I ‘valori non negoziabili’ irrompono energicamente sulla scena delle elezioni regionali. È la prima volta che principi come il diritto alla vita, la preminenza della famiglia come realtà fondata sul matrimonio o la libertà di educazione vengono sottoscritti in maniera formale e vincolante da una parte politica. Lo hanno fatto, lo scorso 23 marzo, i senatori del Popolo delle Libertà, Stefano De Lillo, Domenico Gramazio e il capogruppo Maurizio Gasparri e l’onorevole Rocco Buttiglione (Udc), vicepresidente della Camera dei Deputati.
Il manifesto “Perché no alla Bonino” è stato presentato il giorno successivo alla prolusione del cardinal Bagnasco che, a pochi giorni dal voto, ha ricordato agli elettori cattolici il rispetto dei valori non negoziabili, attraverso la scelta di candidati coerenti con tali principi. Una sincronia provvidenziale ma non cercata in modo esplicito dai firmatari del manifesto.
“Nel Lazio – ha spiegato il sen. De Lillo, promotore dell’iniziativa - ci sentiamo pienamente tutelati dalla coalizione che sostiene la candidatura di Renata Polverini, mentre siamo fortemente preoccupati dalla candidatura di Emma Bonino, il cui nome e la cui storia sono un programma superabortista e superliberista, incompatibile con la visione cristiana della vita e dei rapporti sociali”. In una parola la Bonino è sostenitrice di quella che Giovanni Paolo II definì senza mezzi termini la “cultura della morte”.
“Io notoriamente sono ‘bigotto’ – ha scherzato l’on. Buttiglione – ma in realtà i valori che perseguiamo non sono confessionali ma laici. Inoltre, all’economia sociale di mercato che noi sosteniamo, la Bonino contrappone il liberismo selvaggio e non ha un interesse spiccato per la sorte dei lavoratori: è sorprendente che nessuno degli esponenti della sinistra abbia chiesto alla Bonino come affrontare il tema della disoccupazione; come non c’è, nella sua ottica, un dovere di solidarietà verso il bambino non nato, non c’è nemmeno solidarietà verso il disoccupato”.
La Costituzione italiana, parla chiaro: è la famiglia ‘tradizionale’ al centro della società (art. 29): lo ha ricordato il sen. Gasparri, sottolineando anche che la candidata del centrodestra nel Lazio, Renata Polverini “rappresenta e garantisce le nostre scelte”, mentre la sua avversaria “vorrebbe portare alle estreme conseguenze tutta una serie di questioni in cui i poteri della Regione sono influenti, dalla legge 194 alla droga, che sarebbero antitetiche ai nostri valori”.
Riprendendo la parola, il sen. De Lillo ha ricordato il valore sociale di un’istituzione come l’oratorio, nel Lazio tutelato da una legge regionale, “del quale temiamo un ridimensionamento”. C’è poi il tema della laicità, del tutto travisato dai radicali che, come è noto, si sono battuti per la rimozione del crocifisso. “Se andate a vedere il sito della Bonino – ha aggiunto De Lillo – è inserito tra i link, il sito anticlericale.net, per non parlare di volantini elettorali che girano, recanti l’immagine del papa e la scritta ‘cambia canale’”.
Il documento sui valori non-negoziabili è lungo tre pagine e vi si ricorda in primo luogo che la Bonino “nega e combatte da sempre i valori che Benedetto XVI ha indicato come “non negoziabili”: vita, famiglia e libertà di educazione”. La candidata del centrosinistra nel Lazio è inoltre colei che ha “promosso e praticato l’aborto clandestino, una scelta di cui non si è mai pentita e di cui, anzi, si è vantata e si sente fiera”. È stata poi promotrice e sostenitrice “della cultura e delle leggi che hanno visto moltiplicarsi separazioni e divorzi” e una sua eventuale elezione aprirebbe il Lazio alla aprirebbe alla “diffusione dell'utilizzo di droghe da parte dei nostri giovani”. Anche il valore sociale ed educativo delle parrocchie e degli oratori, riconosciuto dal centrodestra, “contrasta profondamente con la visione dei centri sociali della sinistra e dei radicali”.
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