DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

ORCHI IN DIFESA DEI BAMBINI Invettiva cristianissima contro l’Europa pedofoba e il mondo infanticida. Di F. Agnoli

di Francesco Agnoli

Ogni due o tre mesi mi scrive un
amico, missionario in Africa, don
Giuseppe Ceriani. Per parlarmi della
chiesa di là, delle sue tribolazioni,
delle sue attività, delle sue lotte. L’ultima
sua lettera è datata Quaresima-
Pasqua 2010. Leggendola non sembra
che laggiù siano filtrate le notizie che
occupano la stampa europea in questi
giorni, con soverchia e sospetta abbondanza.
Forse in Africa non si sa
nulla della battaglia che il vecchio
continente ha ingaggiato da tempo
con la sua storia e le sue radici. Una
battaglia che è sempre più grottesca,
perché vede gli araldi del nichilismo,
soprattutto quello sinistro, combattere
una santa crociata contro i preti pedofili.
Non, si badi bene, per sbarazzarsi
di loro, come è giusto, ma per
sbarazzarsi, tout court, del cristianesimo,
e magari, relativisticamente, anche
dell’idea di bene e male.
L’Europa che apostata ogni giorno,
deve farlo trovando nobili giustificazioni,
dandosi un tono. L’Europa che
massacra i suoi figli nell’utero materno,
a milioni; che distrugge i bambini
già nati combattendo ogni giorno la
famiglia (quintuplicati i divorzi, nella
mia regione, in trent’anni); l’Europa
che sperimenta sugli embrioni, che
commercia ovuli e spermatozoi come
fossero caramelle, che tenta di clonare
l’uomo massacrando centinaia di
esseri umani allo stato iniziale, che
ingravida le donne single e le coppie
omosessuali, negando ai figli che nasceranno
il padre o la madre… L’Europa,
l’occidente, che permettono le
mamme-nonne, che fanno nascere figli
già orfani con la fecondazione post
mortem, che congelano gli embrioni
sotto azoto liquido e che infangano
la vita di milioni di ragazzi col sesso
precoce, la pornografia, lo scandalo
continuo; l’occidente “no child”, che
predica la “crescita zero” per non inquinare;
che “aiuta” i paesi poveri coi
preservativi e l’aborto; che vede crescere
ogni giorno il ricorso alla sterilizzazione,
gli alberghi e i luoghi di
villeggiatura dove sono verboten i
bambini; l’Europa che apre all’eutanasia
dei fanciulli malati e che anestetizza
e lobotomizza i suoi figli con
la Tv, il tempo pieno, la realtà virtuale,
svariati impegni extrafamiliari e
mille altri sotterfugi per non avere
impicci…
Ebbene questa Europa nemica dei
bambini, bambino-fobica, handi-fobica,
famiglio-fobica, finge di battersi in
difesa dei più piccoli, se questa battaglia
può servire a infangare la chiesa
nel suo complesso, come istituzione,
come storia, come tutto. Finge di farlo,
e con grande e prolungato clamore,
salvo poi tacere sui milioni di europei
(di cui circa centomila italiani) che
praticano turismo sessuale a danno di
bambini asiatici, latini o africani; sui
quarantuno mila casi di violenze sui
minori che vengono registrati ogni anno
in Italia secondo una ricerca presentata
allo Iulm di Milano nel 2007;
sul boom di pedopornografia che invade
la rete ogni giorno di più, senza
quasi nessuno che la ostacoli.
Don Giuseppe, dicevo, non sembra
sapere nulla. Si limita a raccontarmi
per lettera quello che fa là, a Nairobi,
dove ha già preso, in passato, la malaria
e una malattia che gli ha riempito
le budella di trenta chili di una strana
mucillagine, che però non ha infrollito
la sua tempra di uomo di Dio.
Cosa mi racconta, dunque, dal
Kenya? “Caro Francesco, il Signore
cammina con noi sulle strade di Ongata
Rongai dove da alcuni mesi sta
sorgendo un orfanotrofio per accogliere
almeno cento bambini/e sotto i
dieci anni. Molti di essi sono stati
coinvolti nella tragica pandemia dell’Aids.
In un’area accanto sorgerà anche
un ospedaletto diurno, una specie
di pronto soccorso per bambini. E
sarà una grazia per questi poveri”.
Qui, continua, la società è vessata da
mali di ogni tipo, vecchi e nuovi: tribalismo,
spiritismo, stregoneria e corruzione.
