DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

L'INIZIAZIONE CRISTIANA. A. NOCENT

Si ristabilisca il catecumenato degli adulti diviso in più gradi, da attuarsi a giudizio dell'ordinario del luogo; in questa maniera il tempo del catecumenato, destinato ad una conveniente formazione, potrà essere santificato con riti sacri da celebrarsi in tempi successivi. (SC 64)

L'iniziazione cristiana si riferi­sce alle tappe indispensabili per entrare nel­la comunità ecclesiale e nel suo culto in spirito e verità. Senza voler esagerare il sen­so della disciplina detta "dell'arcano", non si può dimenticare che, nella chiesa pri­mitiva, i riti di iniziazione erano segreti. Le catechesi dei padri ci dimostrano che la spiegazione particolareggiata dei riti avve­niva quando i catecumeni avevano ormai fatto l'esperienza vitale dei sacramenti dell'iniziazione. Questa catechesi era essen­zialmente "mistagogica".

"Iniziazione" significa anche inizio, in­gresso in una vita nuova, quella appunto dell'uomo nuovo in seno alla chiesa. Co­me in ogni vita, anche qui si ha un pro­gresso con tappe che - in questo caso - so­no rappresentate dai sacramenti dell'ini­ziazione. Ciascuno di essi non rimane chiuso in se stesso, ma è aperto al successivo in una crescita dinamica verso una più profonda perfezione. Sbaglierebbe quella catechesi che li presentasse ciascuno iso­lato, come una cosa che, ricevuta, è defi­nitivamente chiusa, passata. Se il battesi­mo e la confermazione si ricevono una vol­ta sola, l'eucaristia, che è stata istituita per essere continuamente ripetuta, rinnova ogni volta quanto è stato donato con i primi due sacramenti.

L'antica tradizione della chiesa ha vis­suto questa iniziazione ai tre sacramenti proprio come iniziazione a tutti e tre in­sieme: essi venivano conferiti in un'unica celebrazione, anche ai bambini. La succes­sione dei tre riti ci è descritta fin dal II sec. in un testo ormai classico di Tertulliano: «Il corpo viene lavato, perché l'anima sia purificata; il corpo viene unto perché l'anima sia consacrata; il corpo viene segna­to [con il segno della croce] perché l'ani­ma sia fortificata; il corpo viene ombreg­giato [dall'imposizione delle mani] perché l'anima venga illuminata dallo Spirito san­to; il corpo viene nutrito con il corpo e il sangue di Cristo perché l'anima si nutra di Dio»[1].

Dal I al V sec.

L'e­poca apostolica - Questa epoca ci offre po­chi dati precisi sull'iniziazione: nessuna de­scrizione di un'organizzazione che si rife­risca alla preparazione ai tre sacramenti: sappiamo però che l'intera predicazione degli apostoli ha come fine la fede e il bat­tesimo (Mt 28,19-20; Mc 16,15-16; At 2,14­36; 8,12-36; 10,34-43; 16,13-14; 18,5; 19,4­5). Il battesimo rientra ovviamente nell'insegnamento degli apostoli che lo di­stinguono da quello di Giovanni (Mt 3,11: Mc 1,8; Lc 3,16; Gv 1,33; At 19,1-5). Il bat­tesimo di Giovanni è un rito di conversio­ne (Mt 3,13-17; Mc 1,9-11; Lc 3,21-22; Gv, 1,32-34), ma il Cristo, ricevendolo, lo ha trasformato da rito di purificazione in dono della vita nuova (Gv 3,5-6).

Dal II al V sec. - Negli scritti di Giustino - siamo nell'anno 150 - constatiamo che per amministrare il battesimo sono ne­cessari due elementi: la catechesi e, quan­do il battesimo è ormai prossimo, la pre­ghiera e il digiuno[2]. Questo digiuno era probabilmente prescritto per il mercoledì e il venerdì, come è attestato nella Didachè[3] . Quanto all'istruzione prebattesimale, essa aveva per fine la fede e le sue conse­guenze morali[4]. Sia Giustino che la Didaché però non offrono elementi precisi sul rito battesimale né tanto meno sulla con­formazione[5].

Ireneo di Lione nei suoi libri Contro gli eretici ha solo alcuni richiami allusivi al bat­tesimo.

Nel III sec. il tempo di preparazione al battesimo ha una sua organizzazione: i ca­tecumeni infatti vi si preparano general­mente nell'arco di tre anni: ce lo attesta la Tradizione apostolica (= TA)
[6].

