DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Littoria a destra, chiesa con Emma

Latina. Sarà che oggi a Latina molti elettori,
come dice il caporedattore di un quotidiano
locale, “voterebbero volentieri per
un neomussoliniano, e il fatto che a sinistra
ci sia Emma Bonino non fa differenza:
sceglierebbero comunque la destra”. Sarà
che oggi a Latina, come dice un barista, “il
problema sono i morti ammazzati”. Fatto
sta che oggi, davanti alla cattedrale, dopo
la funzione del mattino, sulle panchine nascoste
tra il palmizio essiccato e lo scheletro
dello scivolo per bambini, non c’è verso
di trovare un cattolico che dica “vade
retro Emma”. D’altro si parla – di “morti
ammazzati”, appunto – anche tra le suore
che fanno la fila all’ufficio postale di via
Priverno, come si apprende avvicinando
le sorelle per chiedere che cosa ne pensino
della candidatura Bonino. La prima,
suor Anna, spiega che “l’emergenza della
criminalità organizzata impedisce di soffermarsi
su questioni come questa, peraltro
amplificate a Roma”. La seconda,
suor Marta, non vuole esprimersi.
La terza, di nome suor Anna
come la prima, estrae un giornale
da una borsa, indica un titolo
che parla di “omicidio del Bistecca”
e dice: “E’ il secondo
cadavere in una settimana”.
Ogni altro tentativo di
estorcere commenti sulla
candidata radicale alla regione
Lazio si infrange
contro l’argomento “morte
del Bistecca”. E insomma
si teme che il regolamento
di conti che ha portato,
così spiega la suora,
alla misteriosa uccisione
del suddetto “Bistecca”,
gestore di campi di calcetto e ammiratore
di cantanti neomelodici, sia l’inizio di una
“Gomorra a Latina”, come titola un quotidiano,
o l’avvio di una faida “dentro il vivere
male della città” (come scrive Lidano
Grassucci, direttore di “Territorio”). “Caccia
al latitante”, grida la radio di un caffè
accanto a piazza San Marco, mentre don
Paolo, venuto gentilmente a farsi intervistare
da un paese della provincia in una
giornata in cui “tanto doveva passare in
città”, assicura che “vari parroci e operatori,
pur non essendo contenti del nome
‘Emma Bonino’, non sono lontani dal preferirla,
perché la Polverini ha avuto alle
spalle la destra estrema e qui verrà votata
in massa, visto che Latina è rimasta da
quella parte”. Don Paolo è altresì convinto
che a Latina “la chiesa, sul tema, sia più
moderata dei cittadini”.
La curia, di suo, non smentisce tale “moderazione”
(o Realpolitik) e tanto si mostra
moderata che, interpellata sulla candidatura
Bonino, sceglie la via kafkiana
del rimpallo tra un ufficio e l’altro: il forestiero
entrato per chiedere qualcosa sull’argomento,
infatti, viene dapprima invitato
a rivolgersi a un’altra stanza. Alla seconda
stanza riceve come risposta un “no,
guardi, mi dispiace, non sono io la persona
adatta”. Alla richiesta del nome del responsabile
della comunicazione si sente
dire “purtroppo è deceduto qualche mese
fa”. Infine ottiene due nominativi. Il primo,
don Felice Accrocca, curatore dell’ufficio
stampa diocesano, inizialmente pare
schermirsi – “guardi, non sono il responsabile
della pastorale socio-politica”. Poi dice:
“Non ho ancora riflettuto su questa
problematica”, motivo per cui preferisce
non rispondere. Risponde invece il responsabile
della pastorale sanitaria, padre
Fabio Berti, già infermiere. Prima di
definirsi “allertato ma non spaventato dalla
candidatura Bonino”, padre Fabio elenca
i mali che affliggono una città “in cui
manca un tessuto sociale e un’identità di
popolo a sostegno di una realtà in movimento,
multiculturale”. Emma Bonino, dice
padre Fabio, “è agli antipodi da me per
la sua militanza sull’aborto e sul divorzio.
Questo mi fa pensare che magari la sua politica
sanitaria potrebbe riflettere determinate
convinzioni, ma aspetto di vedere
le sue proposte. E’ una candidata di mediazione,
e sulla gestione del bilancio mi
ispira fiducia. D’altronde Renata Polverini,
che sicuramente può far bene e mi è
più vicina sui temi della vita, ha dietro di
sé compagnie poco rassicuranti”.
