DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Cambogia, un popolo trucidato due volte

Il 17 aprile di trentacinque anni fa, i Khmer rossi, guidati dal loro leader Pol Pot, si impadronirono di Phnom Penh, la capitale della Cambogia. Lo scopo era quello di creare una “società socialista perfetta”.

Le milizie di Pol Pot, sostenute ed armate dalla Cina, avviarono un progetto di "rieducazione" della popolazione, che prevedeva la sua deportazione in massa nelle campagne e il lavoro forzato nei campi di concentramento. Per loro 7 milioni di cambogiani non erano necessari, ne bastavano 4 milioni. E così il 17 aprile 1975 gli abitanti di Phnom Penh furono scacciati dalla città e spinti verso le campagne. Ciò accadde poi nel resto del del paese. Vennero abolite le religioni, le scuole, le professioni, gli intellettuali, la moneta; fu organizzato il lavoro dei campi in cooperative con precisi e massacranti ritmi di lavoro; venne epurata la lingua con l’introduzione di un nuovo vocabolario e con la cancellazione di qualsiasi parola attinente la proprietà, il capitalismo o le semplici relazioni familiari (persino marito, moglie, mangiare o morire); fu istituito un nuovo calendario con l’avvio dell’anno zero della rivoluzione. Il popolo doveva essere rieducato, per eliminare totalmente le “nefaste” influenze occidentali.

Si dette così vita alla Repubblica Comunista di Kampochea (Cambogia). Tutti si si dovevano chiamare “fratelli” e i prigionieri erano costretti a rivolgersi ai loro guardiani con l’appellativo di “fratello maggiore”, fossero questi anche bambini, figli o nipoti, come di fatto avvenne. I ragazzi, le persone poco istruite ma, soprattutto, i bambini erano la forza più adatta alla rivoluzione, addestrati a spiare e denunciare anche i loro stessi genitori nel nome di un’ideologia che considerava crimini cose come l’amare, il rompere un singolo germoglio di riso o semplicemente portare gli occhiali. Tutti potevano essere denunciati, tutti potevano essere criminali, “nemici”, corrotti da eliminare e da cancellare dalla faccia della terra. Le esecuzioni di massa, la fame e le malattie uccisero due milioni di persone in questo esperimento di “socialismo perfetto”. Il genocidio cambogiano passò sotto silenzio e le autorità internazionali dettero un’ennesima prova del loro cinismo. Ed è così che il popolo cambogiano affrontò la morte due volte: una sotto il regime feroce di Pol Pot e l’altra nell’essere dimenticato da una storia oscurata, cancellata persino dai libri di scuola.

Toni Brandi, epolis


Il paese dei demoni rossi.
Di Libertà e Persona (del 15/02/2009 )

Inizia in questi giorni il processo ai Kmer rossi cambogiani. Eppure ben pochi sanno, in Italia, chi siano costoro. Complice una storiografia adulterata dalla propaganda delle sinistre massimaliste, che hanno monopolizzato la cultura per decenni, nel nostro paese...per questo riportiamo un bellissimo contributo dello storico Matteo D'Amico, sul tema.

Gli Khmer rossi prendono il potere il 17 aprile 1975 e lo conservano fino al gennaio del 1979, La loro ascesa al potere era stata preceduta da almeno un decennio di guerra civile e di guerriglia continua, innestata dal fatto che è in corso la guerra del Vietnam e che il territorio cambogiano è utilizzato dalle truppe vietcong per rifornire di armi la guerriglia del sud.

La risposta americana: gli U.S.A. stanno appoggiando il governo conservatore della Cambogia, che nella parte finale è in realtà una dittatura militare) consiste nel bombardamento a tappeto indiscriminato con i B-52 di quasi tutta la Cambogia confinante con il Vietnam, nel tentativo folle di fermare così il contrabbando di armi. In pochi anni, dal 1973 al 1976 la Cambogia (paese, si badi, formalmente alleato degli U,S.A.) è colpita da qualcosa come 540.000 tonnellate di bombe americane, che distruggono i campi di riso e le infrastrutture e uccidono fino a un massimo di 500.000 persone.