Per questo a Lamet i fratelli
delle Scuole cristiane assistono cento
ragazzi/e “che vengono da varie etnie
con esperienze di enorme indigenza e
sofferenza”. A Burgheri, invece, “sta
sorgendo una scuola superiore per ragazze”,
per quelle femmine che qui
sono spesso trattate come oggetti e
che invece i missionari vogliono nobilitare,
insegnando loro un mestiere, a
leggere e a scrivere. “L’area fu al centro
di scontri tribali del 2008. Ora che
la calma sembra tornata, abbiamo ripreso
le costruzioni. A fine febbraio
sono state costruite due aule”. La lettera
continua e parla delle altre iniziative:
scuole, ospedali, centri, soprattutto,
per ragazzi, orfani, abbandonati,
malati… di cui nessuno, spesso
per povertà ma anche per superstizione,
vuole prendersi cura. Mentre
leggo penso: forse un domani anche
gli africani, quando avranno la pancia
piena, impiccheranno la chiesa ai
peccati, pur gravissimi, di qualche suo
figlio, e dimenticheranno tutti coloro
che invece l’hanno amata e soccorsa
anche a rischio della vita, perdendo,
evangelicamente, la propria esistenza.
Ma intanto non posso fare a meno di
notare che quello che accade a Nairobi,
avviene in tutta l’Africa. Non sono
fedeli di Cristo, soprattutto, quelli che
portano lì aiuti, medicine, civiltà, speranza,
mentre i figli di Mammona, che
vengono spesso dalla stessa Europa,
cercano l’oro e gli affari?
Non è stato così anche per l’Europa,
un tempo? Chi ha costruito le ruote
degli esposti, gli ospedali, le scuole
per i bambini, anche quelli poveri, nel
Medioevo? Chi ha edificato moltissime
delle nostre scuole professionali
per salvare milioni di ragazzi, nell’Ottocento,
dallo sfruttamento nelle industrie?
Chi ha insegnato all’Europa
il rispetto per i bambini? Chi ha imposto
piano piano l’idea che le spose
devono essere consenzienti, spostando
gradatamente l’età del matrimonio
un po’ “pedofilo” dell’antichità, sin
dall’epoca di Costantino?
Ricordiamo per un attimo cosa fu il
mondo antico, precristiano. A Roma, a
Sparta, ad Atene, presso tutti i popoli,
i bambini malformati, handicappati,
non voluti, venivano uccisi, fatti schiavi,
venduti come cose. Non solo di fatto,
ma anche in linea di diritto. Era
normale. In tanti casi, presso i greci,
presso i popoli nordici, presso i fenici,
dei bambini venivano sacrificati alle
divinità per chiederne il favore, come
succede ancora oggi in Africa o in India
(lo ha scritto Libero, 13/03/2010)
Il cristianesimo arrivò portando la
nozione di sacralità della vita. Additando
a tutti un Cristo bambino; predicando
il rispetto dell’infanzia fino
ad allora così poco considerata. Spiegando
che Dio stesso si era fatto piccolo.
Noi, scrivevano i primi cristiani,
Giustino, Tertulliano e tanti altri, non
uccidiamo i nostri figli e non li abbandoniamo
lasciando che vengano
sbranati dalle belve.
Così, dicono gli storici, il cristianesimo
costruì i primi orfanotrofi, sostanzialmente
sconosciuti sino ad allora.
Così trovarono una casa gli abbandonati,
i milioni di “Marcellino pane e
vino” della nostra storia che ancora
oggi portano nel cognome il ricordo di
quella carità cristiana che li salvò: gli
Esposito, i Diotallevi, i Fortuna, i Fortunato,
i Proietti, i Casadei.
Trovarono asilo prima negli orfanotrofi
fondati dalle imperatrici e dalle
matrone romane convertite, poi in
strutture come quella dell’arciprete
milanese Dateo, dove venivano accolti
bastardi, orfani, handicappati, nel secolo
VIII; poi, ancora, nelle case fondate
dalle confraternite o negli ospedali,
come quello fiorentino degli Innocenti,
in cui ai bambini erano dedicati
strutture, personale specifico e
soldi per costruirsi, una volta cresciuti,
il futuro.
Così recita l’Enciclopedia Treccani
alla voce “orfanotrofio”: “Sorti fin dai
primi tempi del cristianesimo attraverso
la paternità adottiva, mantenuti
dalle offerte dei fedeli e sorvegliati
dai sacerdoti, gli orfanotrofi ebbero
dai primi imperatori cristiani non pochi
e notevoli privilegi”.
Oggi magari ce ne dimentichiamo,
perché da noi gli orfanatrofi sono
sempre meno: ci si disfa del problema
alla radice.
