di Claudio Risé
Tratto da Il Mattino di Napoli del 26 aprile 2010
Tramite il blog di Claudio Risé
Cosa accade a una persona che, giorno dopo giorno, aumenta il tempo passato al computer, girando per siti pornografici e scaricando immagini e file dove il protagonista è sempre lo stesso: il sesso?
Sembra una domanda banale, con una risposta semplice: cerca eccitazione, forse perché vive un periodo di digiuno sessuale, o di frustrazione affettiva.
L’inchiesta Sec sulla Borsa americana fornisce una risposta più precisa. Il sesso virtuale è un modo per sfuggire a una realtà angosciosa.
Un rituale ossessivo col quale la persona cerca di ripararsi da una situazione che sente minacciosa, dinanzi alla quale non sa che fare. È per questo, e non perché colti da mania sessuale, che mentre si sviluppava la crisi decine di ispettori della Sec, l’organo di controllo della Borsa americana, passavano le loro giornate incollati davanti al computer scaricando file porno, distruggendo i dati contabili sulle speculazioni finanziarie in corso per fare spazio nella memoria della macchina a nuove posizioni erotiche. Dietro l’apparente ipnosi dinanzi ai genitali c’era il tentativo inconscio di sfuggire alla valanga in arrivo.
Qualsiasi analisi finanziaria, o proiezione matematica seria, o analisi storica delle borse mostrava con chiarezza che i prezzi dei titoli erano stati gonfiati a dismisura da debiti che non si potevano pagare. Poiché tutti erano colpevoli di quanto stava per accadere, la gran parte degli ispettori, invece di controllare, fuggiva. Dove? Su internet.
Abbandonandosi alle forza ipnotica delle immagini, che affondano le loro radici nel profondo dell’inconscio collettivo, della rappresentazione dei genitali, e dell’accoppiamento.
Lo stesso fa, ogni giorno e ogni notte, il popolo sempre più vasto dei dipendenti da Internet: riempirsi la testa di immagini sessuali per cacciarne via altre, che sono invece crude istantanee della realtà.
L’estratto conto della banca in passivo, la ragazza che ti ha detto che non ti vuole più, l’sms dell’amata/o a un’altra persona, la pagella del figlio piena di voti pessimi. Questi documenti della realtà vicina vengono cancellati dalla ripetizione infinita di coiti di sconosciuti lontani, sostituzione contemporanea dell’antico rito ossessivo del camminare evitando le piastrelle bianche (o quelle nere), per evitare che qualche disgrazia ritenuta inevitabile si abbatta su di noi.
La sessualità c’entra soprattutto per questo: per il suo potere di deviare l’attenzione dalla fissazione della realtà, sostituendola con un’altra fissazione, arcaica, e riferibile comunque, nelle sue diverse versioni, all’origine della vita.
Questa tecnica di distrazione compare anche nella mitologia, a cominciare da quella greca. Dove si narra della disperazione della Grande Dea della terra, Demetra, quando Ade, il dio del sottosuolo e della morte, rapisce sua figlia, la bella Persefone, portandola sottoterra. La depressione della Dea madre inaridisce la terra, che diventa fredda e secca, senza vita.
Demetra vagando arriva a un pozzo, dove viene raggiunta da Baubo, una dea dell’indecenza. Baubo cerca di consolare la Grande Madre, ma Demetra è chiusa nel dolore. Allora Baubo si siede su una pietra, si alza la gonna, e le mostra i genitali. Finalmente Demetra sorride, e allora la terra germoglia, ritorna la primavera, e torna anche Persefone (la Proserpina latina), dopo l’inverno passato con Ade.
E’ forse alla ricerca di un sorriso che gli internauti navigano tra i sessi. Ma il computer non è una divinità, seppur dell’indecenza, e un sito non è una fonte d’acqua pura.
Meglio non perder tempo, e guardare la realtà in faccia.