Roma. Che è successo all’arcivescovo di
Vienna, il controverso e prestigioso cardinale
Christoph Schönborn? Perché ha dato
uno schiaffo in pubblico all’ex capo della
curia romana, il cardinale Angelo Sodano?
Manifestando ancora una volta durezza
estrema, una asperità costi-quel-che-costi,
sulla questione dei peccati carnali dei
preti cattolici, l’arcivescovo agisce in sintonia
con l’opinione secolare del suo paese
o con quella del Papa?
Schönborn è sempre stato presentato
non solo come uno degli allievi di Ratzinger,
ma anche come uno dei suoi sostenitori
più leali. Fu con lui che il Papa scrisse
la nuova versione del
catechismo. Fu Schönborn
che presentò in
Vaticano la prima parte
del libro di Ratzinger
su “Gesù di Nazaret”. E’
lui l’invitato permanente
ai seminari con gli ex
allievi tenuti ogni fine
estate a Castel Gandolfo.
Un anno fa
pranzò col Papa e, assieme
ad altri tre cardinali,
arrivò a mettere in discussione le capacità
governative del segretario di stato
vaticano Tarcisio Bertone.
Non è facile dire cosa il Papa pensi di
Schönborn, che da oltre dieci anni regge
l’Austria, chiesa sorella della amata Baviera.
Anche perché non è facile in generale
capire bene cosa Ratzinger pensi dei
cardinali e dei vescovi più eminenti. Su
Carlo Maria Martini è critico, pensano in
molti. Ma quando ha parlato in pubblico
di Martini, Ratzinger l’ha sempre elogiato.
Quanto a Schönborn, si sa che cosa il
Papa ha detto a lui e ai vescovi austriaci
le due volte che li ha ricevuti in visita ad
limina apostolorum, cioè in forma ufficiale,
solenne.
Nel 2005 l’episcopato d’Austria fu tra i
primi, pochi mesi dopo l’elezione, a essere
convocato in Vaticano dal Papa. Il Pontefice
fu severo. Accusò i vescovi austriaci
di tacere punti importanti della dottrina e
della morale per paura di proteste e derisioni
del mondo. Disse loro: “Non fatevi illusioni!
Un insegnamento cattolico che
viene offerto in maniera incompleta è una
contraddizione in sé e non può essere fecondo
nel lungo periodo”. Poi li riconvocò
nel 2009 dopo che, per le proteste dei presuli
e di molti fedeli, fu costretto a revocare
la fresca nomina dell’ausiliare di Linz,
Gerhard Maria Wagner, rigettato in quanto
troppo conservatore (aveva definito
“giudizio di Dio” l’uragano Kathrina). L’incontro
fu a porte chiuse, il Papa fu molto
duro. Il suo giudizio suoi vescovi austriaci,
che non furono fervorosi nel difenderlo all’epoca
dell’incidente occorso con la revoca
della scomunica ai tradizionalisti di
Ecône, non cambiò. E indirettamente sembrò
coinvolgere anche Schönborn.
Chi è dunque l’arcivescovo di Vienna
per Ratzinger? Il vaticanista
Sandro Magister
così scrisse nel giugno
di un anno fa: “Un vistoso
contrasto riguarda il
numero uno dei vescovi
austriaci, il cardinale
Schönborn. E’ considerato
amico fidato di
Ratzinger, ma in patria
lascia libero campo a
correnti antiromane”.
“Questa volta ha parlato
troppo, ma era off the record”. Così dice
al Foglio una fonte ben introdotta nella
curia viennese. Si riferisce alle parole che
il cardinale arcivescovo di Vienna Christoph
Schönborn ha detto il 28 aprile durante
un incontro informale avuto con dei
giornalisti austriaci. Lo scontro ruvido con
la curia era noto. Il Foglio aveva informato
i lettori in anteprima il 15 aprile scorso.
Dopo l’incontro di fine aprile allo scontro
si aggiunge in modo piuttosto inusuale l’elemento
personale: il nome dell’altissimo
prelato curiale. Alcuni giornali austriaci
hanno riportato quanto Schönborn aveva
detto dell’ex segretario di stato vaticano,
oggi decano del collegio cardinalizio, il
cardinale Angelo Sodano: “E’ una pesante
offesa per le vittime” definire “chiacchiericcio”,
come ha fatto Sodano in piazza
San Pietro il giorno di Pasqua, le informazioni
sugli abusi sessuali su minori. E poi:
“Sodano ha impedito quindici anni fa la
creazione di una commissione d’indagine
sul caso di Hans Hermann Groër”, il predecessore
di Schönborn a Vienna, morto
nel 2003 in sospetto dal 1995 di molestie
sessuali.
Alle accuse
Sodano non ha replicato. Padre Federico
Lombardi ha scritto una nota in sé
ambivalente sul Corriere della Sera di ieri.
A differenza di quanto scritto il giorno
prima da Alberto Melloni sul giornale
milanese, l’intervento di Sodano in piazza
San Pietro non fu concordato col Papa:
le parole di Lombardi suonano in parte
come una presa di distanza da Sodano,
che era stato molto protettivo con il Papa
nella sua esternazione pasquale. Già
qualche giorno fa il portavoce aveva detto
a un giornale austriaco: le parole di Sodano
non sono state “certamente tra le
più prudenti”. Tuttavia l’Osservatore Romano
il 7 aprile aveva apprezzato l’intervento
fatto da Sodano in piazza San Pietro
chiedendogli un’intervista pubblicata
in prima pagina con un titolo eloquente:
“Con la chiesa a fianco del Papa”.
Un po’ conservatore, un po’ riformatore.
Gran teologo, pastore tra i conflitti.
Schönborn è un papabile con due facce.
Non sempre mantiene la barra del governo
pastorale diritta. Quando si trova a
parlare con la stampa, in particolare, non
si contiene e apre eccessivamente alle
aspettative di quest’ultima. Ma c’è chi lo
giustifica: le pressioni dei media e della
chiesa progressista, in Austria, sono fortissime.
Alla curia romana Schönborn non fa
sconti. Dice che il Papa “sa che è necessaria
una riforma, anche sulla scorta dello
scandalo pedofilia”, ma che “non prenderà
misure drastiche perché non è nel
suo stile”. Ma quali azioni il Papa dovrebbe
mettere in campo, Schönborn non lo
chiarisce. Più esplicite, invece, le accuse
alla curia sotto Wojtyla. Ma l’arcivescovo
di Vienna non cita mai né Wojtyla né il
suo segretario, Stanislw Dziwisz, che in
quanto capo dell’appartamento pontificio
non era un alleato curiale di Sodano
segretario di Stato.
Nella chiesa convivono due linee diverse
e opposte su come fronteggiare l’offensiva
secolare sui peccati carnali del
clero. Da Vienna la divisione si vede bene,
e diventa spettacolo e forse strategia.
Paolo Rodari
© Copyright Il Foglio 11 maggio 2010