Nelle vele di Cristoforo Colombo spirava il vento di Roma. Fu il Vaticano, nella persona di un pontefice “deçaparecido” e cancellato dalla Spagna, il grande “sponsor” dell’operazione Nuovo Mondo. È quanto da ormai 20 anni va sostenendo il giornalista e scrittore Ruggero Marino, che dopo aver pubblicato tre libri sull’argomento (“Cristoforo Colombo e il papa tradito” “Newton Compton 1991, quarta edizione aggiornata ed ampliata nel 1997 per la Rtm ed infine il documentatissimo “Cristoforo Colombo l’ultimo dei Templari”, con ben 70 pagine di note, Sperling & Kupfer Rai Eri, 2005, tradotto in 8 paesi) ne ha in preparazione un altro.
L’autore rovescia come un vecchio cappotto liso quanto la tradizione ripete da oltre 500 anni e, trasformandosi in detective, comincia con il ricostruire la filiera dei finanziamenti della prima spedizione. Che fanno tutti capo al papa del tempo, Innocenzo VIII, Giovanni Battista Cybo, di famiglia genovese e proveniente dall’Oriente, in particolare dall’isola di Rodi sede dei cavalieri oggi di Malta. Colombo per Marino era un cavaliere.
Metà della somma destinata al primo viaggio è direttamente di origine italiana: dovuta alle contribuzioni di famiglie nobili della Superba, tutte imparentate con i Cybo. Un ulteriore contributo viene da un banchiere dei Medici: Lorenzo il Magnifico era il consuocero di Innocenzo VIII. Inoltre Giovanni Battista Cybo nomina cardinale il figlio minorenne del Magnifico, che diventerà papa Leone X. L’altra metà della somma si deve al fondo della crociata di Badajoz in Estremadura. Frutto delle decime che la Chiesa raccoglieva per aiutare la guerra che Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona conducevano in Spagna contro i Mori. Purtroppo la morte “provvidenziale” coglierà papa Cybo il 25 luglio del 1492. Sette giorni prima della partenza di un navigatore “messaggero di Cristo” e “legato pontificio”, che inalberava la croce sulle vele e che si muoveva per evangelizzare gli idolatri. Oltre che per trovare i giacimenti e le ricchezze che, fra oro, argento, spezie, pietre preziose e perle, sarebbero servite alla definitiva crociata, se i musulmani non fossero stati disponibili ad una possibile pace universale.
Non a caso, in un documento scoperto di recente, Colombo si permette di chiedere al pontefice di fare cardinale suo figlio minorenne Diego, così come il papa ha fatto cardinale il figlio del Magnifico. Una richiesta passibile di rogo se Colombo fosse solo il “vu cumprà” e il marinaio ignorante che la pubblicistica tramanda. Marino, difatti, si spinge molto più in là, ipotizzando una linea di sangue che unisce Colombo e la famiglia Cybo. In effetti la minuziosa ricostruzione degli avvenimenti acquista una credibilità molto più plausibile di quella tramandata che, ad un semplice esame, offre falle da tutte le parti. A cominciare da una presunta scientificità che vuole, sulla base di “prove scientifiche”, Colombo ora italiano, ora spagnolo, ora portoghese… e così via. Lo studioso, d’altronde, offre una serie di documenti e di indizi più che rilevante. A cominciare dalla tomba di Innocenzo VIII, l’unica traslata dalla vecchia basilica costantiniana alla nuova San Pietro, in un omaggio strano per un pontefice colpito da “damnatio memoriae”: dove, nell’epigrafe sotto il mausoleo bellissimo del Pollaiolo, è scritto: “Novi orbis suo aevo inventi gloria” (nel tempo del suo pontificato la scoperta di un nuovo mondo). Il che fa pensare ad un viaggio precedente il 1492, come Marino documenta. Certo che Colombo aveva le mappe, provenienti dalla biblioteca vaticana, sulle quali era già presente l’America. Come affermano Piri Reis e molti testimoni del tempo, fra i quali Panvinio, il cronista dei papi, che succedette al Burcardo.
Ruggero Marino, elemento dopo elemento, assembla un vero affresco rinascimentale e un “identikit” di Colombo condensato nelle parole, vergate dal navigatore, che “lo Spirito Santo è presente in cristiani, musulmani ed ebrei e di qualunque altra setta”. In una storia appassionante, dalle cadenze del giallo, pur in un saggio quanto mai rigoroso e che si legge come un romanzo. Per dimostrare che la storia fu cambiata, fin dall’arrivo sul soglio di Pietro del successore di papa Cybo: quell’Alessandro VI, lo spagnolo Rodrigo Borgia, nel quale fu identificato persino l’avvento dell’Anticristo.
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