Tertulliano esorta i catecumeni a prepararsi al battesi­mo «con preghiere assidue, digiuni, prostrazioni e veglie»
[7]. Egli distingue netta­mente il battesimo con l'acqua dal dono dello Spirito che si riceve con l'imposizio­ne della mano; sicché nel battesimo egli sembra vedere solo l'effetto negativo: la re­missione dei peccati, poiché lo Spirito vie­ne donato con l'imposizione della mano[8].

Cipriano esplicita ulteriormente il distac­co tra battesimo e dono dello Spirito nel­la confermazione
[9] e si rifà agli Atti, defi­nendo gli effetti della confermazione con il termine «consummatio»[10].

Origene con­cepisce il catecumenato come un ingresso nella fede attraverso una catechesi che del­la fede esprima un breve compendio: il mi­stero cristiano vi è esposto nei suoi elementi essenziali; conserviamo molte omelie in cui Origene esorta i catecumeni alla peniten­za
[11]. Egli descrive i riti battesimali, che co­nosce assai bene[12].

Ma se fin qui siamo in grado di cono­scere l'iniziazione cristiana solo attraverso allusioni più o meno esplicite, con la TA ve­niamo a conoscenza di numerosi dettagli sul catecumenato, il battesimo, la confer­mazione e l'eucaristia. Qui ci limiteremo al catecumenato. Ciò che la TA descrive fun­ge da base per lo sviluppo ulteriore, ma non si può affermare che le sue descrizioni ri­producano «assolutamente l'uso romano»[13].

Per entrare nel catecumenato il candidato è sottoposto ad un severo esame, deve ri­spondere a precise domande sulla moralità, la professione ecc.[14]. Nel corso di un trien­nio, poi, i catecumeni ricevono le istruzio­ni dai catechisti, anche laici, i quali im­pongono loro le mani dopo la catechesi o in quei momenti di "crisi" attraverso i qua­li i catecumeni possono passare[15]. Al termine di questo periodo e dopo un nuovo esame si decide l'ammissione del catecu­meno alla preparazione immediata ai tre sacramenti dell'iniziazione[16]. Si hanno co­sì due classi di catecumeni, la seconda del­le quali comprende coloro che, ormai vici­ni ai sacramenti, sono ammessi ad ascol­tare il vangelo[17]. Più tardi costoro saranno chiamati electi, mentre in Africa, Gallia e Spagna li si chiamerà competentes (= cum petere, correre insieme). A partire da questo momento gli electi ricevono ogni giorno un esorcismo, prima della notte di pasqua, e digiunano il venerdì santo. Il sabato santo il vescovo li riunisce ordinando loro di di­giunare e di pregare in ginocchio, quindi impone loro la mano per l'esorcismo e, do­po aver soffiato sul loro viso e tracciato il segno di croce sulla loro fronte, sulle orec­chie e le narici, li farà alzare[18]. Per tutta la notte i catecumeni vegliano in preghiera nell'ascolto delle letture e delle catechesi[19]. Al canto del gallo si prega sull'acqua e ha quindi luogo il battesimo, poi la confer­mazione e infine la celebrazione eucaristi­ca alla quale partecipano per la prima vol­ta i neoiniziati[20]. La sostanza di questo ri­to[21] durerà fino ad oggi e riceverà un im­portante sviluppo.

Dal vi al x sec.

Per questo perio­do possediamo due importanti fonti sull'iniziazione cristiana a Roma. La prima è una lettera che il diacono Giovanni - forse futuro papa Giovanni I (523-526) - scrive a Senario, funzionario di Ravenna, ri­spondendo alla richiesta dì un'esposizione sull'argomento. L'altra è il sacramentario Gelasiano che contiene, oltre ai testi per l'iniziazione, anche alcune indicazioni rituali. Al Gelasiano va unito un testo che ne è un adattamento e gli è contemporaneo: l' Or­do romanus XI.

La lettera del diacono Giovanni a Senario[22] non solo enumera i riti, ma ne tenta an­che un'interpretazione: di qui la sua gran­de importanza. In questa lettera sono de­scritti con particolare attenzione i riti del catecumenato. Troviamo la triplice ripeti­zione degli «scrutini» prima di pasqua; Giovanni parla di «infantes»: dunque ci troviamo già di fronte a una prassi di iniziazione che si rivolge abi­tualmente a bambini; e poiché Giovanni accenna a una catechesi da impartire, que­sta si rivolge certamente ai genitori o ai padrini e madrine dei futuri iniziati: in es­sa si insegneranno i rudimenta fidei.

