DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Perché Darwin non ha le ali. Parla Jerry Fodor. “La dottrina darwiniana ha fallito anche senza scomodare Dio”

Roma. E’ stato con uno storico articolo
sulla London Review of Books, che portava
il bel titolo “Perché i porci non hanno
le ali”, che il filosofo americano Jerry Fodor
ha riaperto il dibattito sul darwinismo.
“Darwinismo e creazionismo sono entrambi
fallaci”, esordisce al Foglio il professor
Fodor senza tanti giri di parole. Figlio dell’ebraismo
assimilato newyorchese, Fodor
è considerato uno dei maggiori studiosi
nel campo delle scienze cognitive e della
filosofia della mente. La Bbc lo ha definito
“uno dei più importanti filosofi analitici
del mondo”. L’ateo, ateissimo Fodor, per
le sue tesi scettiche e critiche su Darwin,
è stato accusato di “creazionismo”. Oggi
pubblicare un libro contro Darwin non è
una grande novità negli Stati Uniti, dove
esiste una viva e ricca letteratura critica
della teoria darwiniana. Ma il libro di Fodor
e dello studioso italiano Massimo Piattelli-
Palmarini, “What Darwin got wrong”
(in Italia per Feltrinelli), è davvero un unicum.
Perché il saggio demolisce il darwinismo
dal punto di vista razionale e scientifico,
pieno com’è di dati, fatti e meccanismi
alieni dalla selezione naturale frutto
di anni di ricerche sorprendenti.
I due studiosi hanno scatenato una levata
di scudi da parte dell’ortodossia darwinista.
Michael Ruse, uno degli scienziati
più noti dell’evoluzionismo, ha parlato di
“libro intensamente irritante” e di “cattivissimi
argomenti”. La tesi del libro è che
non è l’ambiente a guidare il mutamento,
sono i vincoli interni di altro tipo, tra cui il
funzionamento dei “geni maestri” (che comandano
molte strutture dell’organismo),
le leggi fisico-chimiche della forma e dell’auto-
organizzazione. Se confermata, la tesi
rischia di abbattere l’architrave che regge
l’intera dottrina darwiniana.
Fodor è una mosca bianca che proviene
dalla scuola di Noam Chomski, il famoso
linguista le cui controverse idee universalistiche
sul linguaggio lo hanno portato a
essere chiamato “erede di Port-Royal”.
Centinaia di lettere di insulti e numerose e
dettagliate critiche accademiche si sono accumulate
nel computer di Fodor dopo l’articolo
sulla London Review of Books. Perché
Fodor ha cercato di dimostrare che il
darwinismo ortodosso è minato dall’interno,
da nozioni che, per funzionare, presuppongono
ciò che pretendono di spiegare.
Nell’articolo del 2007 Fodor ha attaccato
l’onnipotenza acritica dei suoi nemici.
“Per i darwinisti, nell’evoluzione la selezione
naturale ha il ruolo principale, anche
se non proprio esclusivo. Il classico resoconto
darwinista di un’evoluzione dovuta
innanzitutto alla selezione naturale è
nei guai sul piano sia concettuale che empirico”.
Ma secondo Fodor c’è una seconda
morale e riguarda l’atteggiamento da
tenere nei confronti di questa scienza.
“Dopo Darwin, sono proliferate le teorie
che volevano cooptare ai propri fini la selezione
naturale. Oggi è la psicologia evoluzionistica,
ma ci sono esempi a iosa in
quasi tutte le scienze comportamentali, in
epistemologia, teologia, storia della filosofia,
etica, sociologia, teoria politica, eugenetica
ed estetica. Tutte tentano di spiegare
perché siamo così e cosà e perché il così
e cosà è un vantaggio per noi o per i nostri
noi antenati. L’alta marea dell’adattazionismo
teneva a galla barche variopinte,
ma forse si sta ritirando. Se si scopre che
la selezione naturale non è il motore dell’evoluzione,
quelle barche finiranno per
incagliarsi e ci appariranno un po’ ridicole.
La storia della scienza insegna che le
migliori teorie di oggi risulteranno più o
meno false domani pomeriggio al più tardi.
Nella scienza come altrove, non conviene
mai puntare tutto su un cavallo solo”.
Prima ancora dell’articolo sulla London
Review of Books, sulla nota Times Literary
Supplement il professor Fodor aveva pubblicato
un durissimo attacco alla “psicologia
evoluzionistica”, uno dei pilastri della
“magione ortodossa occupata dai darwiniani”.
“C’è qualcosa di sbagliato non soltanto
con i neodarwinisti, ma con la teoria
della selezione naturale per sé”, ci dice
Fodor. “Cercano di spiegare tutto con l’idea
di adattamento, ma oggi sappiamo che
non è così. La letteratura neodarwinista è
del tutto priva di senso critico. Ci danno risposte
non plausibili e tutta la teoria viene
meno. Si scatena l’allarme se si tocca il
darwinismo. Per oltre cento anni la biologia
ha dato per scontato che la teoria
darwiniana era giusta e oggi non vogliono
sentirsi dire che era sbagliata. Gli organismi
si evolvono, ma la teoria di Darwin
non è affatto coerente. Tanta gente non mi
ha più parlato dopo l’uscita del libro”.
La storia sbagliata
Il professor Fodor è convinto che se si
mette in dubbio la selezione naturale, a
cadere sia l’intera dottrina darwiniana.
“Ci sono persone che pensano che senza il
darwinismo tutte le fondamenta della biologia
moderna collasserebbero. Non sono
d’accordo. La gente mi ha detto che ero un
idiota, ma non ha detto anche il perché.
Secondo Charles Darwin, le caratteristiche
delle creature sono selezionate per il
loro contributo all’adattamento, alla sopravvivenza.
Ma ci sono molte caratteristiche
nelle creature che non hanno nulla a
che fare con l’adattamento. Alcune variabili
nelle selezioni sono ambientali. Creazionismo
e darwinismo sono entrambi oggetto
di sospetto perché hanno conseguenze
spurie in comune. Dobbiamo ripensare
le implicazioni del darwinismo anche senza
credere nel creazionismo o altre teorie.
Non c’è bisogno di credere nel ‘disegno intelligente’
per capire che Darwin si sbagliava.
Anche senza Dio, la storia darwiniana
è sbagliata. Si può osservare l’intero
fallimento del progetto evoluzionista”.
Ad ascoltarlo torna in mente un motto di
Antonio Coutinho, immunologo dell’Institut
Pasteur: i sassi cadono in terra per la
forza di gravità, non perché la selezione
naturale ha eliminato tutti quelli che tendevano
ad ascendere in alto.

© Copyright Il Foglio 2 aprile 2010