DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Gasare le bambine afghane che vanno a scuola. L’ultima dei talebani

Roma. La guerra dei talebani contro l’istruzione
femminile passa ormai dall’uso
massiccio di gas contro le bambine nelle
aule. Decine di studentesse afghane sono
state ricoverate ieri dopo essere rimaste
intossicate in seguito a nuovi attacchi
portati con armi chimiche contro due
scuole dopo analoghi attentati avvenuti
in queste ultime settimane. Trenta alunne
di una scuola a Kunduz e altre sei di
un istituto di Kabul sono state ricoverate.
Una delle vittime ha raccontato di aver
visto un uomo con “abiti scuri, la bocca e
il naso avvolti in un panno, lanciare una
bottiglia nei pressi della scuola”.
L’effetto è quello desiderato: la chiusura
della scuola e la riduzione radicale
della presenza di bambine nelle aule. Il
giorno dopo si sono presentate sui banchi
solo quaranta allieve su seicento. Alcune
delle studentesse sono in condizioni molto
gravi perché il gas sparso brucia l’apparato
respiratorio. Quattro giorni fa a
Kabul in ventidue erano state ricoverate
dopo un altro attacco chimico. E l’anno
scorso uomini contrari all’istruzione femminile
hanno lanciato acido su un gruppo
di studentesse a Kandahar.
Nausea, vomito, svenimenti, la membra
semiparalizzate. Un misterioso veleno, “il
gas dei talebani”, sta mietendo centinaia
di vittime nelle scuole femminili dell’Afghanistan
settentrionale, anche se il contagio
si è esteso alla capitale Kabul, con
nove studentesse colpite alla Shina Bagramy
High School. Il grosso degli attacchi
islamisti contro il diritto delle ragazze
a studiare si è però concentrato a Kunduz,
vicino al confine con l’Uzbekistan,
una zona sotto il controllo tedesco. “Ero
in classe quando ho cominciato a sentire
uno strano odore, come di fiori – ha raccontato
Sumaila, dodici anni – Ho visto
che le mie compagne di classe e l’insegnante
si accasciavano. Quando ho riaperto
gli occhi ero in ospedale”. L’ultimo
rapporto di “Save the Children” dice chetra
il 2006 e il 2008 ci sono stati 2.450 attacchi
alle scuole. 235 fra alunni, insegnanti
e altro personale scolastico sono stati uccisi
dai fondamentalisti islamici. Trecentomila
bambine afghane non potranno accedere
all’istruzione a causa della violenza
innescata dagli “studenti di Allah”.
Nel sud e nell’est del paese, dove i talebani
controllano città e villaggi, le scuole
femminili vengono chiuse, gli insegnanti
subiscono minacce e ci sono stati casi di
bambine sfigurate con l’acido. Una fatwa
del mullah Omar identifica uno dei principali
nemici del jihad proprio nell’insegnamento:
“Non è consentito lavorare per
il regime fantoccio, né in una madrassa,
né come insegnanti di scuola. I musulmani
dovrebbero studiare in moschea”. E’ in
corso la più grande campagna di liquidazione
delle scuole dall’abbattimento del
regime shariaco talebano nel 2002. Ma ci
sono anche notizie positive. Come la frequenza
record di 6,5 milioni di studenti.
Il 35 per cento sono bambine, alle quali il
regime talebano aveva sempre impedito
l’accesso all’istruzione fino alla sua caduta.
Il gas dei talebani aveva già colpito nel
maggio 2009, quando a finire in ospedale
erano state novanta ragazze nella provincia
di Kapisa. Ci sono anche madri che
vengono rapite per negare la scuola alle
figlie. “C’era un terribile odore in classe,
l’insegnante ci ha detto di uscire ma non
ci siamo riuscite, non potevamo camminare,
ci sentivamo davvero male e quando
ho riaperto gli occhi ero in ospedale”,
ha raccontato Leda, dodici anni, una delle
bambine intossicate. “Sono così triste,
che cosa c’è che non va nella mia scuola?
Voglio studiare”.

Giulio Meotti

© Copyright Il Foglio 14 maggio 2010