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Polonia: settimanale cattolico condannato per “linguaggio d’odio”: Non si può definire omicida la donna che compie un aborto

Il 5 marzo la Corte di appello di Katovice ha confermato la condanna del settimanale cattolico polacco “Gość Niedzielny” e del suo proprietario, cioè l’arcidiocesi di Katovice, a chiedere scusa e al pagamento del risarcimento ad Alicja Tysiąc.

La vicenda di Alicja Tysiąc, cittadina polacca madre di due figli nati con il parto cesareo e affetta da retinopatia progressiva, cominciò quando, accortasi di una gravidanza, si rivolse a un ginecologo chiedendo l’autorizzazione all’aborto a causa dei suoi problemi alla vista.

Il ginecologo escluse da subito qualsiasi collegamento causale tra la gravidanza e un eventuale peggioramento della miopia, scartando così la possibilità di abortire, che in Polonia viene concessa solo nel caso di violenza carnale, malformazione congenita o rischio per la vita della madre, che deve essere riscontrato da due specialisti.

La donna si recò in seguito da altri quattro specialisti (tre oculisti e un secondo ginecologo) che non ravvisarono nella gravidanza un pericolo per la sua vista; solo un medico generico accettò di compilare il certificato per avviare la procedura di aborto.

La signora Tysiąc partorì quindi il bambino con parto cesareo nel novembre 2000. In seguito ebbe un peggioramento della vista e decise di rivolgersi alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per ottenere giustizia.

Il 20 marzo 2007 la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha emesso una sentenza di condanna nei confronti dello Stato polacco, multandolo di 25.000 euro, per il fatto che le sue leggi nazionali pongono dei limiti alla possibilità di abortire.

“Gość Niedzielny” ha quindi scritto degli articoli sulla vicenda che hanno offeso la signora Tysiąc, la quale si è rivolta al tribunale locale, che il 23 settembre 2009 ha ordinato al settimanale di pubblicare delle pubbliche scuse per il suo “linguaggio d’odio” e per “il paragone fatto con i criminali nazisti”.