Apre i battenti venerdì la nuova Accademia degli intellettuali credenti d’Oltralpe. Tra i membri: il filosofo Manent, il geografo Le Pichon, il compositore Escaich, lo scrittore Vircondelet... • Sono una settantina gli aderenti, ecclesiastici e laici. Non per fare lobby, ma per dialogare a tutto campo superando gli steccatidi
Daniele ZappalàTratto da Avvenire del 21 ottobre 2009
«Incoraggiare la partecipazione intellettuale dei cattolici alla vita pubblica». È la prima ambizione che si è fissata l’Accademia cattolica di Francia, cenacolo e al contempo spazio aperto di dialogo che aprirà ufficialmente le sue porte venerdì fra le storiche mura parigine del Collegio dei Bernardini. Proprio il luogo da poco restaurato, emblematico della celebre formula storica «Francia, figlia primogenita della Chiesa», dove l’anno scorso Benedetto XVI aveva lanciato un pressante invito intellettuale al confronto davanti a un prestigioso parterre di personalità culturali transalpine di ogni sensibilità. In coincidenza con la visita papale, un primo nucleo d’intellettuali credenti aveva aperto il cantiere di un’accademia sul modello di quelle già esistenti in Germania.
E, a distanza di un anno, il progetto ha già raccolto l’adesione di personalità dei più diversi orizzonti disciplinari.
L’attuale lista è parziale e vi figurano tanto dei religiosi, quanto dei laici. Fra i primi, ad esempio, monsignor Claude Dagens, vescovo di Angoulême e teologo che occupa già all’Académie française lo scranno che fu del grande storico René Rémond. Dagens è un intellettuale noto anche come autore di tre importanti rapporti dedicati proprio al ruolo della Chiesa nella società francese un secolo dopo la legge del 1905 di «separazione» fra istituzioni statali e religiose. Un altro presule ben noto non solo ai francesi e accolto nell’accademia sarà monsignor Joseph Doré, arcivescovo emerito di Strasburgo e teologo di fama.
Membro del Pontificio consiglio per la cultura, è stato fra l’altro presidente dell’Accademia internazionale delle scienze religiose di Bruxelles; durante gli studi in Germania fu allievo dell’allora professore Joseph Ratzinger. Fra le altre figure ecclesiastiche di spicco, anche padre Philippe Capelle- Dumont, filosofo e teologo, decano onorario dell’Institut catholique di Parigi; sarà lui a presiedere per primo la nuova istituzione, dopo esserne stato ispiratore. In uno spirito di apertura, ma senza negare le difficoltà poste dalla laicità alla francese: «È importante mostrare che degli esponenti del clero possano anche insegnare nelle università pubbliche», ha spiegato al quotidiano La Croix. Dopo aver lasciato la «Catho», Capelle insegna oggi filosofia all’Università di Strasburgo, grazie allo statuto concordatario speciale di cui gode l’Alsazia.
Altrove, invece, la presenza di ecclesiastici in cattedra non è ancora ammessa nelle università pubbliche, in virtù di una delle norme più retrive risalenti al 1905. Per Capelle, riconosciuto anche come uno dei maggiori interpreti mondiali del pensiero di Martin Heidegger, un’altra «lunga battaglia» consisterà nel «riconciliare in Francia filosofia e teologia». Una sfida certamente condivisa anche da padre JeanRobert Armogathe, esegeta e storico delle idee di primissimo piano. O ancora da padre Olivier Artus, membro fra l’altro della Pontificia commissione biblica. È invece già membro della Pontificia accademia delle scienze il teologo domenicano Jean- Michel Maldamé, specialista riconosciuto dei rapporti fra scienza e religione.
Sarà lui a dirigere il consiglio scientifico della nuova istituzione, i cui lavori cominceranno venerdì proprio con un colloquio intitolato «Dio, il tempo e la vita», dedicato alle interpretazioni contemporanee della teoria darwiniana dell’evoluzione.
Gli intellettuali laici figurano in gran numero nella nuova accademia. Accanto al pensatore Rémi Brague, ha già aderito ad esempio pure Pierre Manent, filosofo specialista delle forme politiche, docente a Parigi e a Boston; sarà il segretario del cenacolo. Ma vi parteciperà anche uno specialista di fama internazionale di scienze della Terra come Xavier Le Pichon, membro del Collège de France. O ancora, in uno spirito quanto più possibile transdisciplinare, il compositore Thierry Escaich, accanto ad altri artisti come lo scrittore Alain Vircondelet, la poetessa Nathalie Nabert, il pittore Roger Garin e il fotografo Eric Dessert. Saliranno a bordo pure diversi giuristi, o ancora opinionisti e saggisti come JeanClaude Guillebaud (alla guida anche della casa editrice Seuil) e Henri Tincq, entrambi da tempo molto attenti alle odierne sfide del cristianesimo. In tutto, l’accademia dovrebbe annoverare ben presto una settantina di personalità, affiancate da un’associazione di aderenti aperta a tutti coloro «la cui produzione testimonia un attaccamento alla tradizione intellettuale del cattolicesimo, così come alla sua attualizzazione». «Non faremo del lobbying», promette padre Capelle, sottolineando anche che le attività dell’accademia saranno aperte tanto alle altre religioni quanto ai non credenti. Anche se il dialogo non sarà semplice, tanto sono ormai radicate certe deformazioni prodotte nei dibattiti pubblici da steccati laicisti vecchi e nuovi. Gli stessi che hanno contribuito artificialmente nel tempo a quel «silenzio cattolico» di cui si lamentava spesso proprio il compianto Rémond, per anni autentica «figura tutelare» degli intellettuali cattolici d’Oltralpe.