Il costo delle bombe scaricate sulla “alleata” Cambogia è di nove miliardi di dollari di allora, qualcosa come dieci volte il P.I.L. di un anno dell’intera Cambogia. E’ un fiume di denaro con il quale si sarebbe potuto rendere la Cambogia stato all’avanguardia in tutto il Sud-est asiatico, ricostruendola completamente. Invece i bombardamenti producono un allontanamento del popolo e dei contadini dal governo e un avvicinamento degli stessi agli Khmer rossi, che appaiono come una vera forza di liberazione. Si tratta in realtà di una forza combattente non superiore ai 60.000 soldati e per lo più composta da adolescenti di tredici , quindici anni.


Il genocidio realizzato da Pol Pot (dal 10% al 40 % della popolazione eliminata in poco più di tre anni di dittatura) sembra in contrasto con il fatto che Pol Pot aveva dato ordine agli suoi quadri di moltiplicare la Popolazione cambogiana da 7 milioni a 20 milioni in 10 anni! Non voleva formalmente distruggere il Popolo cambogiano con uno dei più grossi genocidi in rapporto di numero di morti della popolazione iniziale e al periodo di tempo a disposizione per compierlo. Due milioni circa su 7 milioni di abitanti scompaiono nel nulla. Eppure Pol Pot voleva 20 milioni di abitanti per avere una grande Cambogia industrializzata! Il problema è che il suo pensiero gnostico e contro-esistenziale è irrealistico, è utopistico e quindi si hanno 2 milioni di morti: il crollo più assoluto della natalità, con il 64 % delle donne cambogiane vedove nel 1990. Di fronte a questi dati sarebbe ingenuo pensare che Pol Pot volesse dimezzare la popolazione cambogiana. Non è così! Pol Pot voleva una popolazione molto più numerosa, per avere una Cambogia vincente, capace di contrapporsi al popolosissimo Vietnam.

Dopo la presa del potere viene immediatamente dato corso al Regime comunista più violento forse della Storia. Fin’ora, nei Regimi comunisti c’erano i campi di concentramento, con milioni d’internati. La Cambogia supera questo criterio e diventa lei, tutta, un unico enorme campo di concentramento a cielo aperto.

Normalmente i regimi totalitari comunisti deportano la popolazione. I Cambogiani sono tutti permanentemente sottoposti a regime di deportazione, spostati incessantemente da un posto all’altro come bestiame.

Per esempio, in 3 giorni una città di 2 milioni e mezzo d’abitanti, Phom Penh, viene svuotata di tutti gl’abitanti. Con marce della morte folli che costano circa 20.000 morti. La descrizione di come è ridotta la capitale dopo lo svuotamento sono impressionanti. È come svuotare Roma o Milano in 2 giorni di tutti i suoi abitanti a piedi, lasciando tutto in casa. Non solo, dopo la prima deportazione, la popolazione ciclicamente viene spostata a milioni, da una zona all’altra della Cambogia.

In alcune regioni è proibito per legge ridere o cantare.

Sono bandite le religioni.

Passaporti interni anche solo per spostarsi da un quartiere all’altro delle città per chi poi viene riportato in città!

Divieto di possedere attrezzi da cucina personali. Si può tenere con sé solo un cucchiaio.

Cucine rigorosamente solo comunitarie, con la dipendenza di tutti dagli abusi dei cucinieri.

Divieto di raccogliere frutta o altro cibo o fonte di alimentazione anche se è caduta a terra.

La frutta viene lasciata marcire, la pena di morte viene applicata regolarmente e più severamente su questo tema che per qualunque altra infrazione.

Il divieto sommo è alimentarsi in modo autonomo!

Sequestro di ogni possesso personale.

Dai 7 anni, i bambini sono tolti alla famiglia e vivono in asili con istruttori che iniziano a formarli alla politica comunista attraverso l’uso di canzoni particolari.