Non trova “preoccupante” la candidatura
Bonino neppure Gianmarco
Proietti, dirigente scout:
“Mi preoccuperebbe se fosse
lasciata sola”, dice, “ma la
coalizione dà garanzie in
questo senso. Forse ci potrebbe
essere un problema politico,
non etico-morale: Emma Bonino
dice di avere contatti con la
base cattolica ma non con le gerarchie
cattoliche, cosa che nella
regione del Vaticano creerebbe
difficoltà”. Tutto sommato
tranquilli appaiono pure i
Focolarini. Nicoletta Zuliani,
attivista locale del
movimento, parla di
“rammarico nel vedere
che non si è investito nella formazione di
politici cattolici, per dirla con il cardinale
Angelo Bagnasco” e di “amarezza” di fronte
a un nome (Emma Bonino) di “estrazione
non cristiana”. “Però”, dice, “c’è la consapevolezza
dell’integrità morale della Bonino,
difficile da trovare in personalità
che hanno avuto più visibilità di lei. E poi
la Bonino ha mostrato coerenza nell’attenzione
agli ultimi. Stiamo riflettendo”.
Ancora più tranquilli, sebbene critici
verso un Pd “accodatosi” alla candidatura
radicale, sono i politici cattolici di centrosinistra,
prodighi di elogi per “un nome di
prestigio come Emma Bonino”, come dice
Mimmo Zappone, già presidente di un consultorio
diocesano ed esponente del Pd di
area ex Margherita di Terracina. Claudio
Moscardelli – già vicepresidente del gruppo
pd alla regione Lazio, ora ricandidato –
occhieggia dai muri su manifesti il cui slogan
(“con voi”) echeggia il “con te” della
Polverini e dice: “Avremmo preferito un
candidato più condiviso, sebbene la Bonino
sia di grande spessore. Però abbiamo
avviato un confronto con lei sul programma,
perché rappresenti tutte le culture
fondative del partito, con attenzione alla
famiglia, alla coesione sociale, agli investimenti
fatti in questi anni dalla regione su
oratori e parrocchie. Bonino si è detta disponibile,
e la situazione sembra ricompattata”.
Un “vade retro Emma” per la verità,
si sente, ed è quello lanciato dal dottor
Alfredo Caradonna, presidente dei medici
cattolici di Latina.
Il dottor Caradonna
dice che “il problema Bonino” è “prepolitico”:
“Indipendentemente dai partiti, i
cattolici commetterebbero un errore ad affidarle
la regione”. La “storia politica della
Bonino”, dice Caradonna, “la pone, nell’ambito
bioetico, in netta antitesi con i valori
fondamentali del cristianesimo, che
pretende il rispetto assoluto dell’uomo
dall’inizio al suo termine naturale. Il pontefice,
poi, ha emanato l’enciclica Caritas
in Veritate, dove si afferma che i due termini
non possono essere disgiunti: se l’aborto,
in qualche caso, potrebbe essere visto
come ‘carità’ nei confronti di alcune
povere donne, non può essere disgiunto
dalla verità oggettiva nei confronti della
dignità di tanti poveri figli che si vedono
negato il diritto fondamentale a vivere”.
Anche l’associazione Scienza e vita di Latina
è “nettamente antiboniniana sul piano
delle idee”, dice il presidente Emanuele
Di Leo, “ma nell’ambito del rispetto
per la persona Emma Bonino”. Le Acli, intanto,
attendono “i programmi”, dice la
presidente regionale Lidia Borzì, sottolineando
che “sulla famiglia e sulla vita la
Bonino è molto distante da noi” e “che
però la provincia di Latina ha sete di legalità
e lavoro, e a questo guarderà. C’è bisogno
di sussidiarietà con la società civile,
di un occhio che non osservi solo Roma.
Su questo si giocherà la partita”.
Un flebile “no” a Emma Bonino arriva
dal centro di ascolto cittadino, dove, dietro
una porta semichiusa, una volontaria di
nome Virginia accetta di dire la sua ma
“soltanto a titolo personale”. “La Bonino
non la voto”, dice Virginia, “è troppo estrema
su famiglia e aborto. Polverini è più
nuova, voglio conoscerla, anche se mi
preoccupa la cattiveria con cui una parte
della destra si è accanita sugli immigrati”.
Le colleghe di Virginia annuiscono alla
parola “cattiveria”, confermando la sensazione
che tra i cattolici di Latina l’interesse
per i temi etici non sia prioritario. “Prima
di interrogarci sui massimi sistemi”,
dice infatti Roberto De Vito, presidente
del Movimento ecclesiale di impegno culturale,
“ci chiediamo quale idea di regione
abbiano le candidate”. (4. continua

Il Foglio 3 febbraio 2010