DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Il magistero dei papi e la collaborazione dei cattolici con i partiti di sinistra

Da Pio IX a Benedetto XVI, tutti i pontefici hanno sempre espressamente condannato la cooperazione tra cristiani e marxisti

I cattolici di sinistra, denominati anche cattolici progressisti o cattolici democratici o cattocomunisti, sostengono che, per combattere le ingiustizie economiche e realizzare la pace sociale, è necessaria un’alleanza con forze politiche laiciste. Ne è la riprova la nascita del Partito Democratico, in cui la minoranza ex-democristiana è egemonizzata da un gruppo prevalente, i cui dirigenti non hanno mai abiurato il comunismo e il socialismo e, di fatto, si ispirano ancora al marxismo, avendo una visione atea e materialistica della vita, la quale – come evidenziò nei suoi studi Augusto Del Noce - è l’essenza della loro ideologia.
I papi hanno sempre espresso concordemente una condanna esplicita riguardo al socialismo e al comunismo e hanno sempre affermato che un’alleanza politica tra cattolici e partiti di ispirazione marxista è impossibile.
A titolo esemplificativo riportiamo alcuni pronunciamenti.
Il primo papa che si pronunciò con un’enciclica contro “le tenebrose insidie” del comunismo fu Pio IX nel 1846, quando ancora non era stato pubblicato il Manifesto del Partito Comunista (1848). Nell’enciclica Qui Pluribus (1846) viene sottolineato che il comunismo non rispetta il diritto naturale, sconvolge l’ordine sociale, è violento e perseguita ogni religione. E’ scritto: “A questo punta la nefanda dottrina del Comunismo, come dicono, massimamente avversa al diritto naturale; una volta che essa sia ammessa, i diritti di tutti, le cose, le proprietà, anzi la stessa società umana si sconvolgerebbero dal fondo. A questo aspirano le tenebrose insidie di coloro che, in vesti di agnelli, ma con animo di lupi, s’insinuano con mentite apparenze di più pura pietà e di più severa virtù e disciplina: dolcemente sorprendono, mollemente stringono, occultamente uccidono; distolgono gli uomini dalla osservanza di ogni religione, e fanno scempio del gregge del Signore”.
Pio XI, nell’enciclica Quadragesimo Anno (1931), riconobbe che nel socialismo sono presenti anche delle verità. Ciononostante un cattolico non può essere socialista perché il cristianesimo e il socialismo propongono ideali di società tra di loro contraddittori. E’ dichiarato nell’enciclica: “Se il socialismo, come tutti gli errori, ammette pure qualche parte di vero (il che del resto non fu mai negato dai Sommi Pontefici), esso tuttavia si fonda su una dottrina della società umana, tutta sua propria e discordante dal vero cristianesimo. Socialismo religioso e socialismo cristiano sono dunque termini contraddittori: nessuno può essere buon cattolico ad un tempo e vero socialista”. Lo stesso Pio XI rilevò che nei confronti dei crimini commessi dal comunismo si era manifestata la “congiura del silenzio nella stampa mondiale” e affermò che non era “ammessa alcuna collaborazione con il comunismo” perché esso è “intrinsecamente perverso”. Il Papa si appellò quindi ai vescovi perché mettessero in guardia i fedeli e li invitassero a non collaborare con i “senza Dio”.
Il comunismo fu condannato da Pio XII perché “materialistico e anticristiano” e, per questo motivo, il papa decretò nel 1949 la scomunica per i cattolici che sostenevano e diffondevano il comunismo. È scritto nel decreto: “Il comunismo […] è materialistico e anticristiano; i capi dei comunisti infatti, anche se a parole talvolta professano di non combattere la Religione, nella realtà tuttavia, sia nella dottrina che nell’azione, si mostrano contro Dio e contro la vera Religione e la Chiesa di Cristo”.
Giovanni XXIII, in continuità con Pio XII, con il decreto del 25 marzo 1959 estese la scomunica a “quanti danno il voto ai candidati che, anche se assumono il nome cristiano, nella pratica si associano ai comunisti e ne favoriscono l’azione”. Quindi la scomunica riguarda tutti gli elettori cattolici che votano per candidati i quali, pur dichiarandosi cristiani, collaborano con i comunisti.
Paolo VI riaffermò il magistero dei suoi predecessori, sostenendo, nell’enciclica Octogesima adveniens (1971), che “il cristiano deve perseguire i valori della solidarietà e del servizio”, ma deve farlo “rifiutando l’adesione all’ideologia marxista”.
