"Santa Russia – L'arte russa dalle origini a Pietro il Grande" è la mostra con cui il Louvre celebra l'anno dell'amicizia franco-russa, all'insegna di una concentrazione di opere d'arte senza precedenti: icone, calici dorati, pietre funerarie e moltissimi altri oggetti - tra cui la Porta d'oro di Souzdal e il collier di Riazan – per raccontare la grande storia della Madre Russia, dal IX secolo fino al regno di Pietro il Grande. Modelli bizantini e romanzi che si mescolano e, sullo sfondo, le influenza mongole: uno spettacolo ricco di notevoli suggestioni.
Gli storici sono soliti dividere le vicende russe in due grandi periodi: prima di Pietro il Grande e dopo. La seconda epoca è ben nota: l'entrata nella modernità e l'apertura all'Europa, il rinnovamento dello Stato, la fondazione di San Pietroburgo e le influenze che le arti occidentali andranno a esercitare su tutta la vita culturale dell'Impero zarista. L'irruzione dei Lumi, con la nascita della grande letteratura, la musica e la pittura, avviene, dunque, a partire dal XIX secolo, cioè molto in ritardo rispetto al resto dell'Occidente. Il primo periodo, invece, è meno considerato e viene sovente percepito come un lungo e drammatico ciclo di oscurità e sonno della ragione – si pensi al regno di Ivan il Terribile – ma, nei fatti, così non è. E questa superba mostra apre squarci di conoscenza sorprendenti.
Inizialmente, il cristianesimo russo appare come un ramo della Chiesa greca - per gli usi, la liturgia, le nuove forme di monachesimo. Per cui i primi capolavori dell'arte russa danno l'impressione di essere in tutto e per tutto manufatti bizantini. L'Occidente, tuttavia, non è totalmente ignorato. I prìncipi hanno sempre un occhio rivolto verso l'Europa, che associato alla sensibilità locale aiuterà questa arte religiosa a divenire molto più che una semplice copia della tradizione iconografica di Bisanzio. In breve tempo l'arte russa acquisisce una propria cifra stilistica autonoma, a partire dagli evidenti influssi del romanico. In fondo i legami con l'Europa sono già intensi, a partire dalla documentata presenza, sul territorio della Russia antica e già dall'anno mille, di vichinghi e commercianti ebrei tedeschi. Prima di Pietro il Grande, tuttavia, la tentazione all'occidentalizzazione verrà sempre respinta, e con estremo vigore. La Santa Russia è poco tollerante nei confronti delle influenze esterne – si pensi che la stampa di immagini sacre verrà per lungo tempo considerata una vera e propria eresia – ma solo a parole. Nei fatti gli influssi sono più che evidenti. Prestiti iconografici e parentele stilistiche si susseguono, senza sfiorire mai.
E' il caso della "Vergine di Tolga", uno dei pezzi forti della mostra. Nota anche come "Vergine della Tenerezza", è un soggetto tipico dell'arte bizantina, molto popolare durante i secoli XI e XII: Maria siede su un trono con lo schienale alto, sopra il quale vi sono due angeli in adorazione, lei tiene il Bambino, che sta sulle ginocchia e l'abbraccia.
Adesso, sotto la pressione della Chiesa ortodossa russa, le icone hanno iniziato a prendere la via dei monasteri. Ciò le renderà presto più difficili da vedere. Per cui la mostra del Louvre diviene una ricognizione essenziale e imperdibile. Oltre 400 opere che raccontano tutta la grande storia del cristianesimo in Russia, a partire dalla fine del X secolo - quando il principe Vladimir di Kiev è stato battezzato, seguito dal suo popolo, per immersione nel Dnieper – fino alla successiva fortunata espansione, avvenuta con il crollo dell'impero bizantino, in cui Mosca diverrà (con Ivan IV) la "Nuova Gerusalemme" (o la "Terza Roma").
Sainte Russie - L'art russe des origines à Pierre le Grand
Museo del Louvre
Parigi, Francia
Fino al 24 maggio 2010
http://www.louvre.fr
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