L'in­gresso nel catecumenato è segnato dall'imposizione della mano, una sorta di esorcismo che mostra come il candidato non appartenga più al demonio ma a Dio. Con il successivo rito dell'insufflazione sul candidato si vorrà significare che il demo­nio è rigettato e il candidato è preparato come una dimora per Cristo. Gli viene quindi conferito il sale benedetto perché egli si conservi nella sapienza e nella Pa­rola che gli è stata insegnata. Le imposi­zioni della mano si fanno frequenti e, do­po un lungo periodo catecumenale di tre anni, si consegna a colui che è ormai electus o competens il Simbolo apostolico. Que­sta «traditio» (consegna) è la più antica che noi conosciamo.

Prendono quindi l'avvio gli scrutini. Nell'ultimo esorci­smo si toccano le orecchie (per l'acquisto dell'intelligenza), il naso (per essere in gra­do di percepire il buon odore di Cristo), infine si tocca il petto, che è la dimora del cuore.

La seconda fonte, rappresentata dal sacramentario Gelasiano[23], pur essendo composita (le sessioni catecumenali non sono tutte di una medesima epoca, né sono pre­sentate nell'ordine logico), ci offre tuttavia i testi delle messe di scrutinio, le diverse «traditiones» (consegne), i riti del battesimo e della confermazione[24]. Nel Gelasiano le domeniche di Quaresima, dalla terza alla quinta, sono organizzate in vista degli scrutini.

La prima domenica di Quaresima i catecumeni ven­gono radunati per l'iscrizione, dalla terza alla quinta domenica per gli esorcismi[25]. Nel corso della settimana sono convocati per la «traditio» del simbolo della fede[26], del Pater[27] e dei quattro vangeli[28].

Si pos­sono solo fare delle congetture sulle lettu­re scelte per le messe degli scrutini[29]: sem­bra che corrispondano pressappoco a quel­le dell'attuale ciclo A[30].

Al rituale contenuto nel Gelasiano va aggiunto quello dell’Ordo XI[31].

Ma tanto nel Gelasiano quanto nell'Ordo XI l'iniziazione si realizza con l'ammi­nistrazione dei tre sacramenti in un'unica celebrazione, in cui si susseguono battesi­mo, confermazione ed eucaristia.

Il batte­simo si compie con la triplice immersione e l'interrogazione sulla fede nelle tre per­sone della Trinità[32]; la confermazione è conferita mediante l'imposizione della ma­no, accompagnata dal testo di Isaia sul do­no dello Spirito, e dall'unzione[33]; l'eucari­stia conclude l'iniziazione[34].

Nel periodo che si estende tra il VI e il X sec. si verificano alcune modificazioni e aggiunte. Tra il V e il VII sec. la formula battesimale si modifica profondamente. Fi­nora il battesimo avveniva con le tre im­mersioni, ognuna delle quali comprende­va un'interrogazione sulla fede cui faceva seguito la risposta «Credo» da parte del candidato o, trattandosi di bambino, da parte dei genitori, o padrino e madrina. Adesso invece, moltiplicandosi il battesi­mo dei bambini, si pensa sia meglio in­terrogare i genitori, i padrini e le madrine prima del battesimo, e per il battesimo stes­so introdurre la formula: «Ego te baptizo...». Questo uso è attestato a Roma dall'VIII sec. Dal IX sec. in Gallia il battesi­mo non è più legato né alla pasqua né al­la pentecoste.

Fino al Vat. II, dunque, si è fatto uso di rituali artefatti: quello per gli adulti era il risultato di un rimaneggiamento degli scru­tini con le rispettive formule; quello per i bambini, che utilizzava le formule desti­nate agli adulti, comprendeva i tre esorci­smi del Gelasiano messi l'uno dopo l'altro in un'unica celebrazione e non adatti ai bambini. Stando così le cose, bisognava pensare a una restaurazione dell'iniziazio­ne cristiana, sia per il battesimo degli adulti e dei bambini, sia per la confermazione, la quale, isolata dal battesimo, era diven­tata un rito "gonfiato": gonfiato nell'in­tento di restituirgli un'importanza che la separazione dal battesimo gli aveva fatto perdere. Inoltre: questi rituali separati del battesimo e della confermazione non con­tenevano più alcun legame visibile con l'eu­caristia. Così l'iniziazione cristiana aveva perso il suo carattere unitario, al punto che per ogni sacramento, trattato a parte, si fa­ceva una catechesi consistente in un atto a sé stante, senza apertura all'iniziazione, termine ormai divenuto inusitato.

