DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Il padre e il pedofilo. Su Tempi in edicola giovedì, la corrispondenza tra don Aldo Trento e un detenuto pentito

Roma. “Caro padre Aldo, ho abusato
della mia figliastra, che vive con voi dopo
che i servizi sociali l’hanno tolta da
quello che era il mio focolare. Sono un
mostro”. Inizia così la lettera che Mirko,
un detenuto per reati di pedofilia, scrive
a padre Aldo Trento. Sessantadue anni e
quaranta di sacerdozio, missionario in
Paraguay, Trento gli risponde dalla sua
rubrica, Post Apocalypto, che tiene sulle
pagine di Tempi, in edicola giovedì: “Per
i farisei sarebbe impossibile rispondere
a questa lettera, come anche per i moralisti
che governano la cultura dominante.
Invece per un miserabile peccatore come
me che sperimenta ogni giorno la tenerezza
della misericordia divina, è
un’allegria”. E il sacerdote gli risponde,
punto per punto, citando Cesare Pavese
(“qualsiasi violenza nasce dalla mancanza
di tenerezza”) e con lo stesso piglio anticonformista
e misericordioso di quando
restituì la decorazione della Stella
della solidarietà di cui era stato insignito
dal presidente della Repubblica, come
gesto di protesta contro il capo dello stato
che si era rifiutato di firmare il decreto
legge che avrebbe salvato la vita di
Eluana Englaro.
Mirko non desidera pietà, si definisce
“mostro”, non gli interessa vivere, ma si
chiede: “In questa mia disperazione, io,
pedofilo, posso sperare che Dio mi perdoni?
Padre, lei potrebbe avvicinarsi a
me in carcere, anche senza guardarmi in
faccia se la faccio vomitare, e pronunciare
quelle parole semplici, le uniche che
potrebbero darmi il diritto alla speranza:
‘Io ti assolvo dai tuoi peccati, nel nome
del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Amen. Vattene e non peccare più’?
Padre, per favore, posso sperare di ascoltare
queste parole e di vedere la sua mano
tracciare davanti alla mia figura di
mostro il segno della croce, l’unica cosa
che ho imparato quando da bambino andavo
a Messa, prima che io stesso fossi
abusato molte volte da altre persone, fino
a ridurmi a essere quello che sono?”.
“Come vorrei – gli risponde don Aldo –
che nell’attesa di vederti tu possa entusiasmarti
del figliol prodigo,
della samaritana,
dell’adultera, di Zaccheo,
per toccare
con mano che non
esiste peccato, per
quanto esecrabile e
mostruoso, che chi
ti ha creato non possa
perdonare. Che
senso avrebbe il cristianesimo,
un Dio
che si è fatto uomo,
se esistesse
un uomo che non
possa essere perdonato
da Lui, se
esistesse un peccato
che non possa essere
rimesso dalla sua infinita
misericordia? Se dall’alba al tramonto
del mondo esistesse un uomo o un delitto
che non possa essere cancellato dalla
misericordia divina, il cristianesimo sarebbe
una grande menzogna. Sì, caro
Mirko, perché il cristianesimo è soltanto,
esclusivamente un Avvenimento di misericordia”.
Padre Aldo tiene con sé, nella
missione, la figlia di Mirko, “che da mesi
ha ritrovato il sorriso e la gioia di vivere”,
e dove gli parla del padre “come Cristo
ne parlerebbe”.
Come don Aldo Trento, che proprio in
una lunga lettera pubblicata sul Foglio si
era scagliato contro “chi sputa sui preti”,
così su Tempi di giovedì il professor
Giancarlo Cesana, dell’Università degli
Studi di Milano Bicocca, dice in un’intervista:
“L’assalto dei media non riguarda
solo il Papa. Si tratta di un’esplosione
moralista che ha le sue convenienze generali.
Sembra che l’unico delitto, oggi,
sia la pedofilia, dei preti in particolare.
Sembra che rispettati i fanciulli, tutto il
resto sia lecito, o quasi. Anche l’onestà
non vale più come una volta”. E infatti il
settimanale di Luigi Amicone lancia in
un editoriale un maggio “dedicato alla
faccia delle donne dopo anni di maschilizzazione
liberal”, iniziando con Irene
Vilar, la donna “ex drogata di aborto”,
che dopo aver interrotto quindici gravidanze
in diciassette anni, adesso è madre
di due bambine. Il ritratto di una società,
quella americana, dove il muro di
separazione creato tra adulti e bambini –
causato anche dalla campagna antipedofilia
che va avanti da dieci anni e da avvocati
alla Jeffrey Anderson pronti a far
causa a uno sguardo storto – segnerà l’inevitabile
declino del paese.

Giulia Pompili

© Copyright Il Foglio 29 aprile 2010