prete, vescovo e che ha condotto per mezzo secolo una lotta per la difesa degli Indios.

Evangelizzare la cultura significa distinguere in ogni ambiente culturale ciò che è conforme al Vangelo e ciò che contraddice il Vangelo. Noi sappiamo che all’arrivo degli Europei in America esistevano pratiche incompatibili come quella dei sacrifici umani. Bisognava estirparle. In casi simili si tratta di operare una conversione della coscienza collettiva.

Un altro aspetto pratico è la sfida moderna della cultura di massa e l’impatto dei media sull’uomo d’oggi. I media condizionano gli spiriti e le coscienze. Si tratta di una posta altissima sulle culture attuali e, di conseguenza, ci troviamo alla presenza di un nuovo areopago che interpella i cristiani.

La modernità stessa è da considerare come cultura da evangelizzare. Noi vi troviamo i fenomeni dell’urbanizzazione e dell’industrializzazione come le megalopoli tentacolari. Ma vi troviamo anche diverse ideologie che hanno tessuto la trama della modernità e che hanno fornito gli elementi socio-culturali base delle nostre società secolarizzate. Questo areopago si volge al Vangelo come facevano al suo tempo i saggi dell’areopago di Atene. L’uomo moderno secolarizzato stima che la sua saggezza sia incompatibile con il messaggio di Cristo.

III. Sincretismo religioso e inculturazione del Vangelo

Plutarco ha già utilizzato la parola sunkretismos, ma era per designare il fronte unito dei Cretesi contro un nemico comune. Alla fine del XIX secolo, sincretismo ha preso un senso peggiorativo: "mistura religiosa". Il problema che ci interessa è nello stesso tempo storico e dottrinale. La storia della Chiesa in America Latina mostra che l’opera di evangelizzazione ha lasciato dietro di sé diversi sincretismi religiosi ancora molto vivi al momento attuale. Degli elementi di antiche religioni amerindie sono entrati nel culto cristiano ed anche nella formulazione delle credenze cristiane e non finiscono di porre interrogativi alla Chiesa. Questi fatti ci portano a riflettere sul problema dell’inculturazione del Vangelo. Si tratta di discernere nelle culture tra ciò che è conforme al Vangelo e ciò che è da rigettare. Ciò porta a porre una domanda: l’inculturazione del Vangelo non va incontro a un grave pericolo, cioè alla formazione del sincretismo?

1. Il sincretismo religioso - Il sincretismo religioso è un processo di mescolanza, di amalgama, di fusione. Si fa sulla base di una scelta di elementi dottrinali, di simboli o riti presi alle diverse religioni al fine di creare un accordo tra i fedeli di queste religioni e arrivare a una unificazione religiosa.

Di fatto, la selezione così operata conduce a una vera reinterpretazione e rischia di arrivare a delle composizioni ibride derivanti dalla combinazione di elementi ripresi alle diverse religioni.

Ogni sincretismo si spiega in un contesto socio-religioso ben determinato. La storia delle religioni ce ne mostra diverse forme. Cito qualche esempio: il sincretismo operato in Cina nel corso della prima missione buddista, dove i missionari buddisti operarono un amalgama con le dottrine e le pratiche del taoismo; il sincretismo greco-egiziano all’epoca tolemaica con il fenomeno dell’interpretazione greca delle divinità egiziane; il sincretismo delle religioni misteriche nel mondo ellenistico; lo gnosticismo in cui i maestri combinavano delle dottrine giudee e pagane con la dottrina cristiana interpretata con l’aiuto della filosofia dualista; il manicheismo che si presentava come la vera dottrina di Gesù, ma che la infarciva di miti orientali dualisti al fine di farne la sola religione del futuro.

All’epoca coloniale e postcoloniale, dei sincretismi si sono formati in Africa e in Asia: il Caodaisme in Vietnam, il Tong-hak in Corea, delle nuove religioni in Giappone, dei culti afro-americani, delle chiese indipendenti in Africa. Un modello recente di sincretismo è stato creato da Moon, il fondatore nel 1951 dell’Associazione per l’unificazione del cristianesimo mondiale. La Chiesa di Moon è un sincretismo messianico fondato su di una pretesa rivelazione. Moon ha fuso certe dottrine cristiane con le filosofie orientali.

2. La formazione del sincretismo religioso - Il sincretismo deriva abitualmente dall’incontro in uno stesso tempo e in uno stesso luogo di due culture o di due religioni che pretendono mantenere la loro azione e la loro influenza. Certi sincretismi sono creati da dei fondatori che stabiliscono un progetto religioso: è il caso di Mani nel III secolo; è il caso attuale di Moon. Qui noi ci fermiamo al primo caso, cioè all’incontro di due universi culturali e religiosi. Lo storico italiano delle religioni, Lanternari, ha analizzato i processi di sincretismo africani formatisi sotto l’influenza e la pressione della colonizzazione e dell’evangelizzazione. Egli vede tre motivazioni:

1. Far rivivere la tradizione religiosa antica confusa dall’arrivo della cultura e della religione venuta dallo straniero.

2. Rinnovarsi al fine di scappare alla crisi generata dal colonialismo europeo che ha provocato il fallimento dell’antico sistema religioso tradizionale, riprendendo solamente alcuni aspetti dell’antica tradizione, il che permette di salvarla in parte.

