La recente ondata di scandali  sulla pedofilia nella Chiesa cattolica rischia di allontanare famiglie e  ragazzi da istituzioni educative, movimenti, associazioni, seminari,  con la presenza di sacerdoti. E’ una “spina” con la quale confrontarsi,  da accettare, con coraggio ma anche con altrettanta fiducia. L’amore di  Cristo, che ha vinto la morte, si è caricato anche di questi peccati  orrendi, e ha aperto le porte della resurrezione, della rigenerazione,  di una speranza che non passa e non fallisce.
 E’ la stessa speranza che ho  come genitore, consapevole della estrema gravità di atti di violenza che  colpiscono i più deboli, quelli che hanno meno voce e meno possibilità  di difendersi, in aspetti profondissimi della personalità, come la  sessualità e l’affettività, che incidono nella crescita, nella  relazionalità, nella prospettiva di un rapporto maturo tra uomo e donna,  nella progettualità della costruzione di una famiglia o di una  convivenza di coppia.
 I casi di pedofilia vanno  prevenuti e combattuti, senza se e senza ma. Qualsiasi distinguo, anche a  fin di bene, anche a fin di recupero della persona responsabile di  questo crimine (possibilità che la misericordia di Dio sempre assicura, è  evidente!), rischia di apparire una giustificazione e suscita altro  scandalo. Perché va accettato che ci si aspetta da chi annuncia e vuole  vivere l’amore di Gesù coerenza e fedeltà rispetto agli ideali che  vengono proposti. A volte questo atteggiamento nei confronti dei  cristiani, e degli uomini e delle donne della Chiesa, si trasforma in  una vera e propria pretesa, che va tuttavia accolta come un richiamo  alla coscienza, del resto per noi cristiani fondamentale proprio per  testimoniare che il rispetto della dignità dell’uomo, della sua libertà e  verità, viene prima di ogni ragion di Stato. Come, dunque, per la  società il cristianesimo è una risorsa quando è impegnato nella  realizzazione del bene comune e della fraternità, per i cristiani questa  vigilanza nei confronti della Chiesa va interpretata come un dono che  ci aiuta a migliorare la nostra esperienza di vita rendendola più pura e  più vicina al Vangelo. Non si può negare che, a volte, attraverso le  critiche e gli attacchi si cerca invece un dialogo.
 Chi può rinunciare oggi a una  proposta, nella libertà, che dà senso alla vita, che ti incoraggia  nella ricerca di una verità anche oggettiva, che ti fa sentire la  presenza di un amore divino che non fa calcoli, se non per il tuo bene,  che non ti tradisce, che dura per sempre e non è soggetto all’umore  delle stagioni o alle nostre voglie?
 Chi può rinunciare anche solo  per un attimo a provare questo amore disinteressato che è solo per te e  che ti salva dalla droga, dall’alcol, dalla depressione, dal  nichilismo, come dalla bulimia di sempre nuove esperienze, dall’essere  on-line 24 ore su 24, dalla voracità del guadagno, da un egoismo per cui  l’altro da te è semplicemente qualcuno che ostacola la tua  affermazione?
 Io credo che questo amore,  che resiste e continua ad essere alimentato nella Chiesa cattolica da  due millenni, sia fondamentale per tutti. E anche chi non crede, mi  permetto di dire, forse ha bisogno che questo amore esista. Un amore che  magari si scopre e si riscopre in punto di morte. Ma forse per  conoscerlo non c’è bisogno di arrivare fino a questo limite estremo, al  di là del quale – comunque – siamo certi che lo incontreremo nella sua  totalità compiuta e definitiva.
 Ecco perché come genitore  sono fiducioso: i miei figli continuano a frequentare la parrocchia e  sono grato ai sacerdoti per il loro impegno e la loro dedizione.
 Sappiamo cogliere da  questo scandalo quanto davvero il Papa ha efficacemente evidenziato  nella lettera ai cattolici irlandesi, che raggiunge e coinvolge tutta la  comunità cristiana, quando assicura: “La Chiesa, da parte sua, continua  a mettere in pratica le misure adottate negli ultimi anni per tutelare i  giovani negli ambienti parrocchiali ed educativi”. E poco prima  afferma: “Nessuno si immagini che questa penosa situazione si risolverà  in breve tempo. Positivi passi in avanti sono stati fatti, ma molto di  più resta da fare. C’è bisogno di perseveranza e di preghiera, con  grande fiducia nella forza risanatrice della grazia di Dio”.            
Piero Damosso
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