Giovanni Paolo II espresse una condanna totale nei confronti del marxismo, considerandolo una ideologia antiteista e antiumana. Il Papa scrisse nell’enciclica Centesimus Annus (1991): “Il marxismo aveva promesso di sradicare il bisogno di Dio dal cuore dell'uomo, ma i risultati hanno dimostrato che non è possibile riuscirci senza sconvolgere il cuore”. Nell’enciclica Veritatis Splendor (1993), Giovanni Paolo II affermò che il marxismo fa parte delle ideologie “che legavano la politica ad una concezione totalitaria del mondo”.
Benedetto XVI, durante un incontro con il clero romano svoltosi il 2 marzo 2006, ricordò che il XX secolo è stato caratterizzato da “due ideologie distruttive: fascismo-nazismo e comunismo” e sottolineò che “proprio in questo secolo, che si è opposto alla fede della Chiesa, il Signore ci ha dato una catena di grandi papi, e così un'eredità spirituale che ha confermato, direi, storicamente, la verità del Primato del Successore di Pietro”.
Giovanni Paolo II fa parte sicuramente di questa “catena di grandi papi” e, avendo sperimentato personalmente la brutalità delle dittature naziste e comuniste, ha conosciuto le “ideologie del male” che hanno ispirato i due regimi totalitari. Queste ideologie del male “sono profondamente radicate ― scrive il papa in Memoria e identità (2005) ― nella storia del pensiero europeo” e, “mentre il Signore ha concesso al nazismo dodici anni di esistenza e dopo dodici anni il sistema è crollato”, il comunismo anche se “è caduto a motivo dell’insufficienza socio-economica del suo sistema, […] ciò non vuol dire che sia realmente respinto come ideologia e come filosofia”.
Come ricordato precedentemente, il comunismo di fatto non è “respinto come ideologia” dai cattocomunisti, che, nonostante le condanne espresse dal magistero pontificio, sono favorevoli al dialogo con le forze di ispirazione comunista e socialista.
Giovanni Paolo II ha affermato, in Varcare le soglie della speranza (1994), che questo dialogo è stato attuato da associazioni cattoliche impegnate nel sociale, con l’intento di trasformare la società e di realizzare la giustizia e ciò ha comportato, in alcuni casi, la perdita dell’identità cattolica. Scrive il Papa: “Le associazioni cattoliche di profilo piuttosto sociale, […] ispirandosi alla dottrina della Chiesa in materia, tendevano alla trasformazione della società, alla restituzione della giustizia sociale. Alcune di esse entrarono in un dialogo così intenso con il marxismo da perdere, in qualche misura, la loro identità cattolica”.
Queste associazioni cattoliche, entrando in dialogo con il marxismo, hanno assimilato inconsapevolmente il pensiero e il linguaggio di questa ideologia e ciò ha comportato l’introduzione nella Chiesa di un pensiero non cattolico, riguardo al quale Paolo VI, durante un colloquio svoltosi nel 1977 con il filosofo Jean Guitton, così si espresse: “Ciò che mi colpisce, quando considero il mondo cattolico, è che all’interno del cattolicesimo sembra talvolta predominare un pensiero di tipo non cattolico, e può avvenire che questo pensiero non cattolico all’interno del cattolicesimo diventi domani il più forte. Ma esso non rappresenterà mai il pensiero della Chiesa”.
Il pensiero della Chiesa è rappresentato da tutti coloro che in esso si riconoscono e, in particolare, dai movimenti ecclesiali sorti nel periodo conciliare e post-conciliare, i quali, scrive Giovanni Paolo II in Varcare le soglie della speranza, “pur raccogliendo anche persone consacrate, comprendono specialmente laici che vivono nel matrimonio ed esercitano varie professioni. L’ideale del rinnovamento del mondo in Cristo nasce in linea diretta dal fondamentale impegno battesimale”. Questi movimenti, a differenza delle “associazioni cattoliche di profilo piuttosto sociale”, mirano non al cambiamento delle strutture sociali ma alla formazione delle persone, attuando nell’epoca odierna il rinnovamento della Chiesa e svolgendo quindi un ruolo analogo a quello ricoperto nel passato dagli ordini religiosi. Afferma in proposito il Papa: “I nuovi movimenti, invece [delle associazioni suddette], sono orientati innanzitutto verso il rinnovamento della persona. L’uomo è il primo soggetto di ogni cambiamento sociale e storico, ma per poter svolgere questo ruolo deve egli stesso rinnovarsi in Cristo, nello Spirito Santo. È una direzione che promette molto per il futuro della Chiesa”.

Maurizio Moscone




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