Il recente pronunciamento con il quale la Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato l’Austria per il divieto di fecondazione eterologa vigente attualmente in quel Paese (e previsto anche dalla legge 40 italiana), riapre il dibattito attorno a questa pratica e a ciò che ad essa è legato a doppio filo: la donazione di gameti, molto diffusa in alcuni Paesi.
Nel Regno Unito, ad esempio, esiste il National gamete donation trust (http://www.ngdt.co.uk/), un programma finanziato dal governo, ideato nel 1998 «per alleviare la scarsità di donatori di gameti» a livello nazionale. Se si cercano le indicazioni specifiche per procedere alla scelta dei gameti per la fecondazione eterologa, la strada 'istituzionale' suggerita dal National gamete donation trust porta direttamente alla Human fertilisation and embryology authority (Hfea), l’agenzia competente in materia di fecondazione assistita. Proprio sul sito della Hfea esiste una guida
Via le regole sull’eterologa? Ecco i risultati: dagli Usa alla Gran Bretagna, viaggio tra i siti delle cliniche che soddisfano chi cerca un figlio su ordinazione. Un vero bazar dei gameti, dove i cataloghi raccolgono le caratteristiche delle «donatrici» di ovuli e i fornitori di seme maschile a pagamento
A(http://guide.hfea.gov.uk/guide/) per la ricerca della clinica che meglio risponde ai requisiti richiesti da chi ha scelto la via dell’eterologa.
nche negli Stati Uniti esistono moltissimi centri specializzati che mettono a disposizione dei pazienti la propria esperienza in materia di donazione di gameti e fecondazione eterologa. Ed è visitando i siti di alcune di queste cliniche che si riceve l’impressione di trovarsi in un autentico ipermercato della fertilità.
Il Genetics & Ivf Institute (Givf), in Virginia, si presenta come uno dei più grandi centri per la cura dell’infertilità al mondo. Sul sito dell’istituto, che offre «il parco donatrici di ovuli immediatamente disponibili» più grande degli Stati Uniti, è possibile consultare il catalogo per la scelta dell’ovulo (http://www.donoregg1.com/search/sear ch.cfm), dove si trovano foto della donatrice, con informazioni generali (altezza, peso, colore di occhi e capelli, razza, etnia) e più dettagliate (studi fatti, attuale impiego, hobby e interessi, storia clinica, abitudini alimentari).
Il Givf fornisce servizi anche per l’infertilità maschile, attraverso una banca del seme, con catalogo consultabile del tutto analogo al precedente (http://207.196.21.119/shoppingcart/sear ch.cfm), con un’unica differenza: alcune informazioni sul donatore sono a pagamento.
Le cliniche si preoccupano anche dell’abbattimento dei costi e dei tempi di attesa: la Shady grove fertility, che ha sedi sparse in tutti gli Usa, ha ideato l’International donor egg program (http://www.internationaldonoregg.com/), un programma di condivisione dei gameti femminili che garantisce una risposta più immediata ai bisogni delle pazienti e il rimborso nel caso in cui il ciclo di fecondazione artificiale non esiti nel figlio desiderato.
L’attività di donazione degli ovuli è regolarmente monitorata negli Stati Uniti: ogni anno i centri di controllo e prevenzione delle malattie, collegati al dipartimento della sanità statunitense, pubblica un report sulle attività legate alla fecondazione assistita. In esso, si possono trovare molti dati relativi alla fecondazione eterologa: dalle età delle donne che vi ricorrono alla percentuale di successi.
© Copyright Avvenire 8 aprile 2010