DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Il Papa riaccoglie gli anglicani e dà lezione d’ecumenismo

Non tutto è stato detto in modo chiaro nelle due conferenze stampa di ieri mattina nelle quali, come anticipato sempre ieri dal Foglio, da Roma il cardinale William Joseph Levada (prefetto dell’ex Sant’Uffizio) e da Londra Vincent G. Nichols (primate della chiesa cattolica d’Inghilterra e del Galles) assieme a Rowan Williams (primate della chiesa anglicana), annunciavano l’imminente uscita d’una costituzione apostolica firmata da Papa Ratzinger che di fatto sancisce (con tanto di condizioni e regole) la possibilità che gli anglicani (in molti hanno fatto richiesta in questo senso) possano rientrare nella chiesa cattolica. Senz’altro di più si capirà quando tra qualche giorno la costituzione apostolica (che doveva essere pronta per ieri ma che invece ancora deve essere ritoccata) verrà resa nota. Ma, intanto, due cose le si possono annotare.

Primo: con questo gesto Benedetto XVI dà un segno chiaro di cosa la chiesa cattolica debba intendere quando parla di ecumenismo. Non tanto un cammino parallelo delle chiese e comunità cristiane senza contaminazioni reciproche. Quanto un percorso verso l’unità nell’unico ovile di Cristo: un solo ovile, dunque, sotto un solo pastore. E per la prima volta la conversione al cattolicesimo non sarà questione di singoli fedeli che, secondo coscienza, chiedono di rientrare sotto Roma, ma piuttosto di collettività: interi gruppi di anglicani assieme, infatti, diverranno cattolici.

Secondo: è sempre di più la fedeltà alla tradizione a essere ricercata all’interno delle varie chiese e comunità cristiane. Non a caso, chi ha fatto richiesta a Roma di poter rientrare nella chiesa cattolica sono parti di anglicanesimo più conservatrici e meno liberal. All’apertura insomma della comunità anglicana ufficiale alle nozze tra gay, all’ordinazione sacerdotale di donne e anche di gay, questi gruppi più tradizionalisti non si sono più ritrovati e hanno visto soltanto in Roma un approdo sicuro. Ratzinger ha fatto il resto: ha tolto gli impedimenti per i quali gli anglicani erano impossibilitati a tornare in seno alla chiesa cattolica (un po’ la medesima strada percorsa con i lefebvriani) e poi ha lasciato la possibilità di entrare per la porta ormai aperta.

Se c’è un modello di conversione paradigmatico è senz’altro quello del cardinale John Henry Newman: un iter, il suo, che scopre come nella tradizione ininterrotta della chiesa cattolica risieda il segreto dell’essere con Cristo. Non che fuori della tradizione della chiesa cattolica risieda il male e dentro il bene. Ma è nella storia della chiesa cattolica che, nonostante le pur presenti contraddizioni, il filo della fedeltà alla tradizione non è mai stato spezzato. Nei rapporti con l’anglicanesimo, diversi uomini di chiesa hanno cercato di favorire il percorso di Newman: su tutti Leone XIII, Benedetto XV, Pio XI, Pio XII, Paolo VI e Giovanni Paolo II. E anche i cardinali Desiré Félicien Francois Joseph Mercier e Charles Journet. Fino, ovviamente, a Benedetto XVI.

Tecnicamente con la costituzione apostolica in uscita vengono formati degli ordinariati personali (una novità per la chiesa) nei quali gli anglicani conservano elementi del proprio specifico patrimonio spirituale e liturgico. I sacerdoti e i vescovi sposati, saranno validamente ordinati (la prima ordinazione per la chiesa cattolica è illegittima) e riprenderanno a esercitare il sacerdozio, come già avviene per i sacerdoti sposati dei riti orientali, anche cattolici.

Pubblicato sul Foglio mercoledì 21 ottobre 2009