DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

IL SISMA IN CILE HA ACCORCIATO IL GIORNO

GIUSEPPE O. LONGO
O
ltre ai disastrosi effetti su persone e cose, la tremenda energia
sprigionata dal terremoto avvenuto il 27 febbraio scorso di fronte alle coste del Cile sembra aver avuto un effetto meno percepibile da noi umani, ma a ben riflettere di grande portata concettuale: uno spostamento dell’asse terrestre, cioè di quella retta immaginaria che passa per i poli e intorno alla quale la Terra compie la sua rotazione. Richard Gross, un ricercatore del Jet Propulsion Laboratory di Pasadena, in California, ha calcolato che l’asse si è spostato di 2,7 millisecondi di grado, che, ai poli, corrispondono a 8 centimetri. Un’inezia. Enzo Boschi, presidente dell’istituto di Geofisica e vulcanologia, ha calcolato invece uno spostamento di 12 centimetri. Un’inezia comunque, certo: ma la conseguenza è che, stando ai calcoli di Gross, il giorno si è accorciato di 1,26 milionesimi di secondo.
Un’altra inezia, si dirà, ma a volte, nei sistemi complessi, da piccole cause possono seguire conseguenze importanti, come predica il cosiddetto ' effetto farfalla', anche se in questo caso sembra davvero improbabile ipotizzare contraccolpi di rilievo. Insomma ora la Terra ruota su sé stessa un po’ più rapida e il giorno è un po’ più breve di prima. Tutti i grandi terremoti provocano effetti di questo tipo, la cui entità dipende anche dalla loro ubicazione rispetto all’equatore. Nel 2004, per esempio, il terremoto di Sumatra, più intenso di quello del Cile ( 9,1 gradi Richter contro 8,8), provocò uno spostamento dell’asse di 7 centimetri e un accorciamenti del giorno di 6,8 milionesimi di secondo.
Questo perché Sumatra è all’equatore, quindi alla massima distanza dal centro della terra e in posizione simmetrica rispetto ai due emisferi boreale e australe. Il Cile è comunque soggetto a forti terremoti: il 22 maggio 1960 presso la città di Valdivia ebbe luogo il sisma più violento mai registrato, di magnitudo 9,5 della scala Richter, che fu avvertito in varie zone del pianeta e provocò uno tsunami che colpì anche il Giappone e le Hawaii. Sempre in Cile, il 20 febbraio 1835 un fortissimo terremoto ebbe per testimone un giovane inglese di 26 anni, Charles Darwin, che si trovava in una foresta nei pressi di Valdivia e che così annotò nel suo ' Viaggio di un naturalista intorno al mondo': « Mi trovavo a terra, sdraiato nella foresta per riposarmi. Arrivò improvvisamente e durò due minuti ( che sembrarono molto più lunghi). Non era difficile rimanere in piedi, ma il movimento mi procurò un capogiro. La sensazione potrebbe essere paragonata a quella che si prova quando si pattina su uno strato di ghiaccio molto sottile » .
Un paio di settimane più tardi, Darwin si recò con la nave ' Beagle' a Concepción, circa 300 chilometri a nord, dove la devastazione prodotta dal terremoto e dal conseguente tsunami era impressionante.
Naturalmente, dopo il disastro ecco gli sciacalli, che mescolavano « la religione alle ruberie. Ad ogni piccola scossa con una mano si battevano sul petto gridando ' Misericordia!' e con l’altra continuavano a frugare tra le rovine » .