Ma la predilezione cristiana per i
più piccoli non è venuta meno: nell’Inghilterra
laica e anglicana un terzo
degli orfanotrofi odierni è gestito
da ordini religiosi cattolici. In Africa,
dove la poligamia, la povertà e le malattie
colpiscono soprattutto i bambini,
gli orfanotrofi sono numerosissimi
e hanno nella quasi totalità dei casi
un’origine religiosa.
Nella Cina non cristiana, dove l’infanticidio
di massa, potenziato dal regime
maoista, è sempre esistito, la piccolissima
minoranza cattolica, come
raccontava Tiziano Terzani su Repubblica
il 20 giugno 1984, prima della rivoluzione
comunista gestiva oltre duemila
scuole, duecento ospedali e più
di mille orfanotrofi. A rischio spesso
dell’odio xenofobo cinese, esploso poi
all’epoca di Mao, che chiuse tutto accusando
le suore “di aver ucciso i
bambini e la chiesa di essere sovversiva”.
Ancora oggi missionari cristiani
laici e religiosi giungono in Cina da
tutto il mondo per raccogliere sulle
strade bambini abbandonati e lasciati
morire di fame. Un caro amico, Francesco,
mi ha raccontato questa terribile
realtà, dopo aver trascorso un’estate
in Cina con alcuni sacerdoti lombardi
ad aiutare il creatore di uno di
questi istituti per l’infanzia abbandonata.
Francesco ci è andato dopo che
Giulia, sua sorella e mia alunna, era
stata alcuni anni prima, con altri missionari,
in Romania, a fare scuola e a
dare un po’ di affetto ad alcuni dei migliaia
e migliaia di orfani romeni abbandonati,
costretti a vivere nelle fogne,
spinti alla prostituzione minorile
e alla delinquenza. Chi li aiuta, gli orfani
dell’est Europa? Hans Küng, Corrado
Augias, Vito Mancuso o il patron
di Repubblica? La rivista Left, che fa
copertine in cui compare un prete e la
scritta, grande, “Predofili”, quasi a
suggerire una equivalenza tra sacerdozio
e pedofilia?
No, migliaia e migliaia di associazioni
e gruppi sorti molto spesso dal
volontariato cattolico (o protestante),
legati alle parrocchie, che finanziano
ospedali pediatrici, ospitano ogni anno
in Europa i bambini di Cernobyl,
diffondono la pratica dell’adozione a
distanza… Come l’associazione di don
Antonio Rossi, “Chiese dell’est”, che
ha appena lanciato un programma di
adozione a distanza di bambini russi e
ucraini, spesso “liberati dagli orfanotrofi
statali (alle volte autentici lager)”.
Alcuni anni fa, nel 2002, il patriarcato
ortodosso di Mosca fece un documento
in cui registrava allarmato che
la minoranza cattolica si prende cura
di troppi bambini e adolescenti, “soprattutto
negli ospedali, nelle scuole
secondarie e negli orfanotrofi”. “Sotto
il pretesto delle cure degli orfani, recitava
il documento, e dei bambini
senza casa i cattolici (soprattutto rappresentanti
di ordini religiosi femminili)
coltivano una nuova generazione
di cattolici adulti”.
Cosa accade, invece, in India, paese
in cui la vita dei bambini, specie quella
delle femmine, non vale gran che?
In cui gli infanti vengono uccisi a milioni
e la prostituzione infantile, secondo
la “Storia dell’infanzia” della
Laterza (vol. I, p. IX), riguarda circa
quattrocentomila soggetti? E’ dall’opera
di madre Teresa che sono nati orfanotrofi,
asili, lebbrosari, case di accoglienza
per anziani, ragazze madri, moribondi.
In un crescendo di opere stupende
che si sono diffuse poi in tanti
altri paesi del mondo, talora nonostante
l’opposizione dei governi.
Opere che qualcuno fa presto a dimenticare,
accecato dall’odio ideologico.
Ma forse, se mandassi queste mie
brevi e indignate considerazioni a don
Giuseppe, mi risponderebbe: “Sì, caro
Francesco, ma la barca di Pietro, oggi,
è nella tempesta, anche per causa di
tanti suoi uomini indegni, non solo pedofili,
ma anche politicanti, mondani,
pavidi, tiepidi… Forse Dio si servirà
delle critiche e dell’odio strumentale
di tanti ipocriti, per rimettere la sua
barca, santa, sulla giusta rotta. Forse
farà capire a tanti vescovi che devono
tornare a fare i pastori, anzitutto dei
loro sacerdoti: meno chiacchiere, meno
convegni, meno interviste ai giornali
sui fatti di cronaca… Più preghiera,
più attenzione nei seminari, più
spirito soprannaturale

© Copyright Il Foglio 25 marzo 2010