Non stiamo giustificando alcunché. Ma si deve essere ciechi per non vedere che, in un mondo in cui la pedofilia diventa addirittura partito, l’indignazione a senso unico ha altri obiettivi, magari far pagare il conto di Ratisbona
Nessuno provi a dire che stiamo giustificando alcunché o alcuno. Ma bisogna essere ciechi per non vedere che, in un mondo in cui la pedofilia dilaga, questa campagna mirata, questa indignazione morale a senso unico ha altri obiettivi, magari far pagare il conto del discorso di Ratisbona.
In questo contesto certe contrapposizioni manifestano una cecità sconcertante. Tanto per esser chiari, non ho capito perché riaprire la polemica sulla preghiera del Venerdì santo per la salvezza degli ebrei. Trovo altresì sconcertante il silenzio di fronte ai proclami provenienti dal mondo islamico secondo cui l’ebraismo non ha legami storici e religiosi con Gerusalemme. Persino il premier turco ha proclamato che gli ebrei non hanno diritti su Gerusalemme, “pupilla dell’occhio dell’islam”. È un autentico scandalo. Quest’anno la Pasqua ebraica – in cui da duemila anni si recita la formula “L’anno prossimo a Gerusalemme” – è stata contrassegnata da una delegittimazione morale di Israele senza precedenti. Si parla di Stato razzista e si stabilisce un assurdo paragone con il Sudafrica dell’apartheid. A Israele non viene neppure riconosciuto il merito di aver garantito una libertà di accesso ai luoghi santi sconosciuta dalla morte di Gesù. Su questo scandalo non si sono udite parole di condanna da parte della Chiesa e del mondo cattolico.
Il confronto tra l’attuale situazione della Chiesa e l’antisemitismo era stato formulato in modo infelice, ma, come ha osservato Vittorio Dan Segre non era senza fondamento. Come «la Chiesa non è un’istituzione di vizio mascherato da falsa umiltà e carità» così «l’ebraismo non è un gruppo di potere economico, razzista, mascherato da falso vittimismo». E sia la Chiesa che Israele «sono testimoni del fatto che esistono verità morali nella società e nella politica». Ma che senso ha aver cura soltanto della propria delegittimazione, ignorando quella dell’altro o addirittura avallandola?
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