Tratto dal sito Ragionpolitica.it il 29 gennaio 2010
Il Nunzio Apostolico a Parigi, Luigi Ventura, ha inviato una lettera, accompagnata da un promemoria, ad alcuni esponenti del Ppe membri dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa (APCE).
In questa missiva il Nunzio appena eletto scrive: «Su incarico della Segreteria di Stato, vi faccio partecipi delle preoccupazioni della Santa sede a proposito di due progetti di risoluzione il cui testo è in aperto contrasto con la legge naturale e con i valori promossi dalla Chiesa cattolica e della necessità di partecipare attivamente al voto. Certi membri del Partito Popolare europeo sono già stati messi al corrente delle preoccupazioni della Santa sede e hanno depositato degli emendamenti in vista di un miglioramento dei progetti di risoluzione. Nell'inviarvi un promemoria a questo proposito mi permetto di invitarvi ad appoggiare gli auspici della Santa Sede». Il promemoria è dedicato a due risoluzioni (su famiglia e vita) da emendare. In sostanza, la Chiesa si attiva affinché un'assemblea parlamentare europea non modifichi l'essenza naturale della famiglia e metta in gioco per l'ennesima volta la vita umana come banalità «scomoda».
Allora, perché, anche da parte di alcuni esponenti cattolici, questo intervento è stato letto come ingerenza nei confronti del potere politico? Dunque, è lecito che un'assemblea parlamentare come quella europea, distante dalla concretezza della vita degli uomini e delle donne d'Europa, possa a suo piacimento disporre di realtà naturali fondative come la famiglia e la vita? E' lecito che una tecnostruttura politicante affondi il colpo mortale del nichilismo militante nel corpo già vulnerato della famiglia e metta tra parentesi la vita e la sua dignità ontologica, senza che ciò desti scandalo, mentre dovrebbe procurare scandalo ai benpensanti di molte mense politiche l'azione decisa di un alto prelato, che non fa altro che proteggere i sacri princìpi propugnati da sempre dalla Chiesa? In realtà, l'eurocrazia intende sostituirsi ai nuclei reali della vita umana e sociale, i centri nevralgici della relazione e della riproduzione della società, facendo calare una gabbia d'acciaio sulla tradizione cristiana e laica - entrambe le tradizioni si stringono in unità, il nichilismo è davvero un'altra cosa che non appartiene neppure alla seconda - e di ciò non comunica niente ai cittadini. Anzi, con una risoluzione spiana la strada alla possibilità per ogni singolo Stato di intervenire sulla definizione formale - e, dunque, alla fine, sostanziale - di famiglia. Un «colpo di Stato democratico», de facto.
Ebbene, tutto questo passa e deve passare, mentre non può e non deve passare l'azione ferma e oculata di un uomo di Chiesa che, assai laicamente, accetta di fare pressione per non lasciare in mano ai tecnoburocrati europei realtà più grandi di loro. Questo è lo scandalo prima di tutto intellettuale. Uno scandalo acutamente smascherato da un lettore de Il Giornale, che così commenta, sul sito del quotidiano diretto da Feltri, l'intera vicenda: «Che la socialista Lydie Err definisca "inaccettabile e scandaloso" quanto espresso dal Nunzio è una sua personale ma pelosa e capziosa opinione; il Nunzio ha presentato a dei parlamentari cattolici il magistero della Chiesa su una materia bruciante, chiedendo ai credenti di comportarsi come tali. Evidentemente qualche garrulo esibizionista esiste dappertutto. Da un punto di vista strettamente tecnico, si tratta di una azione di lobbying, cosa correntemente ed ampiamente esercitata da ogni gruppo sociale ed economico. Forse qualcuno teme l'influenza della Chiesa sui votanti? Beh, dopo duemila anni c'è poco da stupirsi! Oppure vorrebbe che la Chiesa si chiudesse nei suoi templi in silenziosi riti lontani dalla società? Ebbene, la Chiesa è viva, è la spina dorsale dell'anima europea e della sua tradizione; parla e grida e interviene quanto e dove le pare e senza riguardo al fegato marcio delle anime belle laiche e senza chiedere scusa!». Dunque, «la Chiesa è viva, è la spina dorsale dell'anima europea e della sua tradizione». Quando si dice: «vox populi, vox Dei».