Sperimentazioni di anticoncezionali  e pianificazione familiare forzata hanno fatto crollare il tasso di  fertilità delle donne di Porto Rico. “Merito” di programmi che dagli  anni Venti entusiasmano il New York Times
Per loro non c’è stata alcuna richiesta di risarcimento.  Nessuno al New York Times si è stracciato le vesti per quei giovanissimi  corpi violati, feriti e marcati per sempre. Nessun grande avvocato  liberal ha portato in giudizio gli esecutori e i finanziatori di questa  strage silenziosa. A Porto Rico un terzo delle donne in età fertile è  stato sterilizzato. È l’isola con il più alto tasso al mondo di donne  che non possono avere figli. In America si assiste da settimane a una  nuova puntata della “Mani pulite di Dio”. Sono le inchieste sulla  pedofilia nella Chiesa cattolica. Ma a fronte degli abusi sessuali sui  minori da parte di sacerdoti, che stando alle ultime ricerche  indipendenti sarebbero meno dell 0,5 per cento del totale di abusi in  tutta l’America, ci sono legioni di donne e bambine americane e  caraibiche sterilizzate senza approvazione. Spesso senza neppure che lo  sapessero. E di questo capitolo oscuro della medicina contemporanea il  New York Times, che oggi tira le fila dell’attacco durissimo alla Chiesa  cattolica sulla pedofilia, è stato una bandiera. Lo descrive bene Fatal  Misconception, la prima storia globale del controllo della popolazione,  pubblicato dalle prestigiose edizioni di Harvard a firma dello storico  liberal Matthew Connelly. Il Wall Street Journal ha scritto che per la  prima volta uno studio storico serio fa luce sui disastri della  “filantropia biologica”.
Nella piccola isola cattolica di Porto Rico  arrivarono legioni di umanitaristi, medici, industriali, femministe e  progressisti per trasformare la cinquantunesima “stella” degli Stati  Uniti in un laboratorio della contraccezione di massa. E il New York  Times allora stava orgoglioso dalla parte degli sterilizzatori perché  l’editore di famiglia, i gloriosi Sulzberger, erano nel board della  Fondazione Rockefeller che finanziava sul campo il malthusianesimo a  Porto Rico. Quando negli anni Venti dall’Inghilterra piovvero critiche  sui programmi statunitensi di sterilizzazione degli “inadatti a vivere”,  il quotidiano se la prese con l’“attacco inglese alla nostra  eugenetica”. Eugenetica che il New York Times non esitò a definire una  fantastica “nuova scienza” (come denunciò anche lo scrittore G. K.  Chesterton) e che era foraggiata dalla Rockefeller Foundation. L’ultimo  stato che ha rimosso le leggi eugenetiche è stata la Virginia nel 1979. E  proprio il New York Times aveva descritto le sterilizzazioni della  Virginia come “estinzioni graziose”. Sul numero del 22 gennaio del 1934 i  consulenti del ministero dell’Interno nazista lodavano il «buon esempio  fornito dagli Stati Uniti». Era l’anno in cui Hitler avviava la sua  politica di eugenetica di massa, che avrebbe portato alla morte di 70  mila persone in diciotto mesi. Malati di mente, “promiscui”, albini,  alcolizzati, talassemici, epilettici, tantissimi immigrati, dagli  irlandesi agli italiani del sud, afroamericani e messicani.
