DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Non capisci cosa dice tuo figlio? Sfoglia il Dizionario dei giovani

di ALESSANDRO GNOCCHI
Davvero capite tutto quello che vi dicono i vostri figli? Ad esempio, se il giovane di ritorno da una nottata un po' vivace asserisce di essersi «fatto una pasta» con gli amici, è il caso di preoccuparsi o no? Può darsi infatti che il vostro ragazzo non abbia cucinato una bella carbonara di mezzanotte ma abbia piuttosto preso un acido (anzi, tecnicamente se lo sarà "calato"). Il gergo è da sempre uno dei campi più interessanti e battuti della linguistica. Memorabili, in Italia, i lavori di Piero Camporesi. Nel "Libro dei vagabondi" (Einaudi, 1973), lo studioso ha raccolto un'ampia antologia di testi scritti in "furbesco", cioè il gergo dei vagabondi pitocchi e imbroglioni che popolavano i mercati delle nostre città nel Quindicesimo secolo. Una lingua chiusa, destinata a essere compresa da pochi. Ancora utile, per venire a giorni più vicini ai nostri, il "Dizionario storico dei gerghi italiani. Dal Quattrocento ad oggi" (Mondadori, 1991) di Ernesto Ferrero, inevitabilmente incompleto visto l'enorme arco di tempo preso in esame. Riparte il sito Internet

Il gergo giovanile è un capitolo a parte, poiché è una bestia in continuo divenire, quasi inafferrabile. In passato molti hanno cercato di farne una fotografia attendibile. Negli ultimi anni sono usciti "Il linguaggio giovanile degli anni Novanta" (Laterza, 1992) di Emanuele Banfi e Alberto Sobrero; "Peso vero sclero" di Gian Ruggero Manzoni (il Saggiatore, 1997); "Dizionario della lingua parlata dei giovani italiani 1982-1992" di Edgar Radtke (Dlpg, 1998). Opere divertenti e informate ma destinate a essere subito superate da una realtà in veloce trasformazione. Per orientarsi, l'università di Padova, sotto la guida di Michele Cortelazzo, ha creato un dizionario on line in costante crescita e aggiornamento (all'indirizzo Internet http://www.maldura.unipd.it/romanistica/cor telazzo/). Il progetto era nato nel 1996. Dopo una serie di difficoltà che portarono fino alla chiusura, il sito ha ripreso a funzionare a pieno regime. La collaborazione è aperta a tutti. Chiunque può sottoporre le proprie proposte, le quali vengono passate al vaglio dagli esperti e poi, se accettate, inserite nell'opera. Nell'archivio del sito sono inoltre conservate le parole raccolte nella prima fase, fra il 1997 e il 2001. «Mi sono fatto un ciospo»

Tra le ultime arrivate, ieri hanno fatto il loro ingresso "Allupato" (persona che è sempre in cerca di una tipa o che parla sempre di sesso); "Fughino" (fare fughino, cioè marinare la scuola); "Ciospo" (persona di pessimo aspetto; esempio: quella ragazza è un ciospo). Ce n'è a sufficienza per costruire una frase ermetica per i maggiorenni: «Ieri ho fatto fughino con un ciospo perché ero troppo allupato». Le parole sono consultabili per ordine alfabetico, a seconda della provenienza geografica o per attinenza tematica. Scopriamo così che gli ambiti che producono il maggior numero di parole gergali sono la scuola e lo "sballo" (droga e alcol). Potrebbe quindi capitare di sentire frasi come questa: «Io appicco la ceppa, tu la bummi, lui la giappa. Occhio a chi ha il pollo, che poi ne rimane solo per il pullotto che sbirreggia». Traduzione: io accendo lo spinello, tu fai il secondo tiro, egli il terzo. Attento a quell'altro avido che ha le dita appiccicose e quindi non passa mai la canna. Poi ne rimane soltanto per chi fa l'ultimo tiro, quello del poliziotto che, prima di buttare la «ceppa» requisita, la finisce. Ma c'è anche chi si dedica all' "ammuccare" ovvero leccare o ingerire "le paste", cioè le droghe sintetiche. Chi beve? Va prima in botta, poi in tega, infine si imbresca. (Traduzione: diventa alticcio, entra in stato confusionale, infine si ubriaca). Dopo essere andato via storto dall'osteria, spesso l'ubriaco sbocca, fa i gattini, torta, rigozza e sbrozza. (Traduzione: dopo essersi illuso di mantenere l'equilibrio, non gli rimane che vomitare). A proposito: fra i termini che indicano il "vomitare" ce n'è uno interessante: tassare, pagare la tassa. «Ho deciso, domani vado in lippa»

