di Tempi
Perché il più prestigioso quotidiano liberal del  pianeta mistifica i fatti intorno a vecchi casi di pedofilia pur di  trascinare nel fango Benedetto XVI e innescare una campagna d’opinione  che mira a ottenere addirittura le dimissioni del Pontefice? Perché è  convinto che sia ora di chiudere i conti con la Chiesa cattolica, questa  istituzione anacronistica che pretende di sottrarre all’arbitrio umano  il criterio del bene e del male. I sacerdoti della Chiesa relativista  ateista sono convinti che la storia stia dando loro ragione e sia giunto  il momento di sbarazzarsi, senza andare tanto per il sottile quanto ai  mezzi, di un concorrente che considerano ancora pericoloso. Il New York  Times che accusa Benedetto XVI di aver insabbiato il caso di un  sacerdote americano pedofilo è lo stesso giornale che nel 2006,  all’indomani delle reazioni islamiste violente al discorso di Ratisbona,  anziché difendere il diritto del Papa a esprimere il suo punto di  vista, gli intimò di scusarsi coi musulmani “offesi”.
L’anno prima  aveva definito l’appello della Chiesa cattolica italiana alla coscienza  dei cittadini affinché facessero fallire il referendum sulla  procreazione assistita un «atto antidemocratico» e «un’interferenza  inaccettabile». E si era lagnato del fatto che «per quanto vuote possano  essere le chiese italiane, la Chiesa ha una considerevole influenza  sulle questioni morali». Con un presidente liberal alla Casa Bianca e la  Chiesa americana demoralizzata da dieci anni di attacchi mediatici e  cause giudiziarie che l’hanno presentata come un club dedito alla  pedofilia e al suo occultamento, il New York Times pensa che sia tempo  di un’egemonia culturale laicista incontrastata. Prima, però, bisogna  liberarsi del fastidioso soglio romano. Per questo ha scatenato la sua  artiglieria, confidando nel motto di Goebbels: «Ripetete una bugia mille  volte e diventerà una verità».
© Copyright Tempi, 30 marzo 2010