MOLTO PIU' CHE SOLIDARIETA':
ECCO L'AMORE AL PAPA, ALLA CHIESA, AD OGNI UOMO
In questi giorni difficili e tristi un lampo dello Spirito Santo ha squarciato il Cielo, i volti giovani di tante vite salvate, amate e curate dalla Chiesa. Un lampo d'amore al Papa, ad ogni Papa. Al grande Giovanni Paolo II che, per i giovani, ha voluto e portato avanti tenacemente le Giornate Mondiale della Gioventù, appuntamenti indimenticabili dove migliaia di giovani hanno scoperto e accolto la chiamata di Dio al presbiterato, al convento, a formare famiglie autenticamente cristiane. A Benedetto XVI, che li ha accolti e li accoglie ovunque con parole che son vampe di fuoco ad accenderne le esistenze. 25 anni ed oggi non si contano i sacerdoti, le suore, le famiglie ed i figli sbocciati ad ogni raduno, da ogni angolo della terra. Giovani afferrati dal Signore attraverso i carismi sorti dal Concilio Vaticano II, oggi incompreso e attaccato più che mai. Queste giornate, come quelle di questi giorni, rappresentano un crocevia fondamentale nella crescita dei giovani del Cammino Neocatecumenale. Figli dell'Humanae Vitae vissuta in obbedienza alla Chiesa dai loro genitori attraverso il Cammino, essi sono, oggi i volti di speranza donati da Dio alla sua Chiesa e al mondo intero. Amore dunque a Paolo VI, al suo coraggio profetico che li ha tratti alla vita. E amore a Giovanni XXIII che ha indetto il Concilio Vaticano II, scrigno di Grazie per tutta la Chiesa, viscere che hanno accolto le loro vite e quelle dei loro genitori. Senza il Concilio e l'opera dello Spirito Santo confermata, guidata e sostenuta dai Pontefici, la maggior parte di essi non sarebbero nati, molte parrocchie e molte zone del mondo non li avrebbero avuti come sacerdoti, molti monasteri avrebbero letteralmente chiuso i battenti. Figli dell'apertura alla vita si sono sposati nella stessa apertura ed oggi molti di quelli che erano a San Pietro e al Divino Amore sono, aloro volta, figli di tanti che erano stati a Buenos Aires, a Roma, a Santiago de Compostela e negli altri appuntamenti mondiali. E' questa la risposta dello Spirito alla Chiesa, oggi, in questa tempesta che ne agita la navigazione. E' vero che dopo il Concilio vi sono stati fraintendimenti e deviazioni gravissime, il fumo di satana si è infilato tra le maglie della Chiesa. Ma una lettura della storia e del presente a senso unico, oltre che fuorviante, sarebbe sacrilega. Sì, perchè sarebbe sporcare l'opera stessa di Dio, dubitare dello Spirito Santo. Giovanni XXIII aveva visto molto più in là di quanto pensano frettolosi analisti. Lo Spirito aveva condotto i suoi occhi a questo lontano 2010, agli scandali e alle ferite d'una Chiesa che, lungi dall'essersi solamente accomodata nel mondo, ha peccato di paura e superbia autoreferente, spesso snobbando con supponenza i doni dello Spirito Santo. Escludendoli ed emarginandoli ha fatto il gioco del mondo. La secolarizzazione aveva messo la freccia, era dirompente, e la Chiesa, convocata a Concilio, ha ricevuto la Parola Divina che ne indicava il cammino per poter raccogliere le sfide dei cambiamenti incipienti. Chiudendosi ai reali moti dello Spirito ha lasciato spesso campo libero ai millantatori dello spirito cossiddeto conciliare, infarciti di cultura e pensiero mondano. Essi hanno azzannato la Chiesa alle fondamenta, i seminari e non solo, hanno chiuso i confessionali, hanno aperto la porta alla protestantizzazione nella liturgia e nella pastorale, ed il mondo ha avuto buon gioco. Ma Dio, attraverso l'opera imponente di Pietro si è andato preparando il Popolo con il quale avrebbe voluto far brillare il Vangelo in questa generazione. Giovanni XXIII, Paolo VI; Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, incarnazione di quell'ermeneutica della continuità che oggi, nei volti gioiosi di queste giovani vite donate all'Autore stesso della Vita, risplende dinnanzi a noi come un lampo nella notte. Non si tratta solo di esprimere solidarietà, di gridare al complotto, di scendere, dialetticamente, a patti con il mondo, usando le sue stesse sporche monete. Il Papa non l'ha fatto. Si tratta di convertirsi all'amore di Dio, di riconoscere umilmente peccati e mancanze, ed aprirsi all'azione dello Spirito Santo, messaggero ed attualizzatore della Volontà di Dio. Come questi giovani riuniti in Piazza San Pietro e al Divino Amore, frutti di un'apertura che ne ha dischiuso il cuore e le menti alla voce dello Spirito. E' da loro che la Chiesa è chiamata a ricominciare; dalla loro disponibilità senza riserve all'azione di Dio occorre imparare il cammino d'un autentico rinnovamento. Per la Chiesa e per il mondo, quello stesso che oggi attacca violentemente la Chiesa ma, che, inconsciamente, attende da Lei l'amore di una madre, quell'amore oltre la morte e il peccato che non conosce. Questi giovani saranno quel volto di madre che rigenererà alla vita incorruttibile, testimoni credibili della vittoria di Cristo, la Pasqua al di là della Croce, il destino per il quale ogni uomo è sbocciato in questo mondo.
