DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

L’autore della “Storia infinita” e gli stolti che chiamano “truffa” la creazione

Noi uomini moderni siamo riusciti a disincantare
il mondo, a defraudarlo di
misteri e meraviglia e a condannarlo alla
distruzione grazie alle spiegazioni razionali”.
A parlare è Michael Ende in un discorso
pubblico a Tokyo nel 1986. Oggi
questi e altri testi inediti dell’autore de
“La storia infinita” sono offerti alla curiosità
del lettore grazie al lavori di Saverio
Simonelli che ha selezionato e tradotto il
materiale curando il volume “Storie infinite”
nell’edizione della Rubbettino.
Per Ende la bellezza, per sua natura trascendente,
consta di due elementi: il mistero
e la meraviglia, entrambi cancellati
sin dall’inizio dell’epoca moderna. Risultato:
il “disincantamento” del mondo prodotto
dall’ideologia razionalista, positivista,
scientista, quell’ideologia tutta orgogliosa
“di aver finalmente scoperto il trucco
della colossale truffa della creazione”.
Al posto dell’immagine del mondo antico
e medievale, oggi è stata “inculcata nella
testa dei bambini” un’altra immagine, che
è quella dettata dai “quattro punti cardinali”
verso cui ogni uomo moderno, cioè
adulto e maturo deve inchinarsi: Marx,
Freud, Einstein e Darwin. Il mondo, l’universo
intero e il pianeta terra come un ammasso
di materia che orbita e che, non si
sa ancora come e perché, a un certo punto
comincia a ospitare la vita che, “secondo
le necessità dell’adattamento e della selezione
naturale”, si evolve fino all’uomo,
anzi fino “al professore universitario!”.
Prima di diventare un moderno professore
universitario l’uomo nell’antichità era
“stupido e superstizioso” e credeva negli
elfi, nelle ninfe e ringraziava la Madre
Terra per tutto quanto gli offriva, credendo
per giunta di possedere un’anima immortale.
“Oggi sappiamo”, scrive Ende,
“che tutto questo non è altro che una commovente
assurdità. Anche l’anima dell’uomo
non è nient’altro che la somma di
tutti i processi elettrochimici che avvengono
nel cervello e nel sistema nervoso”.
L’ammasso di materia continuerà a orbitare
anche dopo la fine del pianeta terra
che andrà ad arricchire “il cimitero del
cosmo” per cui “l’intera storia dell’umanità
con i suoi dolori e i suoi trionfi, le sue
culture e le sue guerre, i suoi santi, i geni
e i pazzi, non sarà stata nient’altro che un
trascurabile intermezzo in un’imprevedibile
e titanica serie di processi possenti
ma insensati”. Vibrante la riflessione finale:
“Vi prego, signore e signori, di porre
concretamente davanti ai vostri occhi lo
squallore e la banalità di una simile rappresentazione
del mondo. Mi meraviglio
ogni volta del fatto che gli uomini e soprattutto
i giovani che ritengono credibile
una simile immagine, alla minima difficoltà
non si sparino un colpo in testa o
non si distruggano con le droghe. Da questa
idea di mondo non si possono dedurre
valori morali religiosi o estetici. Ogni cosa
diventa assurda e insignificante”. L’ultima
possibilità per l’uomo è quindi il ritorno
alla poesia, alla fantasia e anche all’umorismo,
scoperto dagli ebrei e parente
stretto della saggezza. Ende rivendica
in questi testi l’invenzione dell’“eterno infantile”
molto più interessante dell’“eterno
femminino” (coniato dal quel “truffatore”
di Goethe, chi può credere a una storia
che ha protagonista l’antica superstizione
del diavolo?). Ecco: leggendo “Storie
infinite” si finisce per riprendere automaticamente
“La storia infinita”, e la si
rilegge con altri occhi, più umoristici cioè
più saggi, cioè più infantili.

Andrea Monda

© Copyright Il Foglio 26 marzo 2010