DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

USA: Riforma sanitaria pro-aborto

Scritto da SCHOEPFLIN Lorenzo
È impossibile, in poche righe, riassumere la tormentata storia dell’approvazione della riforma della sanità negli Stati Uniti, fortemente voluta dal Presidente Obama, che la considera una delle componenti fondamentali del suo “Change”. Quel che risulta interessante notare, però, è il fatto che uno dei motivi che hanno reso accidentato l’iter parlamentare della riforma è stata la parte relativa al finanziamento pubblico dell’aborto. Camera e Senato, in un primo momento, avevano approvato due testi diversi proprio su tale tema, rendendo così necessaria la riunificazione in una sola versione.
Riunificazione avvenuta grazie alla convergenza sul testo che prevede la possibilità che le tasse, ovvero i soldi dei cittadini, possano finire col finanziare pratiche abortive in virtù del nuovo assetto della sanità statunitense. Va registrato, a tal proposito, il tentativo di Obama di sopire lo scontento del mondo pro-life con un “executive order” (un provvedimento col quale il Presidente degli Stati Uniti rende esecutiva una sua decisione) che si proponeva di rimediare alle storture abortiste della riforma. Garanzie che hanno convinto molti degli oppositori della prima ora a concedere il voto alla riforma. Ma davvero l’executive order obamiano impedisce che i soldi degli americani contribuiscano a pagare prestazioni mediche legate all’aborto?

Un aiuto nel trovare la risposta a questa domanda ci è fornito da un editoriale di Kathleen Parker sul Washington Post del 28 Marzo, esplicito fin dal titolo: “Gli aborti finanziati con soldi federali sono nel nostro futuro” (l’editoriale si trova all’indirizzo: http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/content/article/2010/03/26/AR2010032603066.html?hpid=opinionsbox1). Nell’articolo si definisce «nuvolosa» la questione delle misure di finanziamento dell’aborto contenute nella riforma, ma Parker fornisce una risposta chiara a proposito della reale efficacia giuridica dell’executive order di Obama: «Un ordine esecutivo non può ignorare una legge». Proprio per questo, l’editoriale si conclude, dopo aver lamentato l’intenzionale confusione che la riforma genera sul tema del finanziamento dell’aborto, con un’amara previsione: «gli aborti verranno praticati nei centri sanitari pubblici […] È sempre stata una volontà di questa amministrazione. Adesso c’è un modo».

Anche i Vescovi statunitensi hanno messo in guardia sulla presunta esclusione dell’aborto dai servizi finanziati dalla riforma: in un documento pubblicato dalla Conferenza Episcopale degli Stati Uniti (consultabile all’indirizzo: http://www.usccb.org/healthcare/03-25-10Memo-re-Executive-Order-Final.pdf) dopo che Obama aveva firmato l’ordine esecutivo, si afferma molto chiaramente non solo che tale provvedimento non esclude il finanziamento pubblico dell’aborto, confermando di fatto i contenuti abortisti della riforma, ma anche che sussistono problemi a proposito delle garanzie relative all’obiezione di coscienza dei medici.

A rinforzare la sensazione che gli aborti potranno essere finanziati con soldi pubblici, arrivano le reazioni del mondo pro-life americano. «In nessun modo un ordine esecutivo può proteggere la vita dei non nati», ha dichiarato Tony Perkins, presidente del Family Research Council.


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