3. Impossessarsi del potere della cultura cristiana per lottare contro essa e contro il colonialismo(1).

Tale interpretazione del processo sincretista di fonte alla colonizzazione europea può essere applicato validamente ai sincretismo latino-americani.

3. Inculturazione, sincretismo, assimilazione - Noi poniamo la questione del sincretismo nel quadro dell’inculturazione del Vangelo. Gli uomini ai quali il Vangelo è presentato si trovano di fronte dei nuovi valori culturali e religiosi che esercitano su di loro una certa seduzione. Due sono gli atteggiamenti possibili.

Il primo atteggiamento è il rifiuto di abbandonare i propri valori culturali pur accettando certi valori della tradizione straniera che si presenta. In questo caso, si assiste a un tentativo di mescolanza dei valori e un sincretismo è in via di formazione.

Il secondo atteggiamento è l’accettazione dei nuovi valori: ciò implica da parte di questa popolazione un’assimilazione dei nuovi valori. Se questi nuovi valori, in questo caso il Vangelo, sono accettati senza essere alterati o deviati, si ha l’inculturazione. Finché il messaggio evangelico non è trasformato o deformato, non c’è sincretismo.

Come procedere nell’inculturazione per evitare il sincretismo? Questa domanda è molto importante e merita una serie di risposte.

Noi partiamo dal Vangelo che consideriamo come messaggio rivelato. Questo messaggio è stato rivelato da Gesù di Nazareth a degli uomini e a un popolo che avevano la loro lingua, i loro concetti religiosi e la loro cultura. Gli apostoli scelti da Gesù hanno trasmesso questo messaggio e l’hanno reso comprensibile ai loro contemporanei. L’apostolo Paolo lo ha reso comprensibile agli uomini del mondo ellenico greco-romano. Scrupoloso di conservare la purezza del messaggio, Paolo era nello stesso tempo preoccupato per la comprensione di questo messaggio da parte dei suoi ascoltatori. Bisognava utilizzare un vocabolario e delle espressioni in uso nel mondo ellenistico. I Padri della Chiesa hanno proceduto nello stesso modo: essi si servivano dei termini e dei concetti religiosi familiari ai loro ascoltatori per far comprendere il messaggio evangelico. Il primo stadio dell’inculturazione del vangelo è l’utilizzazione del linguaggio degli ascoltatori.

Un secondo stadio è quello dei valori della tradizione religiosa e culturale alla quale si indirizza il Vangelo che deve raggiungere l’uomo nel suo contesto socio-culturale. In passato, numerosi missionari vedevano di cattivo occhio le tradizioni e le religioni pagane e non facevano distinzione tra i diversi elementi di queste tradizioni. Ora, ci sono dei riti e dei concetti che non sono per nulla in opposizione con il Vangelo, ma che fanno parte della cultura di un popolo. E’ a questo livello che si situa l’inculturazione nella sua doppia operazione: discernimento critico e assimilazione della cultura incontrata che, sotto l’influsso del messaggio evangelico, conoscerà una mutazione di valori etici, simbolici e spirituali.

Il Vangelo salverà, purificherà e porterà a compimento una serie di elementi che fanno parte del patrimonio del popolo incontrato.

Nel discernimento che si impone intervengono la conoscenza e il riconoscimento dell’homo religiosus alla ricerca del sacro e che, nella sua vita, mette in movimento un insieme di miti, di simboli e di riti. Con l’homo religiosus noi affrontiamo un’altra strada che non è quella teologica, cioè la strada dell’antropologia del sacro. Si tratta di una strada che si situa tra la teologia e la storia delle religioni. Essa si dedica all’homo religiosus, un personaggio storico e tran-storico che deve avere tutta la nostra attenzione.

Conclusione - Il nostro seminario è una introduzione al Meeting 92 consacrato al quinto centenario della scoperta dell’America. Noi abbiamo affrontato uno dei grandi problemi della Chiesa: l’inculturazione del messaggio evangelico. Il seminario ci aiuta a riflettere sul modello realizzato dalla Chiesa tra gli Indios delle regioni che noi da allora chiamiamo latino-americane. Questa riflessione su dei dati storici si situa anche a livello degli attuali problemi della Chiesa nel mondo attuale. Affrontato dal Concilio Vaticano II nei grandi testi Lumen gentium, Nostra aetate e Ad gentes, il problema dell’inculturazione del Vangelo è oggetto delle esortazioni apostoliche di Paolo VI Evangelii nuntiandi (1975) e delle enclicliche Slavorum apostoli (1985) e Redemptoris missio (1990) di Papa Giovanni Paolo II.

E’ una delle grandi preoccupazioni della Chiesa impegnata con la sua missione in un mondo in piena mutazione e particolarmente segnato dall’incontro e dallo scontro delle culture in Europa, in Asia, in Africa, in America e in Oceania.

Questo problema ci riguarda direttamente nel quotidiano, poiché la nostra vita e la nostra missione si svolgono nelle nostre società moderne. Invitati al dialogo con le religioni non cristiane e le culture, noi dobbiamo aver ben afferrato il senso dell’inculturazione del Vangelo al fine di rifiutare ogni sincretismo religioso.

NOTE

(1) Archivi di sociologia delle religioni - 19, 1965, p. 104.