DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Miano. presidente nazionale di Azione cattolica: evangelizzazione, sfida educativa a 360 gradi

LAURA BADARACCHI
R
ipartire dall’«abc della fede», rilan­ciando «la centralità di un impegno di evange­lizzazione e di primo an­nuncio negli ambiti della cultura, dell’arte, della contemplazione del crea­to », come anche «della preparazione al matrimo­nio, del lavoro e della scuo­la ». Una sfida educativa a 360° gradi, quella lanciata dal presidente dell’Azione cattolica italiana, Franco Miano, al migliaio di rap­presentanti delle 180 Pre­sidenze diocesane riuniti alla Domus Pacis fino a do­menica scorsa per il con­vegno nazionale «Sulle strade dei cercatori di Dio». «Non possiamo dare più per scontato nulla: occor­re tornare alle radici del­l’essere cristiani. Vuol dire non sentirci mai arrivati: sostenere il cammino di chi è in ricerca significa continuare a cercare Dio non in modo intellettuali­stico, ma legato alla vita or­dinaria dei nostri paesi, territori, città. Non si trat­ta di inventare ex novo, piuttosto di qualificare e riorganizzare le esperien­ze già esistenti», ha rimar­cato Miano, definendo «cruciale» il tema della «ri­scoperta della fede, in cer­ti casi radicale anche se si tratta di persone battezza­te. Senza trascurare la re­lazione con chi non ha mai avuto alcun contatto con il Vangelo». Il presidente di Ac pensa anche a «speri­mentazioni, ad esempio nel rapporto con i genito­ri dei bambini dell’Acr, in molti casi lontani dalla Chiesa» e alla valorizzazio­ne della «pietà popolare: non va confinata come re­perto folcloristico, ma vis­suta non in modo separa­to dal contesto ecclesiale». «Mettersi accanto alle per­sone che, pur non fre­quentando i nostri cam­mini ecclesiali, comunque si interrogano su Dio»: è lo stile auspicato da don Gui­do Benzi, direttore dell’Uf­ficio catechistico della Cei; intervenendo sabato scor­so al convegno, ha solleci­tato «a tentare la missione» perché la Chiesa «è, con la sua vita quotidiana ordi­naria ed eroica, il 'grem­bo' dell’annuncio». Una buona notizia che fa usci­re dalla «logica dello scon­tato » e mette in crisi la «lo­gica del dovuto», ha con­cluso. Quindi occorre far spazio a una fede «capace di incontrare, cioè 'noma­de', che si toglie le pan­tofole e indossa i sandali», ha rilevato monsignor Giu­seppe Lorizio, docente di teologia fondamentale al­la Lateranense. Infatti il credente «non possiede delle certezze co­sì come si possiedono dei beni: è sempre attraversa­to dal dubbio, e questa dia­lettica è fondamentale per non cadere nel fondamen­talismo - la certezza senza alcun dubbio - e nel nichi­lismo, il dubbio senza cer­tezze », ha osservato Chia­ra Giaccardi, docente di sociologia delle comuni­cazioni all’Università Cat­tolica del Sacro Cuore di Milano, convinta che per comunicare la fede «la Chiesa deve semplice­mente recuperare la sua ricchezza originaria, rige­nerare la sua capacità di coinvolgere tutta la perso­na. E poi imparare i nuovi linguaggi, per poter rag­giungere i giovani nei loro territori, reali e virtuali: se la Parola è presentata nel­la sua autenticità non può non parlare al cuore».
I partecipanti al convegno,
infine, hanno espresso in modo corale la loro «forte preoccupazione», rivolta alla Presidenza del consi­glio dei ministri, «per le conseguenze del Decreto interministeriale» che cir­ca un mese fa ha soppres­so le tariffe postali agevo­late «per tutta l’editoria li­braria, quotidiana e perio­dica, e che colpisce in mo­do particolare la stampa associativa cattolica, del no profit e del volontaria­to ». I presidenti diocesani di Ac hanno chiesto il «ri­pristino di condizioni ade­guate per la diffusione del­le idee e del sostegno alla crescita plurale della so­cietà ».
«Occorre tornare alle radici dell’essere cristiani» ponendosi «accanto alle persone che comunque si interrogano su Dio»