DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

«1861, Chiesa nel mirino». I cattolici e l'Unità d'Italia

di Andrea Galli
«L’attacco al papato non fu un effetto collaterale del Risorgimento, ma il suo fine». Il j’accuse di Angela Pellicciari
«Tutte le fonti dell’800, sia di parte cattolica che di pare massonica, dicono la stessa cosa: che la fine del potere temporale del papato era l’obiettivo di forze internazionali legate al protestantesimo e alla massoneria per distruggere la Chiesa». Angela Pellicciari, la studiosa che ha riportato alla luce negli ultimi anni una mole di documenti e fatti sulla violenza dell’utopia risorgimentale – da Risorgimento da riscrivere (Ares 1998) a I panni sporchi dei Mille (Liberal 2003) a Risorgimento anticattolico (Piemme 2004) – si dice sconcertata all’idea che ci sia ancora chi, anche nel mondo cattolico, neghi od occulti queste cose.
Non fu dunque, quello contro la Chiesa, un conflitto collaterale all’obiettivo dell’unità d’Italia?
«Pio IX lo disse in decine di interventi e così Leone XIII: la fine del potere temporale era strumentale al crollo del potere spirituale. Liberali e massoni erano convinti che togliendo al Papato le sue ricchezze questo sarebbe crollato anche spiritualmente. Perché proiettavano sulla Chiesa le loro categorie».
Fu anticattolicesimo o piuttosto anticlericalismo, contro l’invadenza della Chiesa in ambito secolare?
«Non si è trattato di anticlericalismo, ma di anticattolicesimo, che è cosa molta diversa. Una circolare del Grande Oriente del 1888 dice proprio questo ai fratelli: guardatevi bene dal non usare la parola anticattolicesimo, ma di usare la parola anticlericalismo, perché noi non siamo ufficialmente contro Cristo e la Chiesa, siamo solo contro i clericali che la snaturano».
Anche lo Statuto Albertino, infatti, riconosceva, all’articolo 1 quella cattolica come la sola religione di Stato...
«Nell’800 la grande maggioranza degli italiani era alla ricerca di una qualche forma di Stato unitario o federale. Pio IX era favorevole e insieme a lui tutta la Chiesa. Quando di questo progetto si appropriano in modo anti-cattolico i Savoia e i liberali di tutto il mondo – liberali di tutto il mondo unitevi è il vero slogan dell’800, che precede quello marxista – in un tale contesto il papa e i cattolici, ovviamente, si tirano indietro. Ora, qual era la motivazione ufficiale per cui competeva ai Savoia liberare l’Italia? Era che loro erano moralmente migliori degli altri sovrani, perché favorevoli a una monarchia costituzionale in uno Stato cosiddetto liberale. Arriviamo al punto. Nel 1848 è approvato lo Statuto Albertino e nel 1848 il parlamento sabaudo discute di come sopprimere i gesuiti. Ma i gesuiti non sono un ordine della Chiesa cattolica, unica religione di Stato? Fatto sta che i beni della Compagnia di Gesù vengono espropriati mentre i gesuiti sono sottoposti a domicilio coatto perché rei del nome. Sottolineo: uno Stato liberale che mette al domicilio coatto delle persone… perché ree del nome! Nel ’55 allungano il passo e sopprimono gli ordini mendicanti e le monache di clausura: 35 ordini religiosi. Alla fine del Risorgimento, nel ’73, vengono estese a Roma le leggi eversive, ovvero i 57mila membri di tutti gli ordini religiosi (ribadisco: della Chiesa di Stato…) sono messi sulla strada e i loro beni vengono espropriati. Beni donati dal popolo italiano nell’arco di secoli, che finiscono ad arricchire i liberali: migliaia di edifici bellissimi, circa due milioni di ettari di terra, dipinti, sculture, oggetti d’argento, pietre preziose, archivi, biblioteche… Questa operazione la vogliamo chiamare rispettosa della Costituzione? Per non parlare delle 24mila opere pie che operavano in tutta Italia: soppresse. È grazie a provvedimenti di questo tipo che l’Italia si è trasformata – per la prima volta nella sua storia millenaria – in una nazione di emigranti. Il Risorgimento è riuscito nell’impresa di trasformarci in una nazione da nulla: l’Italietta».
Si sono accaniti meno sul clero secolare, tuttavia. Come mai?
«Perché i religiosi non vivevano come i parroci in mezzo alla gente e i liberali volevano evitare una sollevazione di massa. Questo era chiarissimo già dal ’48, nei dibattiti del Parlamento subalpino. Non di meno, il codice penale approvato nel ’59, agli articoli 268, 269 e 270, imponeva al clero di obbedire a tutte le leggi dello Stato e puniva con il carcere di due anni e duemila lire di multa tutti coloro che disobbedivano con 'parole, opere e omissioni'. In sostanza, i preti che si azzardavano in chiesa a ricordare che il governo liberale era scomunicato incorrevano in questo reato di 'parole'… Un prete, ovviamente, non poteva sposare o celebrare il funerale di un liberale scomunicato: qui scattava la disobbedienza per 'omissione'. Questo era il rispetto della 'sola religione di Stato'. Il Risorgimento ha attuato gli stessi provvedimenti anticattolici messi in atto tre secoli prima dalle nazioni protestanti: l’unica differenza è stata che, mentre Lutero, Calvino ed Enrico VIII, agivano in odio dichiarato alla Chiesa cattolica, i liberali italiani erano vincolati al rispetto formale della Costituzione e si professavano più cattolici del papa. Una menzogna radicale che invano Pio IX ha denunciato in decine di encicliche, oggi del tutto dimenticate».
Una 'liberazione' più o meno brutale del Kulturkampf in Germania, per esempio?
«Certamente più violenta del Kulturkampf, che è stato fermato dall’azione del Zentrum, il partito cattolico di centro. Qui sono andati ben oltre e non li ha fermati nessuno. Si sono arrestati, ad un certo punto, solo per la paura dell’ondata socialista».
Si cita spesso, per ridimensionare la portata di quegli avvenimenti, la frase di Paolo VI sulla «Provvidenza che tolse al papato le cure del potere temporale perché meglio potesse adempiere la sua missione spirituale nel mondo».
«Una frase strumentalizzata. Intanto dire che è finito il potere temporale, come fanno in molti, è dire un’inesattezza. Il potere temporale è ridotto a un territorio simbolico, ma c’è e questo salva la libertà della Chiesa nella libertà del papa dal non essere suddito/cittadino di nessun altro Stato. Il papa è sovrano in Vaticano. Secondo, Dio è capace di estrarre da un male un bene maggiore. Ma questo è, per l’appunto, opera della sua provvidente onnipotenza. Fosse stato per i liberali, la Chiesa cattolica avrebbe semplicemente cessato di esistere».
«Avvenire» del 6 marzo 2010