Lahore (Agenzia Fides) – La triste vicenda di Shazia – la ragazza cristiana violentata, torturata e uccisa dal suo datore di lavoro, un ricco avvocato musulmano di Lahore (vedi Fides 25/01/2010) – “riporta all’attenzione dell’opinione pubblica e della comunità internazionale le violenze sulle donne in Pakistan, specialmente sulle lavoratrici cristiane”, dicono a Fides fonti della Chiesa in Pakistan.
Secondo l’Ong pakistana “Alleanza contro la Violenza Sessuale” (“Alliance Against Sexual Harassment”), il 91% delle lavoratrici domestiche dice di aver subito abusi o violenze sessuali. In più “Shazia, che era giovane e appartenente a una comunità religiosa di minoranza era particolarmente vulnerabile”, nota l’Ong. Secondo l’organizzazione, ogni anno le denunce di casi simili sono numerose e riguardano anche veri e propri sequestri, subiti da tali lavoratrici: spesso vengono strappate alle famiglie cristiane, costrette a sposare ricchi uomini di affari e a convertirsi all’islam.
Nel 2009 i casi denunciati di violenze contro le donne (cristiane e non) sono aumentati del 13%, nota la Fondazione “Aurat”, attiva da oltre 20 anni nella difesa della donna in Pakistan. E molti casi restano sconosciuti perché non registrati. Secondo i dati forniti dalla Fondazione, nel 2009 vi sono stati 1.052 omicidi di donne, 71 casi di stupro con omicidio, 352 stupri, 265 stupri di gruppo, 1.452 casi di torture, 1.198 sequestri.
Alcuni di questi casi riguardano perfino delle bambine, come il recente episodio di una bimba di 4 anni violentata e uccisa il 31 gennaio scorso in un villaggio nell’area di Faisalabad, in Punjab.
“La situazione è preoccupante”, notano le fonti di Fides. “La discriminazione sociale contro le minoranze religiose è diffusa, in particolare sono molti gli abusi sulle donne, perpetrati da gruppi militanti islamici ma anche da esponenti della media borghesia, come è accaduto nel caso di Shazia. Il governo deve adottare seri provvedimenti per garantire la libertà e i diritti delle donne in Pakistan”.