Non avviene in un laboratorio ipertecnologico e strapagato degli Stati Uniti, o del Giappone, la rivoluzione scientifica che sta cambiando i manuali di neurologia – e di cui l’ultima puntata è l’articolo pubblicato sul New England Journal of medicine la settimana scorsa –. È cominciata, e sta sbriciolando ogni aspettativa possibile, a Liegi, in Belgio, in un piccolo centro universitario dove gli esperti guidati da Steven Laureys passano dati e dischetti accampati in un corridoio, con il via vai degli operai che aggiustano l’impianto di riscaldamento. E dove si scopre la coscienza – la vita – nei pazienti in stato vegetativo dati per spacciati da decine di altri medici. Il Cyclotron è una struttura pubblica, dove lavorano ricercatori giovanissimi e provenienti da ogni parte del mondo. Lingua ufficiale: un inglese spesso zoppicante. Fondi a disposizione: pochi. Un esempio di come motivazione, entusiasmo e impiego innovativo delle tecnologie a disposizione possono sopperire a qualsiasi logica di mercato. Peraltro, uno dei problemi che emergono con più forza quando si parla di pazienti in stato vegetativo è proprio quello dei costi di mantenimento: la sanità pubblica spesso considera un peso gestire questi malati, un argomento spinoso al centro di Liegi. Le diagnosi hanno bisogno di tempo – madiamente una settimana a paziente – e al Cyclotron si cerca di usufruire di rimborsi sanitari a ore, più che a paziente (visto che nel primo caso non fa differenza se in un certo numero di ore se ne visita solo uno, ma nel secondo questi pazienti sono decisamente 'poco convenienti').
Epensare che tutto questo avviene in Belgio, fra i Paesi che per primi hanno legalizzato l’eutanasia per i pazienti terminali (previo consenso della famiglia e di un medico): è accaduto nel maggio del 2002, e da allora la legge è andata via via 'aprendosi', con la clamorosa svolta dello scorso marzo, quando il servizio federale della salute pubblica ha approvato le dichiarazioni di morte anticipata in caso di 'coma irreversibile'. A ben vedere, tuttavia, i conti tornano: nel caso degli stati vegetativi (spesso considerati proprio irreversibili) l’eutanasia diventa la scelta più facile, anche se in realtà è la più difficile per il medico che se ne prende la responsabilità. Al centro di Liegi i medici e gli scienziati hanno capovolto la situazione: mettendo al primo posto il paziente, e ciò che il medico può fare per esso, piuttosto che la comodità. Premiati dai risultati. (V.Dal.)