Divieto ai genitori di castigare i figli!

Ai mariti è vietato sgridare le mogli : la pena è la morte

Divieto di ogni segno d’affetto in pubblico anche fra marito e moglie.

Obbligo per legge di stare, per un uomo non sposato, ad almeno 3 metri da qualsiasi donna.

Progetto di ricostruire tutti i villaggi come nell’antico totalitarismo incas, con casette totalmente uguali e uniformi.

Obbligo di trasformare tutte le risaie in risaie di 1 ettaro quadrato esatto con la rovina di tutta l’agricoltura cambogiana e la carestia (perché il sistema irriguo preesistente era molto diverso come partizione).

Obbligo per legge di vestire tutti una divisa nera unisex, che poi non è altro che una specie di pigiama tradizionale.

Divieto di indossare un qualsiasi oggetto colorato.

Capelli alla maschietta per tutte le donne indifferentemente.

La pena di morte viene comminata anche per i reati minori: infatti se tutto, come in ogni regime comunista, appartiene allo Stato, ogni delitto, anche il più piccolo è di lesa maestà.

Eliminazione dei 60 mila monaci buddisti ridotti a circa 1000 alla fine del Regime.

Sterminio metodico di tutti i giornalisti e intellettuali se non rinunciano al possesso di libri e se non buttano gli occhiali.

Non si potevano mantenere gli occhiali perché significava conoscere la cultura passata.

Naturalmente, viene anche condannato, in genere alla morte, chi sa il francese la lingua degli ex-colonizzatori.

Gruppo soggetto in proporzione al più duro sterminio: i cattolici, con il 48,9% di morti.

Obbligo di legge, per i musulmani di mangiare carne di maiale, per profanare la loro religione.

Pol Pot considera la malattia come un atto di sabotaggio, che viene spesso punito con la morte. La razione alimentare già ridotta viene ridotta della metà a chi è ammalato.

Marito e moglie non possono dormire insieme; le guardie rosse prendono nota del ciclo mestruale femminile per mandare in base a calcoli medici, i mariti a dormire con le donne solo quando sono in un periodo potenzialmente fecondo (non dimentichiamo il sogno totalmente irrealistico di raddoppiare la popolazione!).

Vietata la cremazione tradizionale dei cadaveri.

Vietata per legge vietata per legge l’uso della parola morte; che va sostituita con l’espressione corpo che scompare (davvero interessante questa inimicizia dei comunisti per l’idea tradizionale di morte: ci ricorda la frase fatta scrivere durante la Rivoluzione francese sui cimiteri: “la morte è un sonno eterno”)

Pena di morte per i rapporti sessuali fuori dal matrimonio.

Massacri eugenetici di feriti, pazzi, mutilati, handicappati.

Soppressa per legge la parola”io”, sostituita con la parola “noi”. Divieto di usare le parole papà e mamma anche per i bambini, con la sostituzione delle parole vietate con “zio o zia”, termini più impersonali.

Per legge vengono bruciate le carte d’identità, i diplomi scolastici e gli album di fotografie.

Le pene più pesanti e più frequenti sono per chi si alimenta da solo sfuggendo alle mense collettive. Conseguenze: da 1 milione e mezzo a 3 milioni di morti in 3 anni di dittatura. Un milione di persone muoiono di fame e malattie legate alla fame.

Un terzo della popolazione è cronicamente sotto alimentato e ammalato.

Il Campo SS-21, il luogo centrale di tortura, inghiotte 1000 persone al mese, 20 mila in 3 anni: tutte morte tranne 3 che sono sopravissute e che sono i testimoni di un interessantissimo documentario2. Fra le altre cose un numero altissimo di persone finite al SS-21 veniva ucciso prelevandogli tutto il sangue per il vicino ospedale.