Anche la scuola accende la fantasia, e come non potrebbe essere diversamente? Infiniti i modi per descrivere la fuga dall'aula scolastica per evitare una interrogazione: oltre al classico "bigiare", ci sono anche "bruciare", "stampare", "andare in lippa". E il più tecnico "jumpare": si jumpa quando si saltano proprio quelle ore in cui si è attesi dal prof di latino o matematica. Menare le mani purtroppo talvolta è indispensabile per farsi rispettare. Ecco quindi un piccolo campionario di minacce pronte all'uso. Sberle e pugni sono "centre", "cartoni", "castagne", "giaberne". Ma anche sentirsi dire «ti passo la sveglia» deve mettere sull'attenti: significa che qualcuno vuole picchiarvi. Moda e costume producono gergo. Ecco quindi gli "housettoni" (amanti della musica house e frequentatori di discoteche abbigliati con vestiti appariscenti) cui fanno da contraltare i "Chiapas" (persone alternative illuse di poter cambiare il mondo; parlano sempre di pace felicità e non violenza). Le persone che "scendono la catena" sono invece spesso dei "piombi". In altre parole, chi è giù di corda rischia di essere noioso e insopportabile. Tra essere un "piombo" e un tipo "polleggiato" c'è una bella differenza: quest'ultimo infatti è sereno e prende la vita con filosofia. A volte, per spiegare il significato gergale di alcune espressioni è quasi impossibile uscire dal gergo stesso. Come definire, ad esempio lo "sborone"? Un uomo vanitoso? Si avvicina ma non rende. In fondo lo sborone è un "fighetto" che "se la tira", cioè uno che si "dà delle arie"... Nessuna pietà per le ragazze. Se sono brutte, allora sono "roiti" (e allora generano repulsione), oppure "rospi" "cozze" e "cessi". Ed è meglio non "morosare" con loro: niente baci né carezze. Peggio ancora sarebbe "tacconarle" "tignarle" o "puciare il biscotto". Se sono belle invece si riducono a un particolare anatomico, sempre lo stesso. Sono belle "frizze". L'OPERA ON LINE IL PROGETTO Il Dizionario della lingua dei giovani è consultabile presso il sito Internet http://www.maldura.unipd.it/romanistica/cortelazzo/. Il progetto, nato nel 1996, fa capo alla facoltà di Lettere dell'università di Padova, e in particolare al professor Michele Cortelazzo. Dopo una serie di difficoltà che portarono fino alla chiusura, il sito ha ripreso a funzionare a pieno regime OPERA APERTA La collaborazione è aperta a tutti. Dopo essersi registrato fra gli utenti del sito, chiunque può sottoporre le proprie proposte, le quali vengono passate al vaglio dagli esperti e poi, se accettate, inserite nell'opera. Chiunque può consultare il dizionario, in forma integrale, oppure selezionando le voci per lettera d'inizio, per regione di provenienza, o per significato. Inoltre, attra verso la voce del menu "trova una parola", chiunque può interrogare il data base completo, o per singoli campi: città, regione, parola, significato, anno di introduzione della parola nel sito (a partire dal 2005). Le voci inserite online tra il 1997 e il 2001 sono elencate, in ordine alfabetico, nella sezione "Archivio del dizionario" Inoltre, se qualcuno ha sentito una parola del lessico giovanile ma non ne conosce il significato e non la trova nel dizionario, può chiedere informazioni alla redazione (con la voce del menu "richiedi una parola"). Se la redazione sa dare una risposta, o se la parola viene segnalata da qualche altro utente, il richiedente potrà veder appagata la sua curiosità.

Fonte: Libero 3 gennaio 2007