ROMA, giovedì, 1° aprile 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il testo della dichiarazione sulla questione del peccato e del crimine di pedofilia commesso da sacerdoti e consacrati che il Cardinale Angelo Scola, Patriarca di Venezia, ha letto questo giovedì al termine della Messa del Crisma, tenutasi nella Basilica di San Marco (Venezia).
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La ricorrenza solenne della Santa Messa del Crisma che vede qui riunito tutto il presbiterio, con i diaconi, le religiose ed i religiosi e non pochi fedeli laici, mi spinge a dire una doverosa parola in merito alla questione del peccato e del crimine di pedofilia commesso da sacerdoti e consacrati. Questo tema, anche nel nostro Paese, è da più giorni in primo piano.
Con un giudizio pacato ed obiettivo intendo manifestare a voi tutti, a tutto il popolo cristiano e a tutti gli abitanti del Patriarcato quanto in proposito ho nel cuore da giorni.
1. Come ha affermto Benedetto XVI, hanno ribadito il Cardinale Angelo Bagnasco ed il recente Comunicato finale del Consiglio permanente della Conferenza Episcopale Italiana, la pedofilia «è un crimine odioso, ma anche peccato scandalosamente grave che tradisce il patto di fiducia inscritto nel rapporto educativo... Se commesso da una persona consacrata, acquista una gravità ancora maggiore».
Da qui il nostro sgomento, senso di tradimento e rimorso per l'infanzia violata e ancor più la nostra vicinanza alle vittime e ai loro famigliari. Da qui anche, senza tentennamenti e minimizzazioni, il rinnovato impegno a rendere conto di ognuno di questi misfatti, decisi a non nascondere nulla. La misericordia ed il perdono verso quanti hanno sbagliato implica da parte loro il sottomettersi alle esigenze di piena giustizia e quindi il rispondere «davanti a Dio onnipotente come pure davanti ai tribunali debitamente costituiti». I Vescovi italiani si impegnano a seguire le direttive ribadite dal Santo Padre sia attraverso le procedure canoniche che mediante una leale collaborazione con le autorità dello Stato. Moltiplicheranno inoltre i loro sforzi per prevenire simili situazioni. Anche un solo caso «è sempre troppo, soprattutto se a compierlo è un sacerdote».
Fa parte di un atteggiamento obiettivo rilevare il dato, sottolineato da molte parti anche non cattoliche, che il fenomeno della pedofilia concerne diversi ambienti e varie categorie di persone. Questa notazione non intende sminuire la gravità dei fatti segnalati in ambito ecclesiastico, ma invita «a non subire - qualora ci fossero - strategie di discredito generalizzato».
2. Mi preme in questo contesto ringraziare voi tutti, carissimi sacerdoti del Patriarcato, per la vostra indefessa e diuturna azione in campo educativo. I gravissimi episodi segnalati in talune diocesi non debbono oscurare questo vostro luminoso impegno e gettare discredito sulla preziosa azione che da tempo immemorabile voi svolgete nelle nostre parrocchie, nelle nostre scuole, nonché nelle aggregazioni di fedeli. Azione educativa che nelle Chiese del Nord-Est e nella diocesi di Venezia oggi è più che mai attenta a tutti i risvolti pedagogici.
Invito voi tutti a proseguire serenamente e ancora più energicamente nel prezioso compito di trasmettere alle nuove generazioni il senso cristiano della vita che, se adeguatamente proposto, è in grado di far crescere personalità equilibrate e mature a tutti i livelli, compreso quello affettivo e sessuale. Per questo sono certo che i moltissimi genitori che normalmente affidano alle parrocchie, alle scuole cattoliche, ai patronati, ai GREST, alle associazioni cattoliche i loro figli intensificheranno la loro fiducia e prenderanno ancor più coscienza della decisiva importanza della famiglia per introdurre ed accompagnare, nell'ambito della parrocchia, i bambini, i fanciulli ed i pre-adolescenti all'incontro con Cristo nella comunità cristiana.
3. È fuorviante e inaccettabile mettere in discussione a partire dai casi di pedofilia in ambito ecclesiastico, il santo celibato che la Chiesa latina domanda, in piena libertà, ai candidati al sacerdozio alla luce di una lunghissima tradizione. Ne stiamo riscoprendo la bellezza in questo anno sacerdotale. Il celibato, quando è vissuto con lo sguardo fisso in Gesù sacerdote e con cuore indiviso per il bene del popolo di Dio che ci è affidato, è una preziosa esperienza d'amore che fa fiorire la nostra umanità. Accogliere liberamente il dono del celibato e percorrerne la via non implica alcuna mutilazione psichica e spirituale. Per coloro che sono chiamati, la grazia del celibato è strada per una singolare ma compiuta espressione della propria affettività e sessualità. Certo siamo vasi di argilla e portiamo in essi un tesoro grande ma, con l'aiuto di Dio ed il sostegno della comunità cristiana, lo portiamo con responsabilità e letizia.
4. Infine in questa straordinaria giornata del Giovedì Santo, espressione del peculiare "genio cattolico" perché in essa splende la potenza dell'Eucaristia ed il significato pieno del sacerdozio ordinato, intendiamo ridire pubblicamente e con forza il nostro affetto e la nostra appassionata sequela al Santo Padre Benedetto XVI. A lui che tanto ha fatto e tanto fa per togliere "ogni sporcizia" dalla compagine degli uomini di Chiesa vengono rivolte accuse menzognere. Ma l' «umile lavoratore della vigna» - così Egli si definì presentandosi al mondo ormai cinque anni fa in occasione della Sua elezione al Pontificato - riceverà dallo Spirito la grazia di offrire questa iniqua umiliazione trasformandola in rinnovata energia per l'indispensabile Suo ministero di Successore di Pietro.
Noi, sacerdoti e popolo veneziano, Lo affidiamo oggi, in modo del tutto speciale, alla Santissima Vergine Nicopeja.
Carissimi, accogliete con cuore aperto queste parole del vostro Patriarca. E siate certi della sua piena fiducia e della sua stima. Sono fondate sulla conoscenza ormai pluriennale del vostro amore per Cristo e per la Chiesa che si trasforma in dono quotidiano, spesso silenzioso e non compreso, della vostra vita a favore di ogni nostro fratello uomo.
Il cammino della Visita Pastorale continui a rinsaldare la nostra unità affinché, come Gesù ci ha chiesto, il mondo creda e scopra in tal modo la pienezza del vivere.
Vi invito a trovare i modi opportuni per far conoscere il più capillarmente possibile questa Dichiarazione a tutti i fedeli e a tutti gli uomini e le donne che vivono nel nostro Patriarcato.
Con vivo affetto di comunione nel Signore benedico voi e tutti i fedeli augurandovi una Santa Pasqua.
+ Angelo Card. Scola
patriarca
Venezia, 1 aprile 2010, Giovedì Santo