Durante la dittatura Khmer muore il 33,9% degli uomini adulti e il 15,7% delle donne cambogiane, il 54% dei vecchi oltre i 60 anni. Vi è un crollo completo della natalità: vent’anni dopo la fine della dittatura la popolazione cambogiana non è ancora arrivata al livello a cui era giunta nel 1970.

Vengono uccisi l’82% degli Ufficiali e dei funzionari del Regime precedente. Uccisi anche il 51 % dei laureati e il 41,9% dei abitanti di Phom Penh.

La superficie a riso nel 1976, dopo un anno di dittatura, è il 50% della superficie di riso di prima dell’inizio della dittatura.

20.000 fosse comuni scavate vicine ai campi per usare i cadaveri come concimi per le risaie.

La modalità della morte: 29% fucilazione, 53% sfondamento del cranio, 6% impiccati, 5% sgozzati, 5% percorsi.

I Quadri illustri venivano seppelliti vivi in fosse di carbone ardente per colpire di più la popolazione.

Corsi di rieducazione per tutti gli intellettuali attraverso il lavoro sforzato e la denutrizione.

Distruzione della Biblioteca nazionale e di tutte le biblioteche per fare carta da macero (con danni a volte irreparabili sul piano culturale).

Abolizione del denaro; divieto del baratto e di qualunque attività di commercio.

Monopolio assoluto di ogni fonte alimentare quindi da parte di un potere totalitario e inumano.

È il primo Stato schiavista della Storia moderna. Vi è qui un salto qualitativo rispetto allo stato totalitario; nello stato totalitario si è schiavi solo metaforicamente (a parte i deportati), qui tutti sono deportati e tutti sono schiavi.

Infine, obbligo di piantare il grano, per convincere gli intellettuali a redimersi, anche in campi di pallacanestro o di cemento armato!

Lavaggio del cervello attraverso la redazione di autobiografie e autocritiche continue.

Avvento di una neolingua con la cancellazione, fra le altre parole, della parola “bellezza”, che non si poteva dire, “comodità” che non si poteva dire, e “colore” che viene vietato per legge.Divieto di giocattoli per i bambini e di qualunque attività sportiva, considerata borghese.

Totale isolamento postale, telefonico, aereo, marittimo della Cambogia: impossibilità assoluta di viaggi turistici.Lo scopo di tutto questo insieme di norme spesso anche in contraddizione fra loro era, attraverso un inferno attentamente programmato , plasmare un uomo nuovo.

Siamo di fronte al primo stato schiavista della storia moderna, nel quale lo schiava non può decidere nemmeno cosa mangiare, dove dormire, chi sposare.Viene sequestrato tutto ciò che può distinguere il singolo dalla comunità: biciclette, carri, buoi.

Ucciisone dell’ 82, 6 % degli ufficiali di Lon Nol e del 51,5 dei laureati.

Chiudiamo con il racconto di un testimone oculare che da solo, pensiamo, sintetizza perfettamente il lungo viaggio nella follia e nell’orrore rappresentato dal comunismo:


Ci ordinarono di piantare riso in un campo di palla canestro sul cemento armato, i Khmer rossi, non volevano che spaccassimo il pavimento ma che lo ricoprissimo con uno strato di terriccio.

Io pensai questi sono matti. Piantare grano senza spaccare il cemento! Poi cominciai a ragionare che un campo di palla canestro è dove va la borghesia a giocare per divertirsi; i contadini devono lavorare per vivere; prediamo una via cittadina, è quella dove i borghesi vanno in automobile; i contadini non hanno automobili e allora distruggiamo la strada! Nella zona sud di Phom Penh ho piantato pomodori per le strade. Ho scavato buche profonde un metro nell’asfalto, le ho riempite di paglia e di merda con le mie mani. Deve piacerti. Ti deve piacere la merda perché dà la vita.

La strada non dà la vita? Non puoi mangiare la strada ma una volta fatti crescere i pomodori, te li puoi mangiare. Non importa quanto produci. Puoi produrre tonnellate di verdure, ma in sè quello non conta; quello che conta è cambiare la propria mentalità!”.




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