Centomila  persone sacrificate
Eccole le vittime della sterilizzazione  negli Stati Uniti. E parliamo di 100 mila esseri umani. Donne  afroamericane, donne indioamericane, donne sudamericane e donne bianche  povere inglobate in programmi di sterilizzazione obbligatori. Un vero e  proprio asse del male composto da organizzazioni umanitarie,  filantropiche, educative, scientifiche e demografiche. La divisione del  lavoro è stata geografica e funzionale: la sezione demografica dell’Onu  ha fatto della “popolazione mondiale” un fatto politico, la Fondazione  Rockefeller ha fornito ricercatori e fondi, il Population Council ha  creato nuovi contraccettivi e insieme alle università e alle Nazioni  Unite ha educato nuovi “esperti”, mentre il New York Times tesseva gli  elogi dell’eugenetica. Quando Indira Gandhi divenne prima ministro  dell’India, nominò suo figlio Sanjay responsabile del controllo delle  nascite sotto l’egida dell’Onu e del Population Council di Rockefeller.  Le donne venivano sequestrate, deportate in massa, piegate con la forza  alla sterilizzazione, in nome di teorie partorite a migliaia di  chilometri di distanza, a Washington, a Londra, a Stoccolma. Nel Palazzo  di Vetro delle Nazioni Unite. A Porto Rico la sterilizzazione delle  donne era così diffusa che veniva genericamente chiamata “la operacion”.  E nessuno al New York Times protestò quando si scoprì che il dottor  Pincus scelse proprio Porto Rico come laboratorio per la sperimentazione  della pillola anticoncezionale. Si scoprirà che un terzo delle donne  portoricane non era a conoscenza della sterilizzazione. Il New York  Times non ha mai smesso di strizzare l’occhio all’eugenetica. Pochi mesi  fa in un’eloquente intervista al quotidiano Ruth Bader Ginsburg,  l’unico giudice donna della Corte Suprema degli Stati Uniti,  ha detto:  «Francamente ero convinta che ai tempi della decisione Roe (sentenza che  legalizza l’aborto in America, ndr) vi fosse preoccupazione per la  crescita demografica e in particolare per la crescita della parte più  indesiderata della popolazione». Nel board of trustees della Rockefeller  Foundation l’editore del New York Times, il signor Arthur Sulzberger, è  stato una voce importante dal 1939 al 1957, negli anni in cui  l’eugenetica ha mostrato il suo volto più sanguinario e totalitario. Si  dà il caso che la fondazione Rockefeller abbia finanziato gran parte  delle campagne per la sterilizzazione in America.
La sintonia  col nazismo
Non furono i nazisti infatti a ideare le camere a  gas. Fu (prima della conversione al cristianesimo) il premio Nobel  Alexis Carrel (1873-1944), autore di L’homme, cet inconnu, il quale  diceva che «criminali e malati di mente devono essere umanamente ed  economicamente eliminati in piccoli istituti per l’eutanasia, forniti di  gas. L’eugenetica è indispensabile per perpetuare la forza. Una grande  razza deve propagare i suoi migliori elementi. L’eugenetica può  esercitare una grande influenza sul destino delle razze civilizzate ma  richiede il sacrificio di molti singoli esseri umani». Ricercatore  presso il Rockefeller Institute for Medical Research, Carrel abbracciò  l’eugenetica nazista in una lettera del 7 gennaio del 1936, quando alla  Rockefeller siedevano già i membri della famiglia Suzlberger: «Il  governo tedesco ha preso energiche misure contro la propagazione dei  difettosi, contro le malattie mentali e i criminali. La soluzione ideale  sarebbe la soppressione di questi individui non appena abbiano  dimostrato di essere pericolosi».
La Rockefeller Foundation finanziò  anche molti ricercatori tedeschi. Tra di essi il dottor Ernst Rudin, che  avrebbe organizzato lo sterminio medico degli handicappati ordinato da  Adolf Hitler. E uno dei direttori del New York Times, Eugene Black, da  membro della Rockefeller divenne cofondatore del Population Council,  l’organizzazione americana di ricerca che ha portato avanti molte  campagne per la sterilizzazione di popolazioni indigene nel mondo.  Compresa Porto Rico. La famiglia Sulzberger era generosamente impegnata a  finanziare anche le attività di Margaret Sanger, la quale venne così  incensata da Orson Wells nel 1931: «Quando la storia della nostra  civiltà sarà scritta, sarà una storia biologica e Margaret Sanger la sua  eroina». Il nome Sanger è il collante fra eugenetica e femminismo.  Fondatrice della American Birth Control League (1916) e della  International Planned Parenthood Federation (1952), diresse una rivista,  The Birth Control Review, che divenne col tempo il più importante  laboratorio teorico per la selezione della specie, al grido di slogan  come «noi preferiamo la politica della sterilizzazione immediata per  garantire che la procreazione sia assolutamente proibita ai deboli di  mente». Sanger costruì la sua prima clinica per il controllo delle  nascite nel quartiere di Brownsville a New York, uno dei più poveri  della città. Così poteva estirpare meglio “il peso morto dei rifiuti  umani”. La sua eredità è arrivata fino a noi. Fu Sanger a procurare i  finanziamenti a Gregory Pincus per la ricerca anticoncezionale. E Pincus  la sua pillola andò a sperimentarla sui “negri” di Porto Rico. Mentre  oltreoceano Papa Paolo VI metteva a punto l’enciclica Humanae Vitae che  condannava proprio l’antinatalismo praticato nella sperduta isola  caraibica. È così che si chiude uno sconosciuto e tragico ciclo che  coinvolge il più rispettato giornale d’America, le più note e ricche  famiglie della East Coast, interi pezzi della medicina del Novecento e  una piccola isola dei Caraibi, che a oggi vanta non soltanto il miglior  Pil della regione, ma anche il più alto tasso al mondo di donne  sterilizzate.