DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

«Metà studenti da bocciare in italiano» L’Invalsi: nei temi della maturità errori di ortografia e periodi senza senso

ROMA — Alla fine del percorso scolastico, dopo 13 anni di lezioni ed esercitazioni, la prova scritta di italiano rappresenta un problema per la metà degli studenti. Errori di ortografia, uso inappropriato della punteggiatura, periodi senza senso: sono sbagli che ricorrono con preoccupante frequenza negli elaborati della maturità 2007, sottoposti al vaglio dell’accademia della Crusca e dell’Invalsi (l’Istituto per la valutazione). La prova di italiano, la più importante nella tradizione scolastica, alla quale viene attribuito un significato culturale fondamentale, non gode di ottima salute. La sua cartella clinica è la spia di difficoltà che riguardano la capacità di organizzare gli argomenti, di padroneggiare la sintassi. Dalla correzione dei temi da parte dei commissari della maturità tutto questo però non appare. Un velo di comprensione e buonismo riduce a una quota minima la percentuale delle prove insufficienti. «Ho qui un tema della maturità 2007 — dice la professoressa Elena Ugolini, dell’Invalsi— è pieno di errori gravissimi di ortografia come "dopo guerra" o "degl’anni", di errori di punteggiatura, dell’organizzazione logica della frase che evidenziano un livello linguistico di terza elementare. Mi domando che cosa è stato insegnato a questo ragazzo in 13 anni di scuola». «Non si tratta di povertà di pensiero—continua —, ma di non possesso di strumenti essenziali: un ragazzo così che futuro può avere.

La scuola si deve interrogare». Le difficoltà dei nostri diciottenni sono venute alla luce con un’indagine condotta dall’Accademia della Crusca e dall’Istituto di valutazione su 6.000 prove scritte di italiano della maturità 2007. Gli elaborati già valutati dai membri interni sono stati sottoposti ad altre due correzioni. Una «libera », affidata a dei professori che si sono attenuti a criteri soggettivi, l’altra basata su criteri guida elaborati dall’Accademia della Crusca al fine di accertare la padronanza della lingua italiana. Ed ecco il risultato. I commissari hanno assegnato un punteggio basso, cioè meno di 10 (per ciascuna delle tre prove scritte il punteggio va da 1 a 15, ndr) al 20 per cento dei ragazzi. Per i correttori «liberi» invece i temi insufficienti erano il 52 per cento. Ancora più severo il giudizio dei correttori che hanno misurato la padronanza linguistica degli studenti con i criteri indicati dalla Crusca: bocciato il 58 per cento dei temi. Per gli esaminatori ufficiali il 25 per cento dei temi meritava un punteggio alto, da 13 a 15. Per i correttori liberi e quelli che hanno utilizzato i criteri della Crusca i temi ben scritti erano rispettivamente il 12 e il 14 per cento. La prima cosa che salta agli occhi è la differenza tra il primo giudizio, quello ufficiale, e le due successive valutazioni, in qualche modo coincidenti. Alla maturità un po’ più di oggettività nei punteggi non farebbe male. Ma il dato più preoccupante che l’indagine Crusca- Invalsi fa emergere è quello della padronanza della lingua e delle capacità espressive acquisite al termine di un intero ciclo di istruzione.

Giulio Benedetti
Corriere della Sera 20 gennaio 2010