Ho letto sulla cosiddetta grande stampa le osservazioni di Mons. Crociata sulle omelie dei sacerdoti italiani (“poltiglia insulsa”, quasi una “pietanza immangiabile” o, comunque, ben “poco nutriente”) e gli ho scritto questa lettera Eccellenza Reverendissima,
ho letto su vari giornali (e in Internet, a cui è dato un rilievo spropositato) il suo giudizio sulle omelie dei sacerdoti italiani. Questo il succo riportato dai media: «Le prediche delle messe domenicali si trasformano troppo spesso in “una poltiglia insulsa, quasi una pietanza immangiabile o, comunque, ben poco nutriente” per i fedeli: è il giudizio espresso dal segretario generale della Cei, mons. Mariano Crociata, intervenuto a Roma al XIV convegno liturgico per seminaristi. Parti del suo intervento sono state riprese oggi dall’Osservatore Romano». Non ho avuto il bene per colpa delle poste, presumo, di leggere l’articolo integrale, ma mi pare che quanto riportato tra virgolette come da Lei affermato sia, a mio avviso, preoccupante.
Sono prete da 36 anni, e sono entrato in Seminario non certamente per le prediche dei vari sacerdoti, che – lo ammetto – erano spesso noiose e sostanzialmente inutili. E non sarò qui a difendere quanto ogni volta viene detto nelle varie omelie. E credo che in questo anno sacerdotale un impegno più serio per rendere la nostra predicazione più capace di comunicare il mistero del Dio fatto uomo sarebbe un bel modo di celebrarlo degnamente. Ho appena messo sul sito che curo (CulturaCattolica.it), e che è oramai di riferimento a migliaia di docenti di religione cattolica per l’impegno preciso e puntuale di Nicola Incampo (sulle questioni giuridiche), una nota sui foglietti della Messa pubblicati dalla San Paolo che certo non è tenera, e un articolo del Presidente di Scienza e Vita di Grosseto che addirittura accusa di arianesimo certe omelie domenicali.
Non credo però opportuno che questi giudizi – “poltiglia insulsa”, quasi una “pietanza immangiabile” o, comunque, ben “poco nutriente” – aiutino, se letti sulla grande stampa, a fare chiarezza e a cambiare la situazione. Come sempre chi lavora onestamente e seriamente è giudicato con cattiveria, e i cattivi maestri continueranno ad andare avanti. Penso francamente che sia meglio indicare esempi positivi, veri, di autentica predicazione: quanti sacerdoti attraverso l’omelia – ma certo anche e soprattutto attraverso quel magistero che è la vita, la condivisione, la consapevolezza che una fede deve diventare cultura… – sono educatori e guide, riferimento per generazioni di giovani e creatori di un popolo cristiano fiero di essere Chiesa!
Eccellenza, scusi la mia foga, ma è per amore alla Chiesa (che cerco di testimoniare anche attraverso il bellissimo ed impegnativo compito di Insegnante di Religione Cattolica) che Le ho scritto. E sono però anche consapevole che tale modo di “predicare” ha tanti maestri, nei seminari e – a volte – anche con la connivenza di chi dovrebbe intervenire e guidare e correggere. Forse non basta scandalizzarsi degli effetti…
Certo, mi deve anche scusare se il riferimento è a quanto riferito dalla “grande” (si fa proprio per dire) stampa: la sostanza delle Sue parole emerge meglio da quanto pubblicato sul sito della Radio Vaticana, che però viene indicato come pubblicato pochissime ore fa (rispetto a quando scrivo). Ho un solo desiderio, che i cristiani riprendano con fierezza la consapevolezza di essere parte di quella Chiesa Cattolica che è rifulsa con vivido splendore nella figura di Giovanni Paolo II, che mi entusiasma nel magistero di Benedetto XVI (e che anche ritrovo nella vita degli ultimi pontefici, che – come Pio XII – hanno amato con totale intensità e passione la Sposa di Cristo).
In fede e con devozione
Don Gabriele Mangiarotti
Fonte: CulturaCattolica.it