DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Cinquant’anni di pillola, poco da festeggiare e c’è chi dice “mai più”

Roma. Isterica, arrabbiatissima per
principio, ringhiante. Quasi molla il fidanzato,
di fare l’amore non se parla, per di
più ha i capelli che sono una schifezza, un
incarnato verdastro e la sensazione di assomigliare
a un quadro di Botero. Questa
non è la donna-con-ciclo della pubblicità
di un antidolorifico (nello spot, unica arma
di salvezza di un omuncolo costretto a lavorare
in un ufficio di femmine con calendario
biologico sincronizzato) ma come Holly
Grigg-Spall descrive se stessa quando
prendeva la pillola anticoncezionale.
La pillola di anni ne compie cinquanta,
Holly ne ha 27 e dai 16 ai 26 ne ha ingoiata
una al giorno con la colazione. Dieci anni
raccontati su un quotidiano britannico,
l’Independent, di certo non in linea con
l’Humanae Vitae. Ma che, così come in altre
occasioni, è stato l’unica voce fuori dal
coro della parata mediatica a favore della
pillola, onorata e celebrata come fautrice
di libertà, fine del Medioevo sessista e machista,
elargitrice di sfrenate gioie sessuali
paritarie, “piccola, sicura ed efficace”
panacea per tutti i mali femminili. Il magazine
americano Time ha festeggiato con il
blister in copertina, anche se fra le sue pagine
qualcuno ha ammesso che forse non
tutto è andato come si pensava.
Nel 1960 un analista finanziario dell’azienda
farmaceutica Merck diceva che la
pillola avrebbe avuto poco successo, perché
era un medicinale che non curava nessuna
malattia. Nel 1969 Barbara Seaman,
nel suo “The Doctor’s Case Against The
Pill”, spiegava che era un po’ come “armeggiare
con la bomba atomica per sconfiggere
l’influenza”. “Le donne saranno finalmente
liberate dalle loro catene”, declamava
invece la prima pubblicità della
Enovid: la donna era un’Andromeda, legata
a una roccia come vittima sacrificale di
un mostro marino, ed Enovid il suo Perseo.
Per qualcuna la pillola si è trasformata invece
in una dose quotidiana di veleno che
ti scombussola la vita. A questo Holly ha
dedicato un blog, Sweeteningthepill, “Addolcendoti
la pillola”, e sono arrivate molte
altre (“Ma allora non ero matta io”). Su
Internet impazzano le “bacheche delle sopravvissute”,
comunità virtuali di donne
che hanno usato una particolare pillola a
base di un estrogeno e di un progestinico,
la più venduta al mondo, e hanno avuto un
sacco di problemi. Si sentono vuote e cellulitiche,
ma basta smettere per tornare come
nuove. Secondo le cifre del Guttmacher
Institute (solitamente molto pro-choice e
pro-case farmaceutiche) quattro donne su
dieci fra quelle che usano anticoncezionali
ormonali non sono contente. E qui non si
parla più soltanto di pillola, ché negli anni
si è aggiunto di tutto, dagli anellini gommosi
(da tenere in frigo, fra le uova, fino all’ora
x dell’applicazione) ai cerotti (quelli che
al mare, come il piercing all’ombelico, si
nascondevano alla madre e si mostravano
alle amiche, ma che con l’acqua si gonfiavano
e, da trendy che erano, finivano per
fare un po’ schifo). Sul magazine online Salon,
una redattrice di Glamour, Geraldine
Sealey, ha scritto perché odia la pillola e
qualsiasi altro contraccettivo ormonale: la
prenderebbe eccome, lei, così come ha
provato a usare qualunque tipo di marchingegno
in vendita, ma la fanno tutti stare
malissimo. Ed è costretta acidamente ad
ammettere che “una pillola che distrugge
la tua libido effettivamente fa miracoli per
limitare il tuo rischio di rimanere incinta”.

Valentina Fizzotti

© Copyright Il Foglio 18 maggio 2010