Per un bilancio del viaggio apostolico del Papa in Portogallo Sergio Centofanti ha intervistato il direttore della Sala Stampa vaticana padre Federico Lombardi:
R. – Un bilancio certamente positivo, direi anche superiore all’attesa. Possiamo dire che è stato un viaggio che è andato benissimo e possiamo anche dire che è stato un viaggio meraviglioso. L’accoglienza è stata vastissima, è stata calorosa, è stata anche superiore alle attese degli organizzatori. Il Papa ne è rimasto molto colpito, molto contento e confortato. Ha potuto vivere questo viaggio nelle condizioni migliori e come momento anche di grande esperienza spirituale di preghiera con il Popolo di Dio nel punto culminante, che è stato evidentemente quello delle celebrazioni a Fatima. Il Papa ha potuto dare i grandi messaggi che gli erano stati anche - in un certo senso - richiesti e che erano attesi dalla Chiesa portoghese. L’incontro con il mondo della cultura, l’incontro con il mondo dell’impegno sociale, l’incontro con i sacerdoti erano incontri di importanza strategica per la presenza della Chiesa in Portogallo e, per cui, c’era una grandissima attesa. Mi confermavano i vescovi, ieri, che la presenza del mondo della cultura nell’incontro a Lisbona era veramente totale. E’ stato, quindi, un incontro di grandissimo significato, direi di significato storico e che dice la volontà della Chiesa di dialogare in modo costruttivo con tutti coloro che cercano, che si impegnano nel mondo del pensiero, della ricerca, dell’arte, della creatività. Sono cose, queste, che rimarranno certamente a lungo per la Chiesa portoghese. Soprattutto con il momento di Fatima, lo sguardo si è anche un po’ allargato sull’Europa e sul mondo, perché Fatima è un luogo che ha assunto realmente un significato per la Chiesa universale, come momento di incontro e – in un certo senso – di comunicazione fra il cielo e la terra, fra la presenza di Dio nella nostra storia e la domanda di salvezza del popolo e il desiderio di impegno nella storia da parte della Chiesa sulla base di conversione, di penitenza, di preghiera, di rinnovamento spirituale. Questo è un discorso che naturalmente vale per tutti e che è stato colto anche molto al di là dei confini del Portogallo.
D. – Il Papa è venuto a Fatima per dire che l’amore di Gesù e per Gesù è la cosa più importante: tutto parte da qui e la Chiesa annuncia e propone - non impone - questo amore, in dialogo col mondo…
R. – Certamente il Papa torna sempre ai punti essenziali, ai fondamenti della missione della Chiesa e del suo messaggio. E certamente questo amore per Gesù è stato espresso in particolare nell’omelia a Fatima in un modo molto intenso, portato anche dal grande clima di spiritualità, di affetto, di amore che si sente in questa immensa assemblea che arriva dalle diverse parti del mondo e, in un certo senso, appare convocata dall’Alto più che convocata dagli uomini. Il Papa si è fatto pellegrino con questo popolo che risponde ad una chiamata che attraverso Maria viene e che porta naturalmente al centro della nostra fede e, quindi, all’amore del Figlio di Dio, all’accoglienza della Rivelazione. In questa storia nostra concreta, attraverso gli eventi belli e tristi, drammatici a volte del nostro tempo, sentiamo che continua ad essere presente la grazia di Dio per noi e che, quindi, vale la pena continuare ad impegnarsi, a sperare, proprio a partire dagli atteggiamenti fondamentali che la fede ci ispira, quelli della carità e dell’amore per gli altri. Un messaggio, quindi, che è inserito nella storia e che guarda in avanti con speranza.
D. – Una delle frasi del Papa che più hanno colpito è che si illude chi crede che la profezia di Fatima sia conclusa. Cosa voleva dire il Papa?
R. – Il Papa vuol dire una cosa molto semplice e cioè che non dobbiamo più aspettarci da parte di Fatima e quindi di quanto è stato detto dai pastorelli, dai veggenti, delle profezie nel senso di annuncio di eventi concreti per quanto riguarda i prossimi anni o il prossimo secolo. Questo non è in questione. La profezia di Fatima, nella prospettiva del Papa, che deve essere poi la nostra prospettiva, significa aver imparato a leggere gli avvenimenti della nostra storia, il cammino della Chiesa con le sue difficoltà e le sue speranze nella luce della fede e cioè sotto lo sguardo di Dio, che segue la Chiesa e l’umanità in cammino, opera con la sua grazia per accompagnare coloro che si rivolgono a Lui e ci invita ad impegnarci in questa storia a partire dalla conversione di noi stessi proprio per agire secondo i criteri del Vangelo. La profezia intesa come lettura della realtà umana e della storia umana, questo è caratteristico di Fatima, ci ha insegnato a guardare non solo alla nostra vita personale, ma alla vita della Chiesa e dell’umanità nel contesto della storia, sotto la luce di Dio, del suo amore e con l’impegno a convertirci, a renderci dei testimoni sempre più fedeli dell’amore di Dio nel mondo in cui viviamo e nella nostra storia. Questo è un messaggio profetico che continua ad essere di grande attualità e lo sarà in futuro.
D. – Sempre parlando del segreto di Fatima, il Papa ha detto che la grande persecuzione della Chiesa non viene da nemici esterni, ma dal peccato all’interno stesso della Chiesa...
R. – Sì, questo è quanto egli ha spiegato con parole estremamente efficaci nella sua conversazione, sul volo verso il Portogallo. Ha fatto capire che le sofferenze, le difficoltà che la Chiesa incontra, anche con evidente riferimento alla situazione dei mesi recenti o di questi anni, in cui la Chiesa ha tante difficoltà in conseguenza dei peccati dei suoi membri – si riferisce proprio agli abusi sessuali – sono qualcosa che la Chiesa porta in sé: porta in sé purtroppo anche la realtà del peccato. Ed è proprio per questo che il messaggio di Fatima è estremamente attuale e importante, perché ci parla di conversione, ci parla di penitenza, per rinnovarci in modo tale che la nostra testimonianza sia coerente. Quindi, nel contesto di una lettura ampia del significato dell’evento di Fatima, da un punto di vista spirituale, non bisogna pensare solo alle persecuzioni che vengono dall’esterno, che certamente hanno avuto una gran parte nelle sofferenze e nelle difficoltà della Chiesa, per esempio nel corso del secolo passato, e che anche adesso continuano e continueranno ad esserci, ma il Papa ha fatto notare che le sofferenze e le difficoltà della Chiesa vengono anche, in particolare, dal nostro interno, cioè dal nostro essere peccatori, e per questo il messaggio di conversione e di penitenza ha una particolare attualità e importanza. Questo mi è sembrato veramente molto bello, molto importante, cioè come il Papa sia stato capace di inserire la tematica che ci affligge in questi ultimi mesi a proposito degli abusi sessuali in una prospettiva spirituale molto ampia. Quindi, riconoscendone la gravità, ma inserendola nella condizione della Chiesa nel mondo, della Chiesa davanti a Dio e del suo cammino, che deve essere sempre di purificazione, di rinnovamento. E questo l’ha inserito con molta naturalezza direi, proprio nella condizione della Chiesa pellegrinante, e ha quindi dato occasione a tutti coloro che erano a Fatima, ma anche a tutta la Chiesa, di pregare intensamente, di coltivare uno spirito di rinnovamento e di conversione proprio per essere testimone più limpida e più efficace per il mondo di oggi e di domani.
D. – Anche in questa occasione il Papa ha sentito il grande affetto della gente...
R. – Sì, lo ha sentito veramente in un modo eccezionale. E non è la prima volta. Anche il viaggio a Malta, pure se di dimensioni più limitate perché il Paese era più piccolo, anche il viaggio a Torino, ma in particolare questo viaggio più ampio, più prolungato, hanno dato modo veramente a grandi masse, a grandi numeri di persone di essere presenti. Noi sappiamo che nel cuore molti di più, che non sono potuti venire fisicamente ad incontrare il Papa, lo hanno però seguito e gli vogliono bene. Ad ogni modo, la grande presenza è un segno efficace di affetto. Il Papa lo ha certamente gradito e direi che sia un fatto che ha dimostrato anche la vitalità della Chiesa, la vitalità della fede semplice, ma viva della Chiesa portoghese ed è quindi un grande segno di speranza per la Chiesa che cammina.
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