Non si placano le polemiche e gli attacchi su Benedetto XVI sulla pedofilia che riguarda solo una minoranza esigua del clero neanche nella Settimana Santa. Ma i laicisti e anticlericali vanno giù duro con i media. Ogni giorno da 130 Paesi del mondo tirano fuori un caso che riguarda il passato, magari degli anni 50, 60, e 70 e non perdono l'occasione per ridimensionare il ruolo notevole avuto da questo Papa nel combattere e contrastare la pedofilia di alcuni clerici. Per la verità, anche il suo predecessore Giovanni Paolo II, fece molto, ma i vaticanisti dei quotidiani protestanti di oltre oceano hanno la memoria corta. Dimenticano un documento scritto dal Prefetto Joseph Ratzinger e firmato da Giovanni Paolo II del 2002. Ha ragione il Presidente della onlus Meter don Fortunato di Noto di Avola (Ragusa) quando afferma che "la Chiesa non è la multinazione della pedofilia". Infatti basta parlare con esperti (psicologi, psichiatri, psicopedagogisti, docenti universitari che ci diranno tutti che la piaga della pedofilia è diffusa soprattutto in famiglia e spesso chi abusa di un bambino è un familiare o un viicno di casa. E cosi fanno i vaticanisti del Corriere, di Repubblica e de la Stampa il cui punto di riferimento sono editori ebrei. Tranquilli, non siamo mai stati antisemiti e non lo saremo adesso, pero' questa è la situazione. Nessuno riconosce a Benedetto XVI di avere parlato per primo di "sporcizia morale" dentro la Chiesa, di aver chiesto massimo rigore nella selezione dei candidati al sacerdozio e di accelerare l'iter della riduzione allo stato laicale di preti autori di crimini che gridano vendetta davanti a Dio. Ma allora cosa vogliono da questa Papa? Cosa deve fare oltre a destituire Vescovi che hanno coperto preti pedofili spostandoli da una parrocchia all'altra o una una Diocesi all'altra? Ha scritto un documento durissimo al clero d'Irlanda, per il clero australiano ha avuto parole forti e cosi per gli americani che sono scatenati nella loro richiesta di dimissioni o di ridimensionamento di Benedetto XVI. Ha chiesto perdono alle vittime, ha detto di provare profonda vergogna per le nefandezze di certi ecclesiatici. Una volta gli attacchi anticlericali riguardavano le crociate, l'Inquisizione, Giordano bruno, Galileo Galilei, il potere temporale, l'oscurantismo della Chiesa e la sua opposizione alla civiltà, alle libertà moderne e alla democrazia, il suo rigorismo morale, e, in particolare, la sua sessuofobia e il suo antifemminismo, la sua opposizione al progresso scientifico, la sua alleanza col potere politico ("il trono e l'altare") e con le classi dominanti, e la sua opposizione ai tentativi rivoluzionari volti a liberare le classi oppresse dal dominio e dallo sfruttamento. Oggi invece l'attacco è più subdolo. La sia ccusa particolarmente di essere infedele al vangelo e al suo spirito e di essere di impedimento al suo influsso sulle coscienze, di essere troppo rigida ed esigente in campo morale fino ad esssere inumana nelle sue leggi, a mancare di misericordia e di comprensione per la debolezza umana, per esempio, nel suo insegnamento sulla illiceità e nel suo rifiuto di ammettere i divorziati risposati ai sacramenti. E ora la sia attacca sul tema della pedofilia. Alla fine, laicisti e anticlericali, dopo queste pesanti critiche qualche risultato riescono ad ottenerlo. "Calunnia, calunnia, qualcosa resterà..." diceva François Marie Arouet, noto con lo pseudonimo Voltaire. Infatti oggi molti dubitano dell'esistenza di Dio, della sua bontà e della sua provvidenza; molti hanno difficoltà ad accettare l'atto di fede nel suo carattere soprannaturale e, soprattutto, l'accettazione della divinità di Cristo. Non solo la critica alla Chiesa che rende difficile a molti credenti e laici il fatto che essa è colei che porta agli uomini il messaggio e la grazia di Cristo. Da ultimo scopo di queste critiche feroci al Papa è costituita precisamente dalla critica alla religione, che ostacola il suo passaggio da una visione materialistica e non religiosa della vita a una visione religiosa. E abbiamo detto tutto. Forse abbiamo dimenticato di scrivere che l'origine di questi attacchi sta anche nel fatto che alcuni rabbini ebrei non vogliono nella maniera più assoluta che Papa Pacelli diventi beato, cosa a cui papa Benedetto XVi sta particolarmente a cuore per la grandezza e santità di Pio XII