Antonello Iapicca Pbro
Neocatecumenali, in 35mila per un autentico «sì»
DA R OMA EMANUELA MICUCCI
Z aini in spalla, materassini srotolati sul prato, chitarre e canti.
Sono 35 mila i giovani del Cammino neocatecumenale che riempivano ieri pomeriggio la grande spianata del Santuario del Divino Amore a Roma per ricordare i 25 anni dall’istituzione delle Giornate mondiali della gioventù.
Italiani ma anche svizzeri e bulgari che contagiano con l’entusiasmo dei loro anni e la forza della loro fede. Ragazzi che non hanno paura di rispondere alla chiamata di Dio anche a rischio di scompaginare i loro progetti.
Lo hanno scritto su un grande striscione ai piedi della collina i giovani di Pagani (Salerno): «Non abbiate paura di Gesù Cristo». Lo ha ripetuto dal palco il fondatore del movimento, Kiko Aurguello e il cardinale vicario di Roma, Agostino Vallini. «Siamo stati creati in Cristo per le opere buone che Dio ha predisposto per noi prima della nascita – ricorda Kiko, commentando un brano della Lettera di Paolo agli Efesini –. Il cristiano è sempre un figlio di Abramo che si mette in cammino sulla strada che Dio indicherà quando vorrà». E prendendo in mano la Croce invita i giovani a guardare a Gesù crocifisso per «credere alla buona novella che Cristo è stato resuscitato da morte, che la morte stata vinta», ad annunciare che «Dio ti ama con un amore tale che vorrebbe essere uno in te».
«Abbiamo bisogno di un cristianesimo radicale – prosegue – pronto a correre il rischio del rifiuto». Come è avvenuto ai neocatecumenali espulsi da 40 parrocchie in Perù. Come accade alla Chiesa in Cina o ai tanti cristiani perseguitati e uccisi nel mondo per loro fede. Trovare la propria vocazione, alla vita consacrata o al matrimonio.
«Stiamo toccando con mano – continua Kiko – la meraviglia di tante nostre famiglie aperte alla vita, ai figli che il Signore vuole dare loro». Giovani, dunque in ricerca di Dio e pronti a seguirlo. Come fece Maria. Lo ricorda ai ragazzi il quadro con l’immagine della Vergine apparsa al Santuario del Divino Amore, portato in processione sul palco, all’inizio dell’incontro, da tutti i sacerdoti presenti. «Maria all’annuncio dell’arcangelo Gabriele – spiega Vallini – è combattuta, aveva un altro progetto per la sua vita, sentiva che la voce di Dio era sproporzionata. Il suo 'Eccomi', la sua decisione è avvenuta nella povertà della fede, non nella ragione. Non c’è da ragionare, ma d’accettare la parola di Dio come parola fedele, che non tradisce mai». Perché il Signore vuole solo che siamo felici.
«Però trovare la strada di questa felicità – precisa il porporato – per alcuni può voler dire scompigliare i propri desideri. Non temete perché non vi verrà mai meno la potenza dello Spirito Santo». E non esitano ad alzarsi e correre sul palco 320 giovani e 200 ragazze che ieri pomeriggio hanno sentito nel cuore la chiamata al sacerdozio o alla vita religiosa. Tra loro anche un bambino di 9 anni e due giovani disabili. Su tutti l’invocazione dello Spirito Santo perché il guidi nel discernimento e l’imposizione delle mani da parte del cardinale Vallini. «È la bellezza di Gesù che ti chiama – dice Eleonora, 16 anni di Roma –.
Senti il bisogno di andare a dirlo a tutti». Gianfranco invece viene dalla Sardegna e di anni ne ha 41: «Mi sono alzato perché sento di avere trovato la mia strada, dopo anni di dubbi ed esitazioni». Una ricerca che continua per molti altri giovani come Roberto, 19enne di Palermo: «Oggi ho visto tanta felicità, tanta serenità e voglia di vivere». «Siamo venuti qui proprio per coinvolgerlo in questa esperienza di Chiesa in una comunità», aggiunge suo padre Antonio, da 25 anni nel Cammino neocatecumenale.
Ieri i giovani del Cammino si sono dati appuntamento al Santuario del Divino Amore a Roma assieme agli iniziatori e a Vallini «Come Maria non abbiate paura di rispondere al progetto di Dio per voi»
Avvenire 27 marzo 2010