DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

I dubbi di san Tommaso: in India via terra o per mare?

di Ilaria Ramelli
D
ue figure apostoli­che sono quelle alle quali è ricollegata dalla tradizione la primis­sima evangelizzazione dell’India: san Bartolomeo e san Tommaso. Una siste­matica analisi critica delle tradizioni relative ad essi, che ho svolto, fa ipotizzare che a queste due figure sia­no stati ricondotti i primi tentativi missionari di età apostolica e subapostolica, che si servirono delle vie commerciali sia di mare sia di terra per raggiungere l’India: vie di terra molto probabilmente per le re­gioni settentrionali, rotte marittime per quelle meri­dionali. Origene citava solo la «Partia» come zona di predicazione propria di san Tommaso, suggerendo così un arrivo della primis­sima predicazione cristia­na in India per via di terra.
Egli non menzionava l’In­dia, che per altro non affi­dava ad alcun altro aposto­lo, indicando così che la sua era un’informazione sulla direzione di un’evan­gelizzazione
di matrice a­postolica: quella che anda­va verso la Partia (poi la Persia), e poi da là arrivò in India. Nelle fonti patristi­che del IV e V secolo e suc­cessive troviamo l’attribu­zione dell’India a Tomma­so; Rufino, tuttavia, che se­guiva Origene, assegnava a Tommaso la Partia e a Bar­tolomeo l’India Citerior,
quella più vicina all’Occi­dente, quella in cui si recò anche Panteno. Il
De vitis apostolorum sembra con­fermare che l’indicazione «Partia» riguarda la dire­zione dell’evangelizzazio­ne di matrice tomistica, di­segnando un itinerario che dalla Partia arrivava ap­punto all’India: Parti, Me­di, Persiani, Ircani, Battria­ni, Magi, fino alla morte a Calamina d’India, luogo indicato da molte altre fonti. I Magi, inoltre, rive­stono un ruolo importante nella tradizione relativa a Tommaso. La comunità cristiana del Malabar, in India, una zona ben nota al mondo romano del I se­colo d.C. per i continui contatti commerciali, con­serva una tradizione anti­chissima che fu indagata già dai Portoghesi nel Quattro e Cinquecento, e che è legata alla trasmis­sione di leggende e notizie storiche esclusiva di alcu­ne loro famiglie. Essi fanno risalire la loro evangelizza­zione precisamente a san Tommaso. La leggenda lo­cale, che riflette un’altra via di predicazione, non cioè per terra attraverso la Partia, ma per mare, narra che l’apostolo sbarcò nel Malabar a Muziris (Cran­ganore), città citata anche da Plinio, che costituiva il porto principale in cui nel I secolo d.C. giungevano regolarmente dall’Occi­dente molte navi commer­ciali. Secondo la leggenda malabarita, Tommaso morì poi a Mailapur, sulla costa del Coromandel, nel­l’India sudorientale. Nella liturgia, ancor oggi si com­memora il suo martirio il 3 luglio. La notizia della morte a Mailapur si trova in effetti attestata anche in Salomone di Bosra, nel XIII secolo. Secondo la leggen­da locale, Tommaso avreb­be convertito membri di alcune famiglie apparte­nenti alle più alte caste indù, ordinandovi diaconi e presbiteri; queste fami­glie avrebbero poi conti­nuato a fornire il clero alla comunità cristiana locale.
Il cristianesimo poté fiorire nel Malabar anche grazie alla protezione dei sovrani locali (secondo la tradizio­ne,
Tommaso avrebbe con­vertito anche sovrani in­diani), che avrebbero ga­rantito loro diversi privile­gi. Proprio grazie alla pro­sperità e alla protezione di cui godevano i cristiani del Malabar, a loro si unirono nel corso dei secoli anche cristiani provenienti da al­tre zone meno felici e per­seguitate. I cristiani del Malabar hanno conservato i costumi degli indù delle classi più alte e ancora cir­ca un secolo fa gli indù di casta erano convinti che fosse sufficiente toccare u­no di loro per purificarsi dal contatto con un fuori­casta. Ai testi patristici e al­le testimonianze locali si aggiungono per Tommaso gli Acta Thomae, un «ro­manzo apostolico» di e­stremo interesse, che meri­ta una trattazione a parte.
Un dato archeologico, i­noltre, può rivelarsi signifi­cativo: la tomba tradizio­nalmente identificata con quella di san Tommaso in India presenta lo stesso ti­po di materiale da costru­zione e la stessa struttura che presentavano le stazio­ni commerciali romane del I secolo d.C. in quelle zone. Non sembra dunque trat­tarsi di un edificio poste­riore, retrodatato dalla leg­genda all’età di Tommaso.


© Copyright Avvenire 4 maggio 2010