DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

«Aborto più facile»: da Strasburgo la solita lezione

Le donne «dovrebbero avere il controllo dei loro diritti sessuali e riproduttivi, attraverso un accesso agevole alla contraccezione e all’aborto». È quanto afferma una risoluzione approvata ieri dall’Europarlamento sulla parità fra uomini e donne nell’Ue. Nella proposta, passata con 381 sì, 253 no e 31 astenuti e presentata dal socialista belga Marc Tarabella, si afferma inoltre che le donne «devono godere di un accesso gratuito alla consultazione in tema di aborto»,, mentre si invitano gli Stati a porre in atto misure per migliorare l’accesso «ai servizi della salute sessuale e riproduttiva» e a «sensibilizzare gli uomini sulle loro responsabilità in materia». Il tutto all’interno di un documento apparentemente 'tranquillo', che tratta di argomenti come la promozione dell’imprenditorialità femminile, il divario retributivo tra uomini e donne, la garanzia dei servizi di assistenza a bambini e anziani, la revisione del congedo di maternità e l’introduzione di quello di paternità.
«Ho votato no alla risoluzione – spiega in una sua dichiarazione Carlo Casini, del Ppe – sebbene condivida gran parte
del suo contenuto, perché non si può invocare l’uguaglianza per una determinata categoria di persone negandola ad un’altra categoria di esseri umani». Il riferimento è in specifico al paragrafo 38 della risoluzione. «La distruzione dei più piccoli e indifesi, quali sono i bambini non ancora nati, non può essere considerato uno strumento per affermare la dignità e la libertà della donna. È in atto una 'congiura contro la vita' che utilizza sperimentate metodiche di inganno.
Dobbiamo smascherarle. Mettere insieme richieste giustissime con pretese ingiustissime, cambiare il significato delle parole: sono stratagemmi dimostratisi efficaci nel voto del Parlamento, ma ai quali io intendo sottrarmi. Non si può parlare del dramma dell’aborto, che merita l’attenzione dei politici e non solo dei moralisti, senza riconoscere anche i diritti del nascituro, quanto meno
sollecitando un’adeguata educazione al rispetto della vita e organizzando forme di solidarietà in favore delle gravidanze difficili o non desiderate, affinché possano giungere al loro esito naturale».
Casini lamenta poi un comportamento schizofrenico del Ppe stessa: «Il giorno prima, nella discussione interna, mi era sembrato di cogliere una fortissima convergenza sulla
necessità di opporsi a queste strumentalizzazioni. Poi, al voto, le delegazioni di Francia, Olanda, Romania e Bulgaria sono andate per la loro strada. Da questo punto di vista bisogna lavorare per ristabilire una coerenza nei partiti che si ispirano ai principi cristiani e risanare il Ppe». Nella delegazione italiana solo due parlamentari del Partito popolare europeo hanno votato a favore della mozione: Licia Ronzulli e Amalia Sartori.

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a alla fine, quale è il valore di un atto parlamentare del genere?
«Zero», risponde Mario Mauro, Ppe e vicepresidente del Parlamento di Strasburgo, «si tratta di parole al vento perché è noto che su questi temi l’Ue non ha potere legislativo sugli stati membri». Il fine è quindi squisitamente politico: «Si tratta di infarcire con qualche elemento velenoso un testo che si presenta con scopi di altro segno. Per quanta riguarda l’aborto, questa dinamica è non è certo nuova all’interno del Parlamento. Il tutto a che pro? Direi quello di creare e consolidare, passo dopo passo, risoluzione dopo risoluzione, un contesto cultural­politico sempre più disponibile ad accettare questo tipo di posizioni. È il tentativo di precostituire un consenso che poi, si spera, darà i suoi frutti a tempo opportuno. C’è anche da dire, comunque, che tanti voti a favore della risoluzione nascevano dal fatto che la deputata o il deputato x, che magari avevano lavorato su uno dei temi presenti nel documento, non voleva far mancare il proprio appoggio, considerando che si trattava di una risoluzione senza alcuna ricaduta concreta».

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na piccola consolazione, secondo Mauro, c’è: «Se c’è una cosa che mi ha colpito anche nel caso di questa risoluzione, è che i più convinti e inossidabili fautori delle agevolazioni dell’aborto sono persone in là con gli anni. Nelle deputate più giovani c’è assai meno questo piglio ideologico, che considera l’aborto come una conquista positiva della società. Occhi più giovani e probabilmente meno acciecati da un’impostazione del passato». Il che non è molto, ma è sempre qualcosa su cui vale la pena puntare.