Abbiamo raggiunto la famiglia Forbicini (foto di repertorio a sinistra, durante una celebrazione eucaristica in famiglia), missionari del cammino neocatecumenale, che abita a Yokohama, in Giappone. Ecco la loro testimonianza sul dramma che ha colpito il Paese nipponico. Prima di tutto vi diciamo che abitiamo in una zona piuttosto nuova, tra la metropoli di Tokyo e quella di Yokohama, zona che il cardinale Hamao, deceduto 4 anni fa, aveva scelto per 4 famiglie missionarie con un presbitero e alcune ragazze missionarie per avviare un piccolo segno della Chiesa cattolica. Geograficamente parlando non siamo vicini all’epicentro, ma il terremoto è stato di forte intensità, di lunga durata, e anche noi abbiamo avvertito chiaramente le scosse, che hanno spostato i mobili di casa; la paura è stata grande però nella nostra zona non c’è stato il fenomeno dello tsunami, più disastroso del sisma stesso. Ma ugualmente ci sono stati 7 morti a Tokyo e 3 a Yokohama. Venerdì 11 marzo, dopo il terremoto, dal pomeriggio, ci siamo imbattuti in tutti quei disagi e difficoltà che si possono immaginare (trasporti fermi, comunicazioni telefoniche impossibili, mancanza di luce, riscaldamento e gas), anche muoversi per le strade era difficile per i semafori fuori uso. Problemi che abbiamo condiviso con le persone giapponesi che ci hanno anche aiutato. Il terremoto ci ha colto nelle ore lavorative, e oltre alla paura abbiamo sentito l’apprensione di non poter sapere l’uno dell’altro, perché in posti diversi; il blocco delle comunicazioni telefoniche era totale. Proprio come tanti giapponesi abbiamo assaporato la paura, l’isolamento, il non sapere come reincontrarsi. Dappertutto nel mondo i problemi dell’uomo sono uguali anche se la cultura è diversa. Alle 2 di notte siamo potuti rientrare tutti insieme a casa. Mercoledì 9 marzo, inizio della Quaresima, avevamo celebrato l’Eucarestia e ricevuto il segno delle Ceneri; il giorno seguente, giovedì 10, in centro a Tokyo c’è stata la riunione delle comunità di Tokyo e Yokohama, per l’annuncio di Quaresima; e venerdì 11 marzo, non solo la parola, ma il fatto, che ci fa veramente pensare che l’uomo è ben poca cosa e la sua fragilità è evidente anche se nascosta dalle sicurezze e dalle immagini. È vero che sempre l’uomo pensa di essere come Dio o di voler prendere il posto di Dio, sapendo sempre quello che sarebbe bene per la nostra vita, cioè avendo la conoscenza del bene e del male. Il terremoto e lo tsunami sono eventi che l’uomo non può controllare e che ci richiamano al senso della vita; in pochi minuti ti puoi trovare senza famiglia, senza casa, senza tutto. Questa esperienza ci aiuta e ci invita a conversione. Ci sono molti terremoti nella vita, anche se molti pensano e sperano che nella vita non succeda mai niente di doloroso, che vada sempre tutto bene, secondo la propria ragione. Anche la conversione è un terremoto per la persona, che col cuore torna a Dio, perché è un cambio di vita, di pensiero, di mentalità. La missione in Giappone è anche questo: un insegnamento per la nostra vita. Forse potrà sembrare strano questo nostro scritto dal Giappone sul terremoto, ma pensiamo che tramite i mezzi di comunicazione, chiunque possa ricevere immagini o notizie tecniche sul disastro più particolari e precise di quelle che possiamo fornire noi. Noi possiamo solo rileggere ogni giorno la preghiera che ci diede personalmente il santo padre Giovanni Paolo II il giorno del nostro invio, insieme con altre famiglie, il 30 dicembre 1988, festa della Sacra Famiglia: «Benedetto sei Tu, Padre Santo, Dio nostro, Re eterno, che nella tua infinita bontà hai inviato al mondo il tuo Figlio diletto. Tu lo hai affidato nella sua crescita umana alla Santa famiglia di Nazaret, perché la sempre Vergine Maria e san Giuseppe, il suo sposo, lo allevassero e lo curassero per farlo arrivare alla statura adulta e adempiere la Tua missione di salvezza per tutto il genere umano. Tu, che nella tua sollecitudine celeste hai guardato con bontà la fede smarrita di tanti figli tuoi, hai suscitato queste famiglie attraverso il cammino neocatecumenale, perché, seguendo le orme della Famiglia di Nazaret, possano convocare gli uomini a una “nuova scuola”, a un cammino di crescita battesimale, dove, allevati e curati dalla tua Santa Chiesa, possano raggiungere quella statura di fede che permetta loro di vivere secondo la Tua volontà. Manda su queste famiglie, o Padre, il tuo Spirito Santo che le sostenga in quelle nazioni dove tu le invii, perché, in mezzo a tanti poveri, possano vincere ogni tentazione del demonio e, piene di gioia, conducano a Te nuovi figli che cantino per sempre le tue lodi. Per Cristo Nostro Signore. Amen». Questa preghiera esprime molto bene l’opera che Dio sta compiendo con il popolo giapponese e con noi, aldilà della nostra realtà. Anche in questi giorni continuano le scosse di terremoto, di minore intensità, ma il punto più preoccupante ora è rappresentato dalle condizioni della centrale nucleare nella zona del terremoto. Grazie per le vostre preghiere |