Ieri in Egitto sicari musulmani hanno assassinato in un agguato sei cristiani copti all’uscita da una chiesa. E’ avvenuto in occasione del Natale dei copti, una delle più antiche e originarie comunità cristiane di tutto il mondo arabo. I cristiani sono stati uccisi da un commando islamico armato che ha aperto il fuoco contro un gruppo di fedeli che aveva appena partecipato alle celebrazioni della festività copta. Mentre Gamal Mubarak, figlio del presidente Hosni e suo erede designato, partecipava al Cairo alla messa celebrata da Shenuda III, il Papa dei cristiani copti egiziani, nel villaggio di Nagaa Hammadi avveniva la strage.
Il sanguinoso episodio di violenza è avvenuto nella provincia di Qana, seicento chilometri a sud del Cairo, in una regione abitata da una cospicua comunità copta. Fonti locali hanno riferito che, dopo l’attentato, nella cittadina è stato imposto il coprifuoco e sono state schierate numerose forze di polizia. Nel frattempo migliaia di cristiani hanno marciato salmodiando slogan come “Lunga vita alla croce” e “No alla persecuzione”. Secondo una nota del governo egiziano, “l’incidente è collegato al rapimento e allo stupro di una bambina musulmana della zona”, che sarebbe stato compiuto da un giovane cristiano. Ma i copti replicano che si tratta invece del brutale culmine di una lunga e violenta campagna d’odio e persecuzione contro le chiese e i fedeli da parte dei gruppi islamisti. L’episodio è infatti il più grave nella scia di scontri intra-confessionali iniziati in Egitto dagli anni Novanta, segnato dalle più note stragi di turisti.
La comunità cristiana si era riunita per celebrare la messa di mezzanotte, in occasione del Natale copto che cade il 7 gennaio. Gli assalitori hanno aperto il fuoco in modo indiscriminato sulla folla, abbattendo sei civili e un poliziotto. Il vescovo Kirollos, della diocesi di Nag Hamadi, conferma che le vittime sono “sei fedeli e una guardia addetta alla sicurezza”. Il religioso aveva lasciato la chiesa qualche minuto prima dell’arrivo del commando armato. Nelle scorse settimane il vescovo aveva ricevuto minacce di morte da parte di gruppi musulmani. Gruppi di musulmani lo avevano avvertito: “Non vi permetteremo di celebrare le feste”. La polizia ha invitato il vescovo Kirollos a restare al sicuro nella propria abitazione, nel timore di nuove violenze. L’uccisione dei sei copti marca il già barbarico clima di persecuzione contro i cristiani. In Egitto, con l’avallo della più antica e illustre università islamica sunnita di al Azhar, è stato appena pubblicato il “Rapporto scientifico” di Muhammad Imarah, membro del comitato scientifico di al Azhar, in cui si accusa la cristianità di essere “una religione politeista”. Lo scorso ottobre studenti di fede musulmana avevano lanciato pietre contro chiese e case dei copti cristiani per vendicare l’arresto di quattro musulmani accusati di aver ucciso un cristiano.
A maggio quattro egiziani, tutti copti, sono stati uccisi davanti a una gioielleria appartenente a un copto in un quartiere popolare del Cairo. “Sono andati oltre la Trinità e la moltiplicazione degli dei, hanno raggiunto l’idolatria, in cui Gesù prende il posto del Padre”, scrive Imarah sui cristiani, che accusa di “takfir”, apostasia. Il takfir è l’accusa di “tradimento della fede”, apostasia e sedizione di cui sono stati accusati Anwar al Sadat e migliaia di altre vittime musulmane in Algeria e in Egitto. Nei mesi scorsi si sono registrati anche casi di rapimenti di ragazze copte per convertirle all’islam. Una delle vicende più note è quella di Nermeen Mitry. Era stata rapita nel villaggio di el Mahalla da un musulmano con la complicità della zia. Un centinaio di islamici, armati di spade e di bastoni, hanno attaccato i cinque membri della famiglia della ragazza e hanno lasciato il villaggio soltanto dopo che i copti erano stati costretti a riconciliarsi con l’autore del rapimento. “Per ogni colpo che ci davano, cantavano ‘c’è un solo Allah’. Ci tiravano fuori dall’automobile dicendoci ‘uscite! seguaci della religione del cane!’”. Due cristiani sono stati poi uccisi a Hagaza, sulle rive del Nilo, mentre tornavano dalla chiesa. Ieri il vescovo Kirollos ha lanciato un allarme spaventoso: “E’ in corso una guerra religiosa per far fuori i cristiani in Egitto”.
I copti sono la principale minoranza religiosa che vive nel paese e rappresentano il 15 per cento della popolazione su un totale di 80 milioni di abitanti circa. Negli ultimi trent’anni la stima dei fedeli rimasti uccisi o feriti in attacchi si aggira attorno alle quattromila vittime. Uno dei casi più gravi avvenne nel 1997 con la mattanza, attribuita ai terroristi islamici della Jamaa Islamiya (lo stesso gruppo che firmò il massacro di sessanta turisti a Luxor), che insaguinò una chiesa della provincia di Al Minya. Un anno fa il sindacato dei medici egiziani aveva persino stabilito che trapianti tra persone di “diverso credo o nazionalità”, leggi cristiani, vanno proibiti e i trasgressori puniti. La decisione fu sostenuta da alcuni imam radicali che bollarono come “impuro” il sangue cristiano.
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