che aiutò personalmente moltissimi ebrei e diede disposizioni al clero, ai religiosi e alle religiose perchè facessero altrettanto. Oggi siamo consapevoli che l'uomo non ha più "un'anima naturaliter christiana" come diceva Tertulliano. Però i laicisti e anticlericali di casa nostra e di oltre oceano la smettano di lasciarsi influenzare dai maestri del sospetto (una volta Marx, Nietzsche e Freud) ma anche da molti pensatori contemporanei. La "ricetta" pastorale di Benedetto XVI a queste critiche vergognose e a questi attacchi in piena malafede che grondano odio e avversione e pregiudizi verso la Chiesa, non è un'apologetica del pensiero cristiano: da san Giustino a Origene a san Tommaso d'Aquino, a Pascal, a Bosset, a Blondel. Ma una fede autentica in Cristo "la Via, la Verità e la Vita" che renda credibile la testimonianza di molti cristiani. Il ruolo di Pietro ( Benedetto XVI) come capo degli Apostoli (Vescovi) è di sostenere i suoi "fratelli" e tutta la Chiesa nella fede. E poiché la fede non si conserva senza lotta, Benedetto XVI dovrà aiutare i fedeli nella lotta per vincere tutto quello che toglierebbe o diminuirebbe la loro fede. È l'esperienza delle prime comunità cristiane, che si riflette nel testo di Luca, ben consapevole della spiegazione che quella condizione storica di persecuzione, di tentazione, di lotta trova nelle parole di Cristo agli Apostoli e principalmente a Pietro. In quelle parole si trovano le componenti fondamentali della Missione petrina. Anzitutto quella di confermare i fratelli, con l'esposizione della fede, l'esortazione alla fede, tutti i provvedimenti occorrenti per lo sviluppo della fede. Quest'azione è rivolta a coloro che Gesù, parlando a Pietro, chiama "i tuoi fratelli": nel contesto, l'espressione si applica anzitutto agli altri Apostoli, ma non esclude un senso più vasto, esteso a tutti i membri della comunità cristiana (cf. At 1, 15). Essa suggerisce anche la finalità a cui deve mirare Pietro nella sua missione di confermatore e sostenitore della fede: la comunione fraterna in forza della fede. Ancora: Pietro - e come lui ogni suo successore e capo della Chiesa - ha la missione di incoraggiare i fedeli a porre tutta la loro fiducia nel Cristo e nella potenza della sua grazia, che Pietro ha personalmente sperimentato. È ciò che scrive Innocenzo III nella Lettera Apostolicae Sedis Primatus (12 novembre 1199) citando il testo di Luca 22, 32 e commentandolo così: "Il Signore insinua manifestamente che i successori di Pietro non devieranno mai, in nessun momento, dalla fede cattolica, ma piuttosto richiameranno gli altri e rafforzeranno anche gli esitanti" (Denz.-S. 775). Quel Papa medievale sentiva confermata dall'esperienza di un millennio la dichiarazione di Gesù a Simon Pietro. La missione affidata da Gesù a Pietro riguarda la Chiesa nella estensione dei secoli e delle generazioni umane. Quel mandato: "Conferma i tuoi fratelli", significa: insegna la fede in tutti i tempi, nelle diverse circostanze e fra tutte le molteplici difficoltà e contraddizioni che la predicazione della fede incontrerà nella storia; e insegnando, infondi coraggio ai fedeli; tu stesso hai sperimentato che la potenza della mia grazia è più grande della debolezza umana; diffondi dunque il messaggio della fede, proclama la sana dottrina, riunisci i "fratelli", riponendo la tua fiducia nella preghiera che ti ho promesso; in virtù della mia grazia, cerca di aprire alla accoglienza della fede coloro che non credono, e di confortare coloro che sono nel dubbio; questa è la tua missione, questa è la ragione del mandato che ti affido. Quelle parole dell'evangelista Luca (Lc 22, 31-33) Benedetto XVI sa molto bene che sono ben significative per tutti coloro che svolgono nella Chiesa il "munus Petrinum", perchè li richiama continuamente a quella sorta di paradosso originale che Cristo stesso ha posto in loro, con la certezza che nel loro ministero, come in quello di Pietro, opera la grazia speciale che sostiene la debolezza dell'uomo e gli permette di "confermare i fratelli": "Io ho pregato, - è la parola di Gesù a Pietro, che si ripercuote nei sempre umili e poveri suoi successori - ho pregato che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli" (Lc 22, 32).
Prof. Alberto Giannino - Presidente Ass. culturale docenti cattolici (Adc)
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