E “Vergogna” di J. M. Coetzee (premio Nobel per la Letteratura) racconta di un professore cinquantenne, divorziato, insegnante di Scienze della comunicazione, che una sera invita a casa sua un’allieva: lei poi lo denuncia per molestie, lui viene licenziato ma non si pente, si vergogna soltanto di stare diventando vecchio. In nome della parità, va detto che anche alle professoresse dei romanzi piacciono gli allievi: nella “Donna dello scandalo” di Zoë Heller, da cui il film con Cate Blanchett, un’insegnante non felicemente sposata si innamora del ragazzino (non a Yale ma alle superiori, quindi la faccenda è più grave) e la collega gelosa e segretamente lesbica (Judi Dench, cattivissima) spiffera tutto e le distrugge la vita.
Ci si iscrive all’università anche per farsi sedurre da un professore preferibilmente sposato (in modo da rispettare i classici), si diventa insegnanti anche con la speranza di esercitare un irresistibile fascino sulle studentesse e rifarsi dei rifiuti subiti da ragazzi. In “Parigi”, film di Cédric Klapisch, il professore di Storia si innamora di una bella allieva del suo corso e le manda messaggi anonimi dal cellulare, fingendosi pateticamente giovane: “Sono in facoltà con te, mi fai sbroccare”; lei risponde: “Chi cazzo sei?”, poi si lascia baciare e tutto il resto, pretende bei voti, gli riaccende per qualche attimo la vita, ballano insieme vecchi dischi e infine, come è giusto, la ragazza lo molla per un altro. Per Harrison Ford, professore abituato a trasformarsi in Indiana Jones, le studentesse dei primi banchi si scrivevano sulle palpebre “I love you” e sbattevano molto gli occhi, speranzose. Adesso che è supervietato, ci sarà ancora più gusto.
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