L'Iniziazione cristiana degli adulti (OICA)

Una rapida lettura dell'Ordo Initiationis Christianae Adultorum[35] è sufficiente per renderci conto che la sua composi­zione si è ispirata globalmente alla TA e al Sacramentario Gelasiano. Sono stati abban­donati i sette scrutini dell'Ordo XI per di­minuire il numero delle riunioni, pur conservando l'adunanza per la «traditio» (con­segna) del Simbolo di fede, del Pater e dei vangeli. Sono rimaste le diverse tappe del catecumenato, e i tre sacramenti dell'ini­ziazione sono finalmente presentati legati intimamente fra loro. I formulari sono per lo più quelli del Gelasiano, a cui sono sta­te aggiunte nuove formule di recente com­posizione, a scelta del celebrante. Rimandando il lettore alle voci relative per i par­ticolari sul battesimo e sulla confer­mazione, approfondiamo ora i riti del catecumenato.

La struttura generale dell'OICA (= RICA) presenta tre gradi. Il primo grado consiste nell'ammissione del candidato al catecumenato e nel catecumenato stesso. Questo grado presuppone una evangelizzazione preliminare che si può definire "precatecumenato" (OICA 9-20). Il secondo grado ab­braccia la preparazione immediata del can­didato ai sacramenti dell'iniziazione, pre­parazione che normalmente si svolge nel tempo di quaresima, in domeniche fisse, facendo uso di letture bibliche appropria­te (OICA 21-26). Il terzo grado comporta i tre sacramenti dell'iniziazione conferiti nel­la medesima celebrazione (OICA 27-36).

L'Eucaristia come sacramento dell'iniziazione

Come in antico, anche og­gi nel rituale per l'iniziazione degli adulti è prevista e considerata normale la parteci­pazione dei neofiti all'eucaristia. Nel loro cammino verso l'altare, conclusione obbli­gatoria della loro iniziazione, anticamente i neofiti erano accompagnati dal canto dei Sl 22 e 44. S. Ambrogio, commentando il Sl 22, vede nell'eucaristia il sacramento che ci fa «entrare» definitivamente nel corpo di Cristo[36]. Il battesimo e la confermazione ci danno la possibilità di incorporarci defi­nitivamente nel corpo del Signore: sono la preparazione indispensabile a ciò che nell'eucaristia trova il suo pieno compimento.

In Oriente la consuetudine antica è ri­masta intatta ed anche il bambino picco­lo, appena battezzato e confermato, rice­ve l'eucaristia sotto la specie del vino. In Occidente la comunione sotto la specie del vino a poco a poco scompare per tutti i fe­deli e il concilio Lateranense IV (1215), ren­dendo obbligatoria la comunione solo all'età della raggiunta discrezione (DS 812), fece sì che l'eucaristia non venisse più da­ta ai bambini piccoli.

Con il decreto Quam singulari dell'8 ago­sto 1910 (DS 3530-3536), Pio X precisa l'età della discrezione a partire dalla quale co­mincia l'obbligo di accostarsi alla comu­nione: verso i sette anni, quando il bam­bino è in grado di distinguere l'eucaristia dal pane comune e può ricevere una certa formazione religiosa. Il decreto viene re­cepito nel CIC del 1917, can. 854 (cfr. CIC del 1983, cann. 913-914).

Attenta all'esigenza della responsabilità, la pastorale attuale ha optato perché anche la confermazione venga ricevuta con pie­na coscienza. In tal senso va letta la scel­ta di spostare la confermazione ad una età più matura. Si ritiene che, se il bambino piccolo può comprendere il senso dell'eu­caristia, gli riesce più difficile comprende­re che cos'è la confermazione. Si è dunque introdotto l'uso di conferire l'eucaristia ver­so i sei-sette anni e la confermazione più tardi, intorno ai dodici-quattordici, scon­volgendo così l'ordine dei sacramenti dell'iniziazione per dei motivi pastorali, di cui giudica la chiesa.Ma dobbiamo ricordare che nell'inizia­zione cristiana due sacramenti conferisco­no un carattere: il battesimo, che ci pone nell'essere-figli-di-Dio, e la confermazione, che ci situa nell'agire-come-figli-di-Dio. L'eucaristia, istituita per essere ripe­tuta, consolida e approfondisce il caratte­re ricevuto nel battesimo e nella confer­mazione. Quando un battezzato riceve l'eu­caristia senza aver prima ricevuto la con­fermazione, si potrebbe dire che per lui l'eucaristia è piuttosto un alimento, un nutrimento che sostiene il suo essere-cristiano, il suo essere figlio-adottivo-di-Dio. Quan­do invece ha ricevuto la confermazione, la sua partecipazione all'eucaristia si fa posi­tiva e attiva: offre con Cristo il sacrificio dell'alleanza per la ricostruzione del mon­do.
  1. NOCENT (C. CIBIEN)