A quattro mesi dal terremoto del 12 gennaio scorso, si riaccendono a Haiti gli endemici conflitti che turbano da decenni il Piccolo paese caraibico. Per chiedere le dimissioni del Presidente René Perval e contestare il prolungamento del suo mandato, gruppi di manifestanti si sono scontrati ieri con la polizia, nel centro della capitale Port-au-Prince. I manifestanti, mobilitati da 28 tra partiti e gruppi di opposizione, volevano raggiungere il palazzo presidenziale, semi-distrutto dal sisma, ma sono stati bloccati dagli agenti.
Ieri il Senato ha approvato un emendamento, già passato alla Camera, che consentirà a Perval di restare in carica fino al 14 maggio 2011, se entro l’anno non si terrano elezioni.
I dirigenti dell’opposizione contestano la scelta ed affermano che il Paese non accetterà mai “una nuova dittatura“.
Nel corso della manifestazione, il Governo è stato accusato di avere svenduto il Paese agli stranieri, contestando la gestione del terremoto che ha ucciso tra le 250 mila e le 300 mila persone e provocato danni incalcolabili alla già devastata economia del Paese. Alcuni manifestanti, secondo vari testimoni, brandivano armi da fuoco ed hanno aggredito i passanti facendosi consegnare denaro, telefoni cellulari e gioielli.
Lo scorso marzo, la comunità internazionale si è impegnata a fornire ad Haiti 10 miliardi di dollari in 10 anni per la ricostruzione. Il processo deve essere gestito da una commissione presieduta dal premier Jean Max Bellerive e dall’ex presidente americano Bill Clinton, nella sua veste di emissario dell’ONU.
Anche la commissione è contestata ed alcuni oppositori sostengono che la sua creazione violi la sovranità di Haiti e la sua Costituzione. (ANSA-REUTERS)
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