di Isabella Bossi Fedrigotti
Tratto da Il Corriere della Sera dell'8 settembre 2010
Non si può essere così scemi, nemmeno a 16 anni. Non ci si può lasciar rovinare le vacanze come ha fatto Bianca, la ragazzina che ha scritto al Corriere raccontando giorni da incubo nell’isola greca di Ios, forzata del ballo e dello sballo. Migliaia di ragazzini, in maggioranza italiani, che appena svegli (non prima delle 4 del pomeriggio) ci davano dentro con i drink chiudendosi in una discoteca fino alle 8 del mattino.
In spiaggia a fare il bagno? Mai. Mangiare? Quasi mai. Visitare l’isola? Nemmeno a parlarne. Conoscere nuovi amici? Escluso, perché alcol e musica a palla non favoriscono la comunicazione. In cambio, spossatezza perenne per il gran ballare e il poco dormire, e gente ubriaca (ragazzini, perché Ios è l’isola dei giovanissimi) in giro all’alba per stradine e piazze a vomitare l’anima. Bianca scrive che seguiva l’orda, come una prigioniera, costretta a bere e a ballare fino allo sfinimento, succube del cugino ventenne che dava il la. L’anno prossimo, promette, piuttosto che passare una vacanza così, sceglierà di andare a lavorare, per un mesetto però, non per l’intero periodo, magari da uno stilista a New York, come le ha ventilato il suo papà.
E allora la domanda diventa un’altra: ma questi genitori, sono veri genitori o sono dei parenti distanti, dei vaghi conoscenti cui per qualche tempo è stata affidata la responsabilità di una sedicenne? E qual era la loro temporanea missione? Di fare divertire la piccola in un luogo abbastanza distante da non essere disturbati da qualche suo eccesso? Di rifornirla di denaro sufficiente per viaggio, albergo, discoteche quotidiane e innumerevoli drink, di modo da non farla sentire svantaggiata rispetto ai compagni di baldoria? Di esporla, come una specie di benefica cura d’urto, agli eccessi della vita, per farla tornare vaccinata contro balli e sballi, pronta, l’anno dopo, a cercarsi un lavoro (presso lo stilista newyorkese) invece di riprendere la via di Ios?
Mistero fitto. Al punto che si è sfiorati dal pensiero che la lettera possa essere inventata, finta. E la stessa idea è venuta anche a qualcuno dei quasi trecento lettori che l’hanno commentata. Soltanto ad alcuni, però, perché parecchi hanno, invece, confermato che, in effetti, numerosi giovanissimi si divertono così e non soltanto a Ios, ma anche altrove, non ultimo in Italia. Non li vedete, scrivono, i ragazzini, perfino di 13 e 14 anni, che, in mancanza di drink più raffinati, si strafanno di birra il sabato sera, magari ai giardinetti, nelle grandi come nelle piccole città, provincia compresa? Una generazione intera, azzarda qualcuno, condannata a soffrire, domani, di cirrosi epatica.
Tuttavia, accanto a un certo numero di interventi che gridano: non siamo tutti così, e ad altri che difendono i ragazzi rammentando che anche i trentenni e non pochi quarantenni non si divertono in modo molto diverso — e per di più completando il quadro spesso e volentieri con una abbondante aggiunta di povere bianca — bisogna dire che la maggioranza dei commenti s’interroga sul tipo di educazione che i genitori danno oggi ai loro figli adolescenti, sempre ammesso che ne diano una.
Prevalgono, insomma, lo sconcerto e l’incomprensione per padri e madri che lasciano partire sola, per una vacanza in totale libertà, una ragazza sedicenne e, a prescindere dal caso specifico, per la diffusa «ritirata» dei genitori dalla vita dei loro figli adolescenti. Scrive, per esempio, Tarkun, il quale nella medesima isola era stato a suo tempo, dandosi però, dopo tre giorni di sballo, alla vita sana di sole e di mare lontano dalle discoteche, che se oggi una delle sue figlie gli chiedesse di andare a Ios, provvederebbe a farle cambiare rapidamente idea. E un poco ci si consola.