Carlo Ossola, su Il Sole24ore di ieri nell’articolo "Ma l’identità è sottrazione?", scrive a proposito della sentenza della Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo sul Crocefisso esposto nelle scuole italiane, rilevando una novità, per quanto relativa ai nostri giorni, assai simile all’ "ansia giacobina della Rivoluzione" che tagliava "le teste ai santi dei portali delle cattedrali francesi".
Ecco la novità: "L’elemento nuovo è il legiferare sui simboli: essi o sono attivi, insegna la semiologia, come un semaforo rosso, trapassando il quale si incorre in una sanzione, o sono "culturalizzati", come i crocefissi nelle aule, sulle vette delle montagne, in qualche cappelletta ai crocevia: non obbligano a sostare né a fare il segno della croce (…) se il simbolo è interamente secolarizzato, è parte del "paesaggio storico": pretendere di toglierlo sarebbe come se il ricorrente fosse affetto da allergia al polline dei tigli e pretendesse –anzichè risalire alle cause della propria allergia – sradicare tutti i tigli, le rose, i fiori del vicinato e del paese intero. Se invece è, anche per un solo bambino o famiglia, ancora traccia del sacro, va mantenuto. Quello che preoccupa oggi, nel farsi di una coscienza europea, è che essa si fa – alla lettera- per "rimozione": toglie anziché aggiungere, rendere compatibile la pluralità, la ricchezza del molteplice; si invita a "decapare", eradere il nostro continente, così procedendo sarà desertificato di simboli; l’uguaglianza si farà per astrazione, per neutralizzazione. La cultura europea sarà perfettamente incolore, insapore, asettica, liofilizzata; ci unirà l’invisibile, l’invivibile: il nulla".
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