di Claudio Risé
Tratto da Il Mattino di Napoli del 2 novembre 2009
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Che effetto produrrà nella psicologia degli italiani, e dei più giovani, il fatto che ormai dalla scorsa primavera i principali media dedichino le notizie di testa alle trasgressioni sessuali di leader politici e vip di vario tipo e qualità?
A cosa si deve l’esondare della cronaca politica dai propri argini tradizionali, per dilagare nella vita intima dei suoi protagonisti? C’è qualche relazione tra l’irrequietezza sessuale dei politici e la prepotente trasgressività degli adolescenti?
Se è fondata l’osservazione che il parlare troppo e morbosamente di guerra rischia di immettere il virus bellicista nelle popolazioni e nell’opinione pubblica, ci si può chiedere se dilungarsi sull’abitudine dei potenti di frequentare prostitute/i di vari generi sessuali non finisca col suscitare dapprima sconcerto, e poi emulazione, soprattutto nelle fasce “deboli”, dai giovani alle persone dotate di formazioni culturali o affettive più fragili. Chissà insomma se il messaggio: “guardate un po’ i potenti cosa fanno”, non venga percepito come: “se volete far carriera fate così”.
Nell’esperienza psicoterapeutica, ad esempio, si vede chiaramente il formarsi di una forbice, soprattutto tra i giovani. Da una parte le persone più psicologicamente strutturate si mostrano irritate di fronte allo spettacolo presentato dai media, distaccate dalle istituzioni (anche informative, giornali e televisioni), e intenzionate a dotarsi di propri criteri di giudizio, e di un proprio stile di vita, che li ripari da un costume collettivo percepito come scadente, e pericoloso. Dall’altra, soprattutto gli osservatori specializzati nelle categorie deboli e a rischio, segnalano che sempre più frequentemente il successo viene identificato con la deviazione sessuale. Come nel caso di quella madre che ha giustificato con l’intenzione di “aumentare la popolarità e il successo sociale” della figlia undicenne il proprio impegno nell’organizzarle di continuo incontri sessuali con compagni più grandi (che la donna convinceva regalando loro cariche telefoniche ed altri gadget).
Il martellare dell’informazione sessuocentrica convince le persone più deboli (spesso anche malate, come nel caso appena citato), che l’avere molti rapporti sessuali fuori da ogni morale riconosciuta, sia la vera chiave per il successo oggi.
Tuttavia ciò può accadere solo per il vuoto che caratterizza ormai la sfera privata e la vita affettiva di molte persone. Per il cittadino della postmodernità, sradicato da appartenenze di classe, di territorio o di fede in gran parte abbandonate, e con un’affettività familiare fragile e provvisoria, sempre sottoposta alla possibilità di un abbandono-separazione-divorzio, la sessualità è rimasta il principale terreno di esperienze emotive. Ma la caratteristica della sessualità separata dall’affetto è quella (come avvertiva già Freud) di lasciare inappagati. Di qui la ricerca di trasgressioni.
Lo scenario ossessivamente descritto dai media nelle loro cronache sui vip, prima e al di là delle varie manovre politiche che pur lo influenzano, è soprattutto la riproduzione dell’affettività postmoderna: una vita privata devastata cui si vorrebbe ansiosamente rimediare con una sessualità sempre più trasgressiva, aiutata da sostanze euforizzanti.
I media non fanno altro che raccontare la paura/desiderio di molti, che nella realtà viene interpretata da alcuni potenti, spiati e poi denunciati dagli avversari politici.
Come già accaduto nella storia, i capi cadono preda delle patologie presenti nell’inconscio collettivo, ed interpretano i deliri in esso diffusi.