DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

NO VERITA’ NO CARITA. Card. Camillo Ruini

Contro un cristianesimo che si fa marginale nella storia. L’occidente
europeo e l’Italia a difesa di vita e dignità umana: è la loro missione.
Wojtyla e Ratzinger, una fede che milita contro le insidie secolariste

L’enciclica Caritas in veritate costituisce
un grande appello anzitutto ai credenti
in Cristo, ma anche a tutti coloro che
condividono la centralità della persona
umana e l’assoluta non riducibilità del suo
essere e del suo valore a tutto il resto della
natura. Un appello che ha alla base, insieme
alla centralità del soggetto umano e
alla sua dignità inviolabile, il legame inscindibile
tra carità e verità, con la conseguenza
che un cristianesimo di carità senza
verità diventa fatalmente marginale nel
divenire concreto della storia.
Il contenuto di questo appello è orientare
a favore dell’uomo la nuova fase che
si sta aprendo per il fatto che l’uomo sta
diventando capace di modificare fisicamente
se stesso: è questo infatti il cuore
della nuova “questione antropologica”.
Vi sono almeno due condizioni
essenziali perché un tale
appello possa essere accolto e
avere una reale efficacia storica.
La prima di esse ha a
che fare con il processo di
globalizzazione e con i mutamenti
in corso nei grandi
equilibri geoeconomici e
geopolitici, ma anche e inevitabilmente
geoculturali.
Di fatto, oggi stanno riemergendo
e assumendo un
peso sempre maggiore alcune
grandi nazioni e civiltà
che negli ultimi secoli erano
state sovrastate dall’occidente.
Queste nazioni e civiltà
non hanno quella matrice
cristiana che, malgrado tutte
le infedeltà storiche e, oggi,
malgrado i processi di secolarizzazione,
appartiene al Dna
dell’Europa, delle due Americhe e di altre
considerevoli parti del mondo. La centralità
della persona umana si è però affermata
storicamente proprio in quelle culture
che hanno la loro matrice nel cristianesimo.
Sono dunque i popoli eredi di tali
culture quelli che per primi hanno la responsabilità
e il compito di mantenere e
far fruttificare la centralità dell’uomo nella
nuova fase storica che si apre davanti a
noi, pur cercando, come è doveroso e necessario,
di sollecitare anche le altre nazioni
e civiltà ad un impegno convergente.
In particolare l’Italia ha a questo fine
un ruolo peculiare tra le stesse nazioni europee,
ruolo fortemente sottolineato da
Giovanni Paolo II, ad esempio nella Lettera
ai vescovi italiani del 6 gennaio 1994, dove
scriveva: “All’Italia, in conformità alla
sua storia, è affidato in modo speciale il
compito di difendere per tutta l’Europa il
patrimonio religioso e culturale innestato
a Roma dagli apostoli Pietro e Paolo”. Con
uguale vigore Benedetto XVI, nel discorso
alla chiesa italiana tenuto a Verona il 19
ottobre 2006, sottolineava che, attraverso
un atteggiamento dinamico e non rinunciatario,
“la chiesa in Italia renderà un
grande servizio non solo a questa nazione,
ma anche all’Europa e al mondo, perché è
presente ovunque l’insidia del secolarismo
e altrettanto universale è la necessità
di una fede vissuta in rapporto alle sfide
del nostro tempo”. Di questo compito e
servizio noi italiani dobbiamo essere assai
più convinti e consapevoli.
La seconda condizione per accogliere
sul serio l’appello contenuto nella Caritas
in veritate riguarda ognuno di noi, all’interno
della situazione che ciascuno si trova a
vivere. Siamo infatti tutti corresponsabili
perché la centralità del soggetto umano
assuma un rilievo forte e concreto, capace
di incidere sul crescente potere che l’umanità
sta acquistando di modificare fisicamente
se stessa, per orientare questo potere
a favore dell’uomo, considerato in
ogni singola persona e in ogni fase della
vita sempre come fine e mai come
mezzo. In pratica, responsabilità e impegno
sono richiesti agli scienziati, ai medici
e agli altri operatori sanitari, ma
ugualmente agli uomini della cultura
e della comunicazione sociale, anzi,
ad ogni persona che pensa e agisce,
perché la cultura reale di un
popolo è fatta dalle convinzioni e
dalle scelte che tutti compiono
ogni giorno.
Grandi sono, inoltre,
le responsabilità
dei politici, legislatori
e amministratori,
ma di nuovo, in un paese
democratico, anche di
ogni cittadino chiamato
a compiere
le proprie scelte
politiche. E ancora
molto dipende da chi può guidare o condizionare
gli enormi interessi economici che
spesso stanno dietro al lavoro degli scienziati
e dei tecnici: anche qui le scelte quotidiane
delle persone e delle famiglie hanno
però, in concreto, un peso non trascurabile.
Finalmente, una specifica responsabilità
riguarda noi sacerdoti e vescovi, i religiosi
e le religiose, ciascun credente che
intende essere testimone e missionario
della fede nel Dio amico dell’uomo.
Pertanto, come ha scritto il filosofo
francese Jean-Michel Besnier in un’intervista
rilasciata ad Avvenire il 1° ottobre
2009, “E’ necessaria una massiccia presa
di coscienza da parte della popolazione. Il
fascino per le tecniche è il rovescio della
medaglia di una disistima di sé e dell’umanità.
Non si sopportano più la vecchiaia,
la malattia e la morte, e tantomeno
la casualità della nascita. Riconciliarci
con la nostra finitudine, accettare le nostre
debolezze… è il prerequisito per salvare
l’umanità”.

Questo testo è stato letto ieri nella
Basilica